Della Guerra dei Sei Giorni, vecchia oramai di oltre 40 anni, credevamo di sapere tutto o quasi tutto. Ed in realtà sappiamo tutto l’essenziale per farcene una opinione valida ed affidabile. Eppure, di tanto in tanto, magari per caso come è successo a me, emerge un fatterello che serve non a cambiare la prospettiva e l’approccio storico-politico quanto piuttosto ad aggiungere un aneddoto.
Alcuni giorni or sono ho incontrato un anziano amico cipriota, che chiamerò George, che mi ha raccontato quanto segue.
Nel 1965 George era tenente colonnello ed ebbe l’ordine di occuparsi dell’addestramento di 6 brigate greco-cipriote all’uso di 2.000 missili che il governo aveva acquistati dall’Unione Sovietica allo scopo di contrastare una prevista invasione turca dell’isola; questi missili erano stati inviati in Egitto per non destare sospetti e lì erano ammassati in attesa del trasferimento a Cipro.
In seguito una prima spedizione di una parte di questi missili, che erano stati smontati per poter arrivare a Cipro su navi apparentemente innocue, fu bloccata dalla minaccia turca di bombardare le navi se non avessero immediatamente invertito la rotta riportando il loro carico in Egitto.
Fu così che i duemila missili rimasero ad Alessandria e due anni dopo divennero preda di guerra di Israele nel corso della Guerra dei Sei Giorni.