Riportiamo da LIBERTIAMO.IT l'analisi di Fiamma Nirenstein dal titolo " Iran, Siria, Hezbollah...: che sta facendo l´Occidente? ". Ecco l'articolo:
C´è qualcosa di fervoroso nelle mosse che caratterizzano la politica sia americana che europea nei confronti del Medio Oriente, specie delle sue parti più aggressive, quelle complici della strategia iraniana che per Bush caratterizzava "l´asse del male". Strano e tutto da capire, ogni atteggiamento aggressivo e irriducibile è premiato da sorrisi, da doni, mentre dall´altra parte giungono tutt´al più regali cenni del capo. I casi sono due: o siamo molto intelligenti, oppure qui c´è qualche grosso errore.
L´Iran: ha completato, si ripete, il processo di preparazione dell´uranio arricchito ed è in fase di assemblamento della bomba. Il 4 marzo scorso a Teheran si è tenuta un´altra conferenza di negazionismo e incitamento a distruggere Israele. Il recente lancio del satellite è stata una dimostrazione della capacità di usare missili della potenza dello Shihab 3 per mirare, con l´arma atomica, ovunque si voglia. Gli Ajatollah proibiscono ai palestinesi la pace e anche l´accordo fra Hamas e Fatah, tanto che Abu Mazen gli ha detto di farsi i fatti suoi; intimano alla Siria di non avventurarsi in rapporti di pace; usano Hezbollah per controllare il Libano e, per contro, Hillary Clinton invita Ahmadinejad a una conferenza di pace sull´Afghanistan entro il mese. Apre così all´Iran come Obama desidera, ma irrita tutto il mondo sunnita moderato che non vuole vedere l´Iran legittimato, non vuole il suo strapotere a casa, in Libano e a Gaza, è furioso per l´affermazione che il Bahrain sia parte dell´Iran.
Che cosa spera Hillary Clinton dall´invito a Ahmadinejad? Se spera di aprire un vero terreno di confronto, basti pensare a quanto astutamente l´Iran ha menato tutti per il naso costruendo le centrali per tanti anni: il tempo è il bene più prezioso per compiere l´opera atomica.
La Siria: come tutti sanno, l´IAEA ha dichiarato che Israele nel settembre del 2007 vi distrusse davvero un sito nucleare, adesso Assad dice senza specificare che "si sta ricostruendo ciò che gli israeliani hanno distrutto". Ed ecco che Clinton ha inviato due emissari a Damasco. La Turchia, che ha appena chiesto di buttare fuori Israele dall´ONU, si offre come mallevadore per il processo di pace cui Assad occhieggia senza compromettersi mai, mentre si apre il processo del Tribunale Internazionale per l´assassinio di Rafik Hariri, il leader libanese antisiriano, primo trucidato di una catena per cui sono messi sotto accusa parte della famiglia Assad e i suoi amici.
Dunque, da una parte George Sculte, rappresentante americano all´IAEA, denuncia la Siria come uno stato che costruisce una rete nucleare e terrorista; non c´è studioso (per esempio il think tank Delphi di Dave Wurmser a Washington) che non veda che la Siria è fiera del suo rapporto privilegiato con il forte Iran e che non ha nessuna convenienza ad abbandonarlo. Dall´altra parte, apparentemente in preda a una crisi di nervi, si usa il momento del processo per giocare sulla riabilitazione in cambio di parole di buona volontà per ora senza contenuto.
Il Libano: è area in grande crisi tellurica date le elezioni a giugno su cui si proietta la grande ombra degli Hezbollah, organizzazione armata integralista islamica, guerrafondaia e antisemita, braccio armato di Iran e Siria. Nasrallah, il loro capo, ha appena avuto un incontro strategico a Teheran accompagnato da Nabih Berri, presidente filoririano del parlamento libanese, e dal terrorista infanticida Samir Kuntar, ottenuto nel luglio scorso da Israele in cambio dei corpi dei due soldati rapiti nel 2006. Nasrallah tiene caldo il confine nord di Israele sparando katiushe; si è riarmato fino ai denti sotto gli occhi dell´UNIFIL con i soldi iraniani e l´aiuto siriano; dagli accordi di Doha del maggio 2008, ha diritto di veto sulle decisioni del governo e solo sabato ha ribadito in un suo comizio che Hezbollah non riconoscerà mai Israele perché rappresenta "una entità rapace, razzista e illegale"... ed ecco che da parte britannica, forse non all´insaputa degli USA, il sottosegretario agli esteri Bill Rammell ha aperto una stagione di possibili "colloqui" con gli Hezbollah, che erano stati dichiarati "organizzazione bandita" nel luglio del 2008. Naturalmente non vogliamo parlare con il braccio armato, dice l´Inghilterra, ma con quello politico, di cui si suppone un´inopinabile indipendenza, per convincerlo ad abbandonare la violenza. La ragione, dice Rammell, sta nella legittima elezione di Hezbollah: ma basta leggere un po´ di storia, dalle centinaia di morti negli attentati alle baracche dei soldati francesi e americani nell´82, al curriculum di recente ferocia indicibile, per domandarsi perché si voglia migliorare lo status di Nasrallah nel mondo. Anche qui, forse, si vuole aprire al colloquio con l´Iran, puntando tutto su un numero mai uscito.
Così, ancora Clinton spinge di nuovo sull´acceleratore di un processo di pace israelo-palestinese che ripercorre tutti i vecchi errori, mentre si dimette l´unico tecnocrate affidabile che avevano i palestinesi, Salam Fayyad. Cadono miliardi a pioggia su una leadership molto fragile, parziale, non amata, su un terreno percorso da milizie che sono i veri padroni del territorio. Hamas non cederà finché avrà dietro l´Iran, l´Iran non cederà finché potrà contare su Hamas e su tutta la grande entusiasta marea islamista che approva la sua determinazione a costruire la bomba atomica contro i crociati, gli ebrei, gli apostati. Dunque, che stiamo facendo?