Netanyahu stuzzica il sogno di Barak di restare alla Difesa L'analisi di Adi Schwartz
Testata: Il Foglio Data: 19 marzo 2009 Pagina: 3 Autore: Adi Schwartz Titolo: «Netanyahu stuzzica il sogno di Barak di restare alla Difesa»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 19/03/2009, a pag. 3, l'articolo di Adi Schwartz dal titolo " Netanyahu stuzzica il sogno di Barak di restare alla Difesa ". Ecco l'articolo:
Gerusalemme. Alcuni semplicemente non riescono a stare all’opposizione. E’ il caso di Ehud Barak, leader del Partito laburista israeliano (Avoda) e ministro della Difesa nel governo uscente di Ehud Olmert. Nonostante la sconfitta alle elezioni israeliane del 10 febbraio scorso, si è impegnato in negoziati segreti con Benjamin Netanyahu, il leader del Likud incaricato di formare un nuovo esecutivo che ha già stretto un accordo con la destra laica rappresentata da Avigdor Lieberman. Ieri alcune fonti di Avoda hanno detto al quotidiano Yediot Ahronot che Netanyahu ha fatto “una grande offerta” a Barak che comprende anche il ministero della Difesa. Barak vorrebbe continuare a fare ciò che pensa di saper fare meglio, cioè il ministro della Difesa. Ha persino pensato che la recente offensiva di Gaza (un successo militare sotto la sua guida) potesse rinforzare la posizione de Labour. Invece Barak – che è considerato da sostenitori e avversari uno dei politici più brillanti di Israele – ha guidato i laburisti verso uno dei peggiori posizionamenti nella storia di Israele, con soltanto 13 seggi su 120 alla Knesset. La notte delle elezioni i suoi compagni di partito, come Shelly Yehimovitz, hanno chiesto a Barak di occupare con orgoglio i banchi dell’opposizione. Secondo Yehimovitz e la maggior parte dei membri laburisti della Knesset, questa corsa verso una coalizione qualsiasi è proprio la ragione per cui i laburisti hanno perso credibilità, e con essa il ruolo di guida nella politica israeliana. Appena 15 anni fa, gli ha ricordato Yehimovitz, al tempo di Yitzhak Rabin, i laburisti avevano 44 seggi in Parlamento. Di certo il Partito laburista era un socio minoritario nell’uscente governo di centro, guidato da Olmert, così come in quello di Ariel Sharon all’inizio del decennio. Che cosa potrà mai fare il Partito laburista nel nuovo governo di destra? – ha chiesto Yehimovitz. Che cosa hanno i laburisti in comune con partiti come Unità nazionale, che molto probabilmente farà parte della prossima coalizione, e che durante la campagna elettorale ha chiesto una nuova occupazione della Striscia di Gaza? La maggior parte dei politici laburisti sostiene invece che sia meglio andare all’opposizione e ricostruire il proprio prestigio. Ma chi conosce Barak non è sicuro che sia in grado di farlo. Fin dai giorni in cui era a capo delle unità militari israeliane, Barak è abituato a stare spalla a spalla con ministri della Difesa e premier. E’ uno sveglio, saprebbe smontare qualsiasi marchingegno e poi riassemblarlo. Ma sembra non essere in grado di fare “politica spiccia”: recarsi nelle piccole città, visitare le sedi locali dei laburisti, baciare i bambini e andare ai matrimoni degli attivisti di partito. Sapeva di avere un arduo compito, questa volta. Da un lato non c’è nulla che vuole più di diventare il ministro della Difesa di Netanyahu. I sondaggi mostrano che anche alla maggioranza degli israeliani la cosa piacerebbe. E lo stesso Netanyahu è orgoglioso di mostrare che il suo nuovo governo è moderato: il suo sogno, ripetuto ieri, è l’unità nazionale. Ma lo stesso Barak ha detto durante la campagna che, se avesse preso meno di 20 seggi, non ci sarebbe stata per lui altra scelta se non quella di andare all’opposizione. L’unica possibilità che gli resta potrebbe essere quella seguita da un altro eroe di guerra israeliano, Moshe Dayan, che dopo essere stato uno dei maggiori politici laburisti è passato dall’altra parte entrando nel governo di Menahem Begin nel 1977, indipendentemente dal suo Partito, come ministro degli Esteri. Barak ha escluso tale possibilità, ma gli analisti politici si chiedono se sarà capace di sopportare la noia dell’opposizione.
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