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Avvenire Rassegna Stampa
08.03.2009 Perchè gli italiani non vanno a vedere Katyn ?
Un editoriale che condividiamo. con una aggiunta

Testata: Avvenire
Data: 08 marzo 2009
Pagina: 1
Autore: Luigi Geninazzi
Titolo: «Un film che spaventa: Arriva "Katyn" e dall'Italia un seconda censura»

L'argomento non è propriamente il nostro, ma per una volta facciamo un'eccezione. AVVENIRE pubblica oggi, 08/03/2009, un editoriale in prima pagina che condividiamo dalla prima prima all'ultima parola. Con un'aggiunta, però. Se il film "katyn" ha trovato poco interesse e, addirittura, ostilità, qualche domanda se la deve porre anche il quotidiano della CEI. L'occhio benevolo con il quale troppo spesso il Vaticano ha guardato le dittature, anche quelle fortemente anticristiane come l'URSS, ha prodotto il sonno delle coscienze, ha smorzato l'indignazione che avrebbe dovuto guidare gli spiriti liberi nel giudicare i regimi oppressivi. Prese le debite distanze, è un po' quello che sta succedendo oggi con l'antisemitismo di marca islamista. La sottovalutazione che ne dà la chiesa cattolica è allarmante. Con l'aggravante che allarma sopratutto chi già se ne preoccupa. Ecco l'editoriale:

 L a sala è stracolma di spettatori commossi: sul grande schermo scorrono le immagini della doppia in­vasione, nazista e sovietica, nella Po­lonia del 1939, una sequenza tragica che toccherà il suo culmine nella stra­ge di oltre ventimila ufficiali dell’e­sercito polacco compiuta dai bolsce­vichi per ordine di Stalin. 'Katyn', il film realizzato da Andrzej Wajda nel 2007, è giunto finalmente in Italia. Un film bellissimo che rievoca uno dei più atroci e ignorati massacri del se­colo scorso senza risparmiare alcun dettaglio dell’orrore, ma al tempo stesso senza cedere all’odio.
  Il grande regista, già noto in tutto il mondo per aver realizzato capolavo­ri come 'Danton' e 'L’uomo di mar­mo', fa scorrere davanti ai nostri oc­chi la dignità e il coraggio delle vitti­me, la tenacia e la fierezza delle don­ne e dei familiari che aspettano con­tro ogni speranza il ritorno a casa dei loro cari, l’angoscia di un’intera na­zione schiacciata da due opposti to­talitarismi che si rinfacciano la re­sponsabilità dell’eccidio fino al trionfo della menzogna imposta dal vincitore sovietico e sostanzialmen­te accettata dagli Alleati occidentali. Solo dopo la caduta del comunismo la verità su Katyn ha smesso di esse­re un argomento tabù. Andrzej Waj­da ce la riconsegna con uno stile so­lenne ed austero più efficace di qual­siasi invettiva. «Il mio film vuol esse­re un’elegia che tocca i cuori, non u­na clava da usare in una nuova guer­ra della memoria», ci aveva detto l’an­ziano regista in occasione dell’uscita del film in Polonia.
  Adesso è arrivato anche nel nostro Paese ma solo pochi fortunati sono riusciti a vederlo. 'Katyn' viene proiettato in pochissimi cinemato­grafi, 12 in tutt’Italia. Com’è possibi­le che un simile capolavoro non tro­vi spazio se non in circuiti ristretti o nei cinema d’essai? Non è certo col­pa della società di distribuzione 'Mo­vimento Film' il cui responsabile, Mario Mazzarotto, ammette sconso­lato che «di 'Katyn' in versione ita­liana sono disponibili molte più co­pie di quante ne circolano attual­mente, ma sembra che si stia facen­do di tutto per boicottarne la visibi­lità ». Censurato e avvolto nella men­zogna di regime per oltre mezzo se­colo, Katyn è stato un nome difficile da pronunciare ad alta voce anche qui da noi. Nell’immediato dopo­guerra ci fu chi venne sottoposto ad un vero e proprio linciaggio morale da parte del Pci di Togliatti per aver sol­levato i veli sull’eccidio che porta il marchio sovietico. Vogliamo credere che quella stagione d’inquietante o­mertà sia archiviata per sempre. Ma allora come si spiega quest’ottusa preclusione delle nostre sale cine­matografiche?
 
Forse perché 'Katyn' viene conside­rato un film di scarso richiamo e di magri incassi? Non è così. Certo, non farà concorrenza ai film-panettone di Boldi e De Sica ma c’è un pubblico interessato a vederlo. L’altra sera, a Milano, c’era gente in piedi ad assi­stere alla seconda (ed ultima!) proie­zione del film di Wajda. E centinaia di persone, dopo aver fatto inutilmente la fila al botteghino, sono tornate a casa senza averlo potuto vedere. A meno di un ripensamento di qualche gestore, non avranno più un’altra oc­casione. Il che rappresenta un con­tro- senso anche dal punto di vista commerciale.
  Ma 'Katyn' è un film che dovrebbe essere proiettato in tutte le scuole, un contributo al recupero di quella 'me­moria storica' che politici ed educa­tori sottolineano sempre con grande enfasi. Invece in Italia viene relegato, ignorato e sottilmente boicottato. C’è di che vergognarsi: dopo i sovietici, siamo riusciti a censurare Katyn una seconda volta.

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