Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 17/03/2009, a pag. II, l'articolo dal titolo " Con le Brigate Imad Mughniye, Hezbollah vuole allargare ai Territori palestinesi il rischio Gaza" .
Ecco l'articolo:
Ramallah. Nella Valle del Giordano dove domenica sono stati uccisi due poliziotti israeliani non c’erano attacchi da diversi anni. E’ un territorio poco popolato, che corre per settanta chilometri lungo il confine con la Giordania e dove oltre ai palestinesi vivono circa settemila settler israeliani in trenta insediamenti. Alla valle non hanno accesso i palestinesi non residenti nella zona. Anche nel resto della Cisgiordania, la situazione era relativamente calma da mesi: la polizia palestinese controlla alcuni centri urbani, e il presidente Abu Mazen, nonostante il suo mandato sia scaduto e il suo primo ministro Salam Fayyad sia sulla via di casa, governa un territorio in cui negli ultimi tempi è prevalsa la calma. Questo ha permesso all’Autorità nazionale palestinese di ottenere da Israele il permesso di dispiegare le sue forze di sicurezza nelle città e proprio due giorni fa la rimozione di un importante checkpoint nei pressi di Nablus. Qualche giornale israeliano ha suggerito che l’obiettivo dell’attacco che domenica ha ucciso nella Valle del Giordano due poliziotti siano le trattative in corso tra Israele e Hamas sulla liberazione dei prigionieri. Ma anche la calma e la prosperità economica della Cisgiordania governata da Abu Mazen, rais sostenuto dalla comunità internazionale, da Washington e da Israele, in costante e anche simbolica opposizione con il gruppo islamista Hamas che controlla la Striscia di Gaza, potrebbero essere i bersagli. “Il gruppo Imad Mughniye” ha firmato l’azione, legando l’attentato al comandante delle milizie sciite libanesi di Hezbollah ucciso il 12 febbraio 2008 a Damasco con un’autobomba. Il Partito di Dio e il suo grande alleato, Teheran, hanno da subito accusato Israele, che ha invece sempre smentito. Il nome della cellula crea un legame intenzionale con le milizie sciite e con l’Iran, che appoggia il Partito di Dio ma anche i palestinesi di Hamas a Gaza, non soltanto ideologicamente ma anche con l’invio di soldi e armi. Poche ore dopo la spettacolare strage nella yeshiva Mercaz HaRav di Gerusalemme, nel marzo 2008, in cui furono uccisi otto studenti, la televisione di Hezbollah, al Manar, rivelò che un gruppo fino ad allora sconosciuto, le “Falangi degli uomini liberi di Galilea – gruppo dei martiri di Imad Mughniyeh”, aveva tra gli altri rivendicato l’attentato. La rivendicazione restò ambigua, ma bastò a mettere in allertai servizi segreti israeliani, preoccupati dalla possibile infiltrazione di terroristi nella comunità arabo-israeliana, liberi di muoversi al di fuori dei Territori palestinesi e di colpire obiettivi come Gerusalemme e Tel Aviv, con la benedizione dell’Iran e del Partito di Dio. Fin dal 2000 l’intelligence, le stesse forze di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese e molti analisti ed esperti internazionali di terrorismo hanno iniziato a parlare dei tentativi di Hezbollah, spinto da Teheran, di attivare cellule dormienti nei Territori palestinesi, soprattutto nel nord della Cisgiordania, non lontano dal confine con il Libano, e tra le comunità arabo-israeliane del nord d’Israele. Lo Shin Bet, i servizi interni, rivelarono già allora l’esistenza di contatti tra le Brigate dei martiri di al Aqsa, braccio armato di Fatah, con il Partito di Dio e Teheran. Sicuramente, dopo la guerra del 2006 tra Israele e le milizie libanesi, il fascino delle capacità militari del Partito di Dio ha avuto un ampio effetto su molti palestinesi, soprattutto sui militanti e la Cisgiordania ha visto la comparsa dei simboli, dei manifesti, delle bandiere di Hezbollah, accanto alle immagini dei suoi leader.
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