Sulla STAMPA di oggi, 15/03/2009, a pag.15,una acuta analisi di Francesca Sforza dal titolo "Chiamatelo Maometto, paga lo Stato", molto meglio il sottotitolo " Piccoli jihadisti crescono. Che succede in Cecenia ?". Eccolo:
Marciano con passo di guerra, intonano inni in ode del loro Presidente e ricordano in tutto e per tutto i giovani pionieri di sovietica memoria. Sono i piccoli ceceni di Ramzan Kadyrov, il leader filorusso che ha riportato l’ordine nell’irrequieta repubblica caucasica e che oggi - a chi parla di rinascente culto della personalità - risponde che non vede «nulla di male» nell’istituzione di un nuovo movimento giovanile. Al posto della cravattina rossa i ragazzini ceceni hanno rispolverato il verde islam, e ieri - nella loro prima uscita televisiva - sono stati applauditi da un pubblico festante.
Mostrarsi fedeli alla sharia si rivela conveniente, in Cecenia, anche da un punto di vista economico: giusto l’altra settimana, in occasione del compleanno del Profeta, il presidente Kadyrov ha promesso 50 mila rubli (circa 11 mila euro) a chiunque avesse chiamato suo figlio Maometto. Lontani i tempi in cui ogni piccola sterzata islamica faceva gridare Mosca al terrorismo qaedista, e faceva tremare Washington al punto di tollerare che la piccola repubblica venisse rasa al suolo senza che un solo riflettore si accendesse.
Oggi il Cremlino guarda all’islamismo di Kadyrov con bonaria indulgenza, incurante del fatto che in quelle contrade l’applicazione della legge islamica si porta dietro una pericolosa deriva antimoderna, fatta di ritorno a codici millenari di matrice clanica, e di spregiudicati attacchi a quei diritti civili faticosamente acquisiti durante l’Unione Sovietica.
Niente di male dunque che sette donne - secondo quanto riporta la «Novaja Gazeta» - siano state uccise alla periferia di Grozny per mano dei loro parenti maschi: «Avevano smarrito la morale», ha detto il presidente Kadyrov all’uscita della preghiera del venerdì. Né che la poligamia sia di fatto consentita in spregio alla Costituzione russa o che si trascuri l’istruzione femminile in nome di un ritorno alla sana tradizione del lavoro in casa. Al solito la Cecenia non è terra di statistiche, ma l’organizzazione umanitaria Memorial parla di decine di donne uccise ogni anno per questioni d’onore. «Ciò che il presidente vuole diventa legge», lamenta Gistam Sakaeva, attivista per i diritti umani. Lui la chiama sharia, e nessuno sembra volerlo contraddire.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante.