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Il Manifesto Rassegna Stampa
22.03.2009 Israele contro la cultura ? Lo sostiene Michele Giorgio
ma lo Stato ebraico sta solo difendendo la propria sovranità e la propria storia

Testata: Il Manifesto
Data: 22 marzo 2009
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Festival della cultura, Israele contro l’Unesco»
Israele nemico della cultura ? E' quanto suggerisce Michele Giorgio in un articolo sulla decisione del governo israeliano di impedire lo svolgimento a Gerusalemme di diversi eventi organizzati dall'Autorità palestinese nell'ambito delle celebrazioni promosse dall'Unesco per "Gerusalemme capitale della cultura araba". Il vero significato - totalmente politico - di queste iniziative, però, non sfugge a nessuno. Si tratta di un'affermazione di sovranità dell'Autorità palestinese sulla capitale di Israele, oltre che di una violazione degli accordi di Oslo, che escludono ogni attività dell'Autorità palestinese a Gerusalemme.
Che a Giorgio non interessi molto la cultura è reso del resto evidente da come affronta la vicenda delle case palestinesi costruite abusivivamente nel sito archeologico di Silwan: anche in questo caso è Israele ad aver torto, perché fa rispettare la legge e perché cerca di preservare la memoria del legale tra Gerusalemme e il popolo ebraico. Un legame che l'Unesco ten
de a dimenticare e che in molti - quotidiano comunista incluso - vorrebbero cancellare.

Ecco il testo dell'articolo:


Alla presenza dei ministri dell’Anp e di rappresentanti di paesi arabi, il presidente palestinese Abu Mazen ha inaugurato ieri a Betlemme le celebrazioni per «Gerusalemme capitale della cultura araba», un’iniziativa promossa dall’Unesco per favorire la cooperazione tra i paesi arabi e che ha ricevuto sostegni anche da parte di istituzioni occidentali. Ma il programma culturale, che prevede nei prossimi mesi seminari, incontri, mostre, spettacoli e la partecipazione di studiosi e artisti di vari paesi, sta incontrando la decisa opposizione di Israele. Incurante di 14 secoli di storia della città, il governo del premier uscente Olmert ha deciso di proibire il programma del festival culturale palestinese a Gerusalemme. Il ministro della sicurezza interna AviDichter, ha ordinato un impressionante spiegamento di polizia non solo a Gerusalemme ma anche a Nazareth, la principale città araba in Israele, perché «Gerusalemme capitale della cultura araba » rappresenterebbe una violazione degli accordi di Oslo tra Israele e palestinesi raggiunti nel 1993 che escludono ogni attività dell’Anp aGerusalemme e nel territorio dello Stato ebraico. A settimana i poliziotti avevano fatto irruzione nel Christmas Hotel di Gerusalemme Est, dove alloggiavano alcuni organizzatori e ospiti del festival culturale, e sequestrato laptop e documenti. «Questa reazione da parte del governo è inconcepibile, in fondo è solo un’iniziativa culturale », ha commentato il sindaco di Nazareth, Rames Jaraisi. Israele considera unilateralmente l’intera Gerusalemme, compresa la parte araba (Est) che ha occupato con il suo esercito nel 1967, la sua capitale «eterna e indivisibile ». I palestinesi, sulla base delle risoluzioni dell’Onu, rivendicano Gerusalemme Est quale capitale del loro futuro stato indipendente, nel quadro di un accordo di pace. È da sottolineare che la comunità internazionale, inclusi gli Stati uniti, non riconosce, almeno formalmente, Gerusalemme capitale di Israele ma fa ancora riferimento alla risoluzione 181 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che prevede uno status internazionale per la Città Santa. Invece, allo scopo di difendere la «sovranità israeliana » sull’intera Gerusalemme, ieri centinaia di poliziotti hanno pattugliato la zona Est della città per impedire lo svolgimento di qualsiasi attività legata al festival, incluso un appuntamento alla Porta di Damasco che prevedeva un spettacolo per bambini. A fine giornata sono stati arrestati almeno una dozzina di palestinesi, incluse ragazze «colpevoli» di vendere tshirt «proibite» e aver organizzato una partita di calcio femminile e un gruppetto di giovani che avevano issato la bandiera palestinese sulla Spianata delle Moschee. Il pugno di ferro contro «Gerusalemme capitale della cultura araba » coincide con una nuova minacciata escalation di demolizioni (80) di case arabe «illegali», inmodo particolare a Silwan, un popoloso quartiere di Gerusalemme Est dove il movimento dei coloni israeliani intende ridare vita alla biblica Città di Re David. Il sindaco Nir Barkat, un milionario vicino al premier incaricato Benyamin Netanyahu, non esclude peraltro di poter «trasferire» in altri quartieri le decine di famiglie palestinesi di Silwan minacciate dai bulldozer. Altre 17 demolizioni di abitazioni «illegali» sono previste nel quartiere di al Thurimentre a Sheikh Jarrah i coloni israeliani reclamano decine di case palestinesi che sarebbero appartenute ad ebrei prima della guerra del 1948 e della divisione della città in un zona ebraica ed un’altra araba. «Gerusalemme capitale della cultura araba» era programmata per lo scorso 22 gennaio ma è stata rinviata a causa dell’offensiva militare lanciata da Israele contro Gaza che tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio ha fatto oltre 1.300 morti palestinesi, tra i quali donne e bambini, e più di 5mila feriti. Ad aggiungere tensione all’evento c’è anche la spaccatura traHamas e Fatah, il partito di AbuMazen. Il movimento islamico ha fatto sapere di considerare legittime soltanto le iniziative per Gerusalemme organizzate dal suo governo a Gaza. L’esecutivo dell’Anp da parte sua non ha replicato alle contestazioni provenienti da Gaza.

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