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Deborah Fait
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Su Gilad Shalit, prigioniero di Hamas da mille giorni 22/03/2009

Oggi sono mille giorni che Gilad e' prigioniero da qualche parte a Gaza. Mille giorni di nulla se non di disperazione. Mille giorni di avra' caldo, avra' freddo, avra' mangiato, sara' ferito, pensera' di essere stato abbandonato. Questo e' il pensiero che fa piu' male a tutti noi, il timore che Gilad creda che lo abbiamo dimenticato e che gli lasceremo fare la fine terribile di Ron Arad. A Ron Arad i suoi aguzzini nelle carceri iraniane hanno fatto un'operazione alla spina dorsale per renderlo paraplegico e impedirgli di fuggire. Si pensa, si spera che sia morto poco dopo. E' certo che Gilad pensera' a Ron, sara' disperato, probabilmente glielo diranno i suoi aguzzini, lo spaventeranno, ieri un rappresentante di hamas ha dichiarato alle televisioni che per Gilad Shalit si avvicina il destino di Ron Arad. Non ne hanno mai abbastanza, i maledetti, sono perennemente assetati di sangue ebraico. Gilad e' stato catturato a 19 anni, come Ron, i suoi aguzzini sono barbari islamici fanatici e crudeli , con tanto odio da poter riempire l'inferno intero, come gli aguzzini di Ron. Ron non e' piu' tornato, mai piu', sara' morto disperato pensando al suo paese, alla sua giovanissima moglie, alla sua figlia bambina che oggi, ormai ventenne, va alle manifestazioni per ricordare suo padre, per parlare del papa' mai conosciuto, del suo papa' simbolo di Israele e del dolore che Israele deve vivere giorno per giorno per saziare l'odio dei suoi nemici. Come si puo' far sapere a Gilad Shalit che in Israele nessuno lo ha dimenticato, che siamo tutti preoccupati per lui, che i nastri gialli sventolano dai balconi e dai finestrini delle auto. Come fargli sapere che ci sono bandiere col suo volto "Gilad Shalit Chai" Gilad Shalit e' vivo , davanti a tutte le scuole, agli angoli di tutte le strade, ad ogni semaforo. Come fargli sapere che il suo volto di adolescente e' stampato a fuoco nei nostri cuori e che non vogliamo che diventi un simbolo come il povero Ron , vogliamo che Gilad torni a casa e che stia vicino ai suoi genitori e ai suoi fratelli , che respiri calore e amore dopo tre anni di freddo odio e di paura. Ma voi aguzzini, voi gentaglia di hamas cosa volete ancora? ogni volta che il governo accetta le vostre condizioni alzate il prezzo fino a renderlo impossibile. Maledetti aguzzini. Ieri sera i genitori di Gilad hanno chiuso la tenda che si trovava davanti alla residenza del primo ministro: una preghiera, poche parole "Gilad, non e' finita. Dal 25 giugno del 2006 tu e noi stiamo vivendo un incubo e oggi non abbiamo niente che ci faccia sperare per il meglio. Mille giorni fa il Primo Ministro ti ha mandato a fare il soldato, avevi 19 anni e oggi, dopo tre anni, quello stesso Primo Ministro non e' capace di riportarti a casa". Alla fine tutti insieme abbiamo cantato l'Inno Nazionale e tristemente ce ne siamo andati. Mentre in Israele viviamo il dramma di Gilad Shalit e hamas urla che rapira' altri soldati, nel mondo, tanto per cambiare, si e' aperto un nuovo fronte di odio antisraeliano scatenato dal quotidiano di sinistra Haarez, ripreso subito da Repubblica i cui giornalisti avevano la bava alla bocca per la felicita', su supposte testimonianze di uccisioni non necessarie fatte da alcuni soldati di Zahal dentro Gaza durante l'operazione Piombo Fuso. In Israele lo scandalo si sta sgonfiando perche' pare che Dany Zamir, direttore del corso premilitare che ha sollecitato le testimonianze e poi le ha pubblicate sui giornali ha affermato di essere irritato dal peso crescente degli elementi nazionalisti religiosi e pare che le testimonianze siano state suggerite a soldati che non erano presenti a Gaza. EŽ evidente che il direttore del programma era felice di esporre le denunce per dare inizio a una lotta politica interna contro la destra religiosa. Secondo Ethan Bronner dal "New York Times" Danny Zamir ha "sollecitato" e "fatto filtrare" testimonianze, non vagliate da altri che lui, che diffamassero lŽesercito e lo stato di Israele. "Perche', chiederete voi, come e' possibile che un Paese come Israele, sempre minacciato di distruzione, abbia anche dei nemici interni, ebrei e israeliani?" E' possibile, rispondo io, perche' l'ideologia di sinistra non riconosce patria ne' appartenenza ma solo odio per chi non condivide certe idee terzomondiste. Anche in Israele esiste il fenomeno e allora abbiamo giornalisti di estrema sinistra come Gideon levi e Amira Hass che diffamano Israele, abbiamo questo tipo di gentaglia alla Danny Zamir quelli, tanto per capirci, che incoraggiano i refusnik, cioe' i desertori, a rifiutare l'esercito come dei vermi tremolanti. Sono la versione israeliana dei bruciatori di bandiere europei. Qui non arrivano a bruciare la propria bandiera ma spesso sventolano quella palestinese, chiamano i giornali e fanno rivelazioni chock contro l'istituzione piu' amata dagli israeliani :Zahal. Una campagna di diffamazione contro Zahal , che e' l'esercito piu' etico e morale che esista al mondo, farebbe tremare Israele dalle fondamenta. "Ma cosa gliene viene a questa gente" chiederete ancora voi. Niente , se non il pericolo di finire sotto una dittatura araba ma evidentemente l'odio contro la democrazia e il proprio paese e' molto piu' forte della paura dell'islam. A Trieste , da giovane, avevo vissuto lo stesso fenomeno: triestini italiani che urlavano insieme agli jugoslavi "Trst je' nas" Trieste e' nostra, cioe' di Tito. Triestini italiani che sparavano contro i ragazzi delle scuole che urlavano "Viva Trieste Italiana". Triestini italiani che hanno ucciso altri triestini italiani, giovanissimi, per dimostrare la loro fedelta' alla Jugoslavia comunista. Sono fenomeni disgustosi di odio di patria in nome di un'ideologia malefica che avvelena i cuori.

Le scuse per odiare e per diffamare Israele non mancano mai e piu' passa il tempo, piu' i giovani israeliani si globalizzano fregandosene della parola patria, della parola difesa, della parola sionismo, piu' si avvicina il giorno predetto dal mostro Arafat:" Israele si distruggera' da solo e noi lo aiuteremo con le pance delle nostre donne". Israele e' piccolo e sempre in pericolo, stiamo attenti !


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