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Il Manifesto Rassegna Stampa
21.03.2009 Il nucleare iraniano e quello israeliano per Michele Giorgio si equivalgono
ma è l'Iran che vuole distruggere Israele, non viceversa

Testata: Il Manifesto
Data: 21 marzo 2009
Pagina: 11
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «' Affamate i bimbi '. E Peres invita al cambio di regime»

Dal MANIFESTO di oggi, 21/03/2009, a pag. 11, riportiamo l'articolo di Michele Giorgio dal titolo " ' Affamate i bimbi '. E Peres invita al cambio di regime " sul discorso di Shimon Peres all'Iran.
Giorgio critica Peres per aver rilevato che il programma nucleare dell'Iran non risolverà i problemi sociali dello Stato e scrive : " ( ... )
«Non potete nutrire i vostri bambini con l’uranio arricchito», ha aggiunto ( Peres, ndr) omettendo che anche Israele investe ingenti risorse nella centrale di Dimona e in altri siti atomici ". Anche Israele ha il nucleare, è vero. Però vorremmo sottolineare che lo Stato ebraico non vuole minacciare l'esistenza di un altro Stato. Il programma nucleare dell'Iran, invece, è volto alla distruzione di Israele.

Ecco l'articolo:

Questo capodanno persiano (Newroz) verrà ricordato. Al videomessaggio di giovedì notte del presidente americano Barack Obama che si è espresso a favore della riconciliazione tra Washington e Teheran, si è aggiunto quello di Shimon Peres, diffuso dal canale persiano della radio israeliana. Il tono del capo dello Stato israeliano però è stato molto diverso da quello di Obama. Peres infatti non ha rivolto al popolo iraniano un invito alla fine dell’ostilità tra i due paesi ma un appello a prendere le distanze dal presidente Ahmadinejad per «reclamare il giusto posto fra le nazioni illuminate ». Peres ha dipinto un quadro devastante della società nella Repubblica islamica che sta investendo nella costruzione di centrali nucleari. «La situazione in Iran è dura, vi sono disoccupazione, corruzione, droga e scontento» ha sottolineato come se Israele fosse immune da questi problemi. «Non potete nutrire i vostri bambini con l’uranio arricchito», ha aggiunto omettendo che anche Israele investe ingenti risorse nella centrale di Dimona e in altri siti atomici. «Non ascoltate Ahmadinejad, è impossibile mantenere un’intera nazione nell’incitamento all’odio - ha proseguito il presidente israeliano - vedo la sofferenza dei bambini e mi chiedo: perché?». I leader iraniani, ha concluso Peres con un avvertimento, «distruggono il loro popolo, ma non ci distruggeranno così in fretta. In 4mila anni di esistenza abbiamo sentito molti discorsi, molti antisemiti, molta gente che voleva distruggerci.Noi siamo sopravvissuti e loro no». Ma con l’apertura di Obama Israele è comunque costretto a fare i conti. Ieri il portavoce del ministero degli esteri Yigal Palmor ostentava serenità. «La scelta di Obama di tendere lamano all’Iran è una decisione che riguarda solo gli Stati Uniti», ha detto ricordando che ilministro degli esteri uscente, Tzipi Livni, ha precisato in varie occasioni che «Israele non è contro il dialogo tra Washington e Teheran ma chiede che proceda con obiettivi chiari e tempi precisi» per impedire la realizzazione dei programmi nucleari iraniani. «In Israele sono convinti che l’Amministrazione Usa non abbia piena consapevolezza della pericolosità e dell’ambiguità dell’Iran», ha spiegato l’analista Mordechai Kedar, «Obama non avrebbe dovuto tendere la mano agli iraniani senza aver prima ottenuto l’interruzione dei programmi nucleari ». A Tel Aviv sanno che l’inizio di un dialogo tra Iran e Usa costringerà Israele a rinunciare all’opzione dell’attacco militare contro le centrali atomiche iraniane. «Per il futuro premier Netanyahu la gestione della questione iraniana sarà uno dei nodi più difficili - ha concluso Kedar -, il suo governo rispetto a quello uscente avrebbe meno esitazioni a dare il via libera ad un attacco contro le centrali atomiche iraniane ma Obama non approverà mai un’azione di forza israeliana mentre la sua Amministrazione cerca una svolta positiva nelle relazioni con l’Iran».

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