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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.03.2009 Chiamiamo i terroristi con il loro vero nome
L'analisi di Christopher Hitchens

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 marzo 2009
Pagina: 40
Autore: Christopher Hitchens
Titolo: «Come parlare dei terroristi»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/03/2009, a pag. 40, l'analisi di Christopher Hitchens dal titolo " Come parlare dei terroristi ".
Hitchens mette in rilievo come i quotidiani chiamino col nome sbagliato i terroristi, i quali, per fare un esempio, sono diventati nei pezzi del New York Times" terroristi di matrice locale". Questo succede da sempre sui media italiani dove, per esempio, i terroristi di Hamas vengono chiamati "miliziani " , " resistenti " o "militanti". Hamas non è composto da miliziani, militanti e resistenti, ma da terroristi, noi lo sosteniamo da otto anni a questa parte, cioè dal 2001 quando è nata IC, e siamo lieti di vedere che, finalmente, un quotidiano come il CORRIERE della SERA condivide la nostra opinione e pubblica un'analisi così accurata della situazione. Ecco l'articolo:

Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Il New York Times di domenica, nella sezione dedicata agli eventi della settimana appena trascorsa, con riferimento ai recenti attentati suicidi contro l'esercito e la polizia irachena, ha pubblicato quanto segue: «Le autorità temono che militanti ex baathisti abbiano riallacciato rapporti di collaborazione con Al Qaeda in Mesopotamia, dando vita a un gruppo terroristico di matrice locale».
Fino ad oggi, il New York Times si è attenuto alla prassi di descrivere il nucleo conosciuto come «Al Qaeda in Mesopotamia » con la perifrasi «un gruppo terroristico di matrice locale, ma guidato da elementi stranieri, secondo le agenzie di intelligence americane». La formula si è trasformata, in virtù della ripetizione, in un semplice mantra, ed è bastato che la matita del redattore tagliasse un solo rigo e voilà!, Al Qaeda in Mesopotamia si è trasformata, una volta barrata la solita menzione della probabile guida di stranieri, in «un gruppo terroristico di matrice locale». Punto. Già, «di matrice locale», come se i ribelli fossero spuntati dall'orticello di casa, accogliente e rassicurante, coltivato con tanta intraprendenza e parsimonia.
Qualcosa di simile è successo quanto all'Irlanda del Nord. Dall'accordo del Venerdì Santo, che impegnava l'Ira al disarmo e il movimento repubblicano a una politica elettorale, due piccole fazioni estremiste hanno giurato di riprendere la lotta armata. La scorsa settimana, hanno massacrato a caso un paio di soldati e poliziotti. E di colpo tutti si sono trovati d'accordo che questi spietati assassini andavano definiti con il nome di «dissidenti».
Sono corso a consultare la corte suprema in materia, ovvero il dizionario, e la sentenza è inoppugnabile. Le origini del termine si rifanno alla manifestazione di idee contrastanti, o di «distacco », da una confessione religiosa o da un partito politico. Nella stampa anglosassone, ho scovato un solitario riferimento nel Times londinese del 1995 a un'ignota setta vietnamita descritta come «dissidente», che sferrava attacchi contro postazioni dell'esercito. Ma tutte le fonti e le autorità sono concordi: il termine descrive solo atteggiamenti, e non azioni.
In breve, si perde qualcosa quando un termine carico di un ricco e onorato passato viene applicato distrattamente a canaglie assassine che non si sono fatte scrupolo di sparare alla testa a un poliziotto cattolico e di usare i ragazzi della consegna delle pizze come scudi umani.
Ma in un universo mediatico dove i sicari sanguinari di Bin Laden in Iraq vengono addomesticati in una «matrice locale», non c'è motivo di sorprendersi. Come ci ha ricordato un recente libro sul Nazismo, le Furie dell'antichità erano tanto temute da essere talvolta nominate, con una formula apotropaica, «le benevole», o Eumenidi. Se volete una rapida definizione di eufemismo, eccolo qui: si tratta di inventare termini carini per designare cose orrende (per farle sembrare meno ripugnanti) e parole tenere per cose terrificanti (per renderle meno spaventose). Oggi dovremmo sapere che questa forma di insincerità corrisponde a vigliaccheria e si presta al gioco del nemico. Abbiamo visto abbastanza danni collaterali e pulizia etnica.
Non dobbiamo più tollerare la «matrice locale» per descrivere vili terroristi venuti dal di fuori, né l'abuso del termine morale «dissidente» per individui che non conoscono altro che crudeltà e sopraffazione.

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