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Libero Rassegna Stampa
13.03.2009 Al Qaeda schiera l’esercito degli uomini-ombra
L'analisi di Francesco Ruggeri

Testata: Libero
Data: 13 marzo 2009
Pagina: 10
Autore: Francesco Ruggeri
Titolo: «Al Qaeda schiera l’esercito degli uomini-ombra»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 13/03/2009, a pag. 10, l'articolo di Francesco Ruggeri dal titolo " Al Qaeda schiera l’esercito degli uomini-ombra " sulla realizzazione di una vera alleanza operativa per contrastare i marines di Enduring Freedom e plotoni Nato. Ecco l'articolo:

Lashkar al Zil, l’armata segreta o esercito ombra. È il nome del nuovo nemico che, secondo fonti dell’intelligence Usa e riscontri video, tiene in scacco i soldati occidentali in Afghanistan. Un soggetto unitario che per la prima volta aggrega, sotto la guida di una Al Qaeda nient’affatto al tramonto, decine di migliaia di insorti e terroristi dei principali gruppi dell’area, su entrambi i lati del confine col Pakistan. Cancellando ogni linea di demarcazione tra studenti coranici locali e movimento jihadista internazionale. Ma soprattutto minando sul nascere la velleitaria strategia di Obama, fondata su accordi separati coi presunti Taliban moderati. Laskhar al Zil rappresenta il tentativo di contrapporre ai contingenti alleati, a differenza che in Iraq, una resistenza omogenea e coordinata, dai santuari delle zone tribali “liberate”. Su modello della coalizione Vietcong che scacciò gli americani da Saigon. Per riuscirci, viene addirittura incoraggiata la conversione dall’Islam deobandi, tradizionale variante confessionale dei musulmani asiatici, al più radicale wahhabismo salafita arabo. Con l’effetto di una qaedizzazione dei guerriglieri ombra. I quali, dismesso il turbante delle madrasse, nascondono ora il proprio volto dietro apposite maschere. Come da icona classica dell’anonima del terrore globale.

L’alleanza

Mentre l’aumento delle truppe promesso da Obama è solo un annuncio, la guerriglia afgana il suo surge l’ha già messo in atto. Ci provavano da 8 anni, capi e capetti delle varie milizie, a realizzare una vera alleanza operativa per contrastare in maniera più efficace marines di Enduring Freedom e plotoni Nato. Una serie di patti incrociati, e i missili dei droni Predator oltre la Durand line, hanno quagliato l’alchimia. L’esercito ombra nasce in primis dall’intesa tra Beitullah Mehsud, il maggior esponente dei Taliban pakistani con la sua Tehrik Taliban-e-Pakistan, e l’analogo network afgano di Sirajuddin Haqqani (e Younous Khalis). Contemporaneamente il gruppo di Mehsud ha creato un Consiglio di guerra dei mujaheddin uniti (Shura-e-Ittehadul mujahedeen) fondendosi con altre due compagini rivali, quelle di Hafiz Gul Bahadur e Maulvi Nazeer. Rispettivamente leader degli estremisti islamici nel Nord e Sud Waziristan pakistano, ritenuti a torto dai comandi americani figure moderate, vicine al governo Karzai. A completare la tela un’alleanza esterna con Hizb e-Islami Gulbuddin, dello storico signore della guerra Gulbuddin Hekmatyar. E le preziose sinergie politico logistiche coi governatori di due aree tribali pakistane: l’eroe popolare della “liberazione” dello Swat nonché associato di Tehrik Taliaban, Mullah Fazlullah, e il capo di Therik e-nifaz e-sloiat e-Mohammadi, e vice di Beitullah, Maulvi Faqir Mohammed del Bajour. Tra gli affiliati all’armata segreta figurano inoltre uomini delle formazioni terroristiche pro Kashmir, Lashkar e-Taiba e Lashkar i-Janghvi, o ancora di Hizb e-Islami, Jaish e-Mohammed, Movimento islamico Uzbeko, Harakat ul Jihad Islami, e delle ”colonne” di Hakeemullah Mehsud e Ilyas Kashmiri.

Il rassemblement sarebbe stato pianificato con l’avallo del n.2 di Al Qaeda, Ayaman Zawahiri, avvistato al campo waziro di Mehsud. Quest’ultimo, nel diffondere attraverso dei pamphlet la notizia della creazione del Consiglio di guerra di Lashkar al Zil, si è esplicitamente rifatto agli «auspici dello sheikh Osama e del mullah Omar».

Le somiglianze tra la nuova joint venture militare e la brigata internazionale 55, creata a suo tempo da Bin Laden, saltano agli occhi. Erano gli anni ’90 quando lo sceicco del terrore riunì un gruppo scelto di ex reduci della campagna contro l’Urss provenienti dall’intero mondo musulmano.

Allora però si trattava di piccole squadre per un totale di 2000 unità, pienamente integrate nell’esercito del governo talebano, che le utilizzava come special forces. Oggi accade esattamente il contrario: è la galassia qaedista ad integrare sotto le sue ali le reclute talebane. Col supporto dottrinale dell’ex consigliere spirituale di Zawahiri, e leader di Al Jihad fi Waziristan, lo sceicco Issa al Masri. Incaricatosi di diffondere il verbo wahhabita fra i deobandi pashtun.

Entrare a far parte dell’esercito ombra pare sia considerato uno status symbol. Equipaggiamento, addestramento e perfino armamento e strumenti di comunicazione (dalle radio in Fm in su), vengono giudicati superiori agli standard dell’esercito pakistano, specializzato in conflitti convenzionali vecchio stampo.

Insomma non si tratta più di milizie assemblate alla meglio, come ai tempi di Tora Bora, ma di una struttura fortemente gerarchizzata che combatte con disciplina e tattiche aggiornate. Alla base stanno le brigate, da 200 fino a 1000 unità. Inclusa una rifondata “55”, alcune di soli arabi (yemeniti, egiziani, maghrebini) e anche una irachena di ex guardie repubblicane di Saddam. Alla testa di battaglioni e compagnie siede un senior leader di Al Qaeda.

Anche nel look e nel marchio i fanti del nuovo esercito anti occidentale riecheggiano moduli qaedisti. In particolare la pratica di mascherarsi tipica dei bodyguard personali di Osama, detti la Guardia Nera. Una preziosa foto scattata lo scorso gennaio ritrae una paio di squadre di Lashkar al Zil con kalashnikov d’ordinanza e Rpg. La lunghezza delle vesti (shalwaar kamizee), che non toccano terra, come l’uso di scarpe da ginnastica e i resoconti sulle barbe tinte di rosso o giallastre, testimoniano l’appartenenza al credo wahhabita. La fusione tra le varie anime della resistenza si è consumata nei 157 campi d’addestramento (e 400 location di supporto) sparsi tra i monti delle agenzie tribali (Waziristan, Kurram, Khyber, Mohmand ecc.) e delle North west frontier province pakistane. Da qui, e dal fitto hub di tunnel e bunker del Bajaur, partono combattenti e aspiranti kamikaze verso i campi di battaglia afgani. I rovesci subìti dall’esercito di Islamabad e dalle truppe della Coalizione negli ultimi mesi sono da attribuire proprio all’entrata in scena dell’esercito ombra unificato. Anche se della sua esistenza si è saputo da poco, le prime avanguardie operano fin dal luglio scorso. Col senno di poi, il battesimo del fuoco è stato l’eccidio di 9 militari Usa del 173° Airborne (peggiore perdita singola a stelle e strisce), durante l’assalto a un fortino di Wanat nel Nuristan. Un modus operandi sempre più audace ha caratterizzato le successive vittorie sui Frontier corps di Zardari, con la conquista di fortini ad Hangu, Shinawarai, Saklatoi, Sararogha, Lahda. Sino al colpo contro un convoglio francese (10 morti) a poche miglia da Kabul, e all’attacco di qualche settimana fa al ministero della giustizia afgano, in coincidenza con la visita dell’inviato di Obama Hollbroke.

Viaggio in Sri Lanka

C’è chi pensa che anche le stragi di Mumbai, e contro la squadra di cricket dello Sri Lanka, portino la firma dello Shadow army. La cui letale efficacia si può constatare in un video pirata di Al Jazeera, che documenta la ritirata del 63° battaglione pakistano, e del suo manipolo di carri armati messo in fuga da Loisam nel Bajaur quest’autunno (link al filmato e alla foto sul sito in coda). La politica di appeseament perseguìta dal governo di Islamabad ha paradossalmente moltiplicato santuari e porti franchi per i terroristi. Dal 2005 ad oggi, i cosiddetti accordi di pace nelle zone tribali hanno regalato agli estremisti (e alla Sharia) Swat, Nord Waziristan, Bajaur, Mohmand, Makaland, Dir, Orakzai. E negoziati sono in corso in Sud Waziristan, Kohat e Mardan. Col Khyber pass ormai off limits ai rifornimenti Nato. Come sorprendersi se poi gli attacchi in Afganistan, grazie a cotante retrovie, crescono a livelli record: + 56% da inizio anno. Evocando il timore di una sorta di offensiva del Tet dentro le grandi citta. Eppure Obama insiste con il ”teorema Swat”, illudendosi che Talebani e Al Qaeda siano entità separate. La verità è che in terra afgana la tattica del divide et impera non può funzionare. Non solo perché in termini demografici il 99% delle tribù sta con Beitullah, o perchè le stragi di civili, diversamente dal teatro iracheno, qui sono in minima parte opera degli insorti. Fare la pace coi pashtun afgani non serve quasi a nulla semplicemente perchè il problema sta in Pakistan. In un Paese connivente, ma dotato di 100 testate nucleari e di un esercito più grande di quello americano.

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