Ci è arrivata via e-mail questa cronaca di Ernesto Assante (la testata non era citata) su un festival che sta per svolgersi a Milano. Ci ha colpito la trama del film (?) di Farian Sabahi, la giornalista assurta agli onori delle cronache per aver manipolato una intervista per la Stampa a A.B.Yehoshua. Il quale se ne accorse e protestò fortemente con il giornale torinese, tanto da causare l'interruzione del rapporto con la manipolatrice scoperta. La quale è però passata non all' Eco di Grottaferrata, ma al Corriere della Sera, dove ad accoglierla c'era Sergio Romano, il mentore al quale la Sabahi si è sempre ispirata. Ma veniamo al film ( la cui trama è raccontata nel pezzo che segue). Ci è venuto un dubbio, non sarà che la povera israeliana tanto nostalgica del "calore umano" iraniano, perduto da quando è arrivata in Israele, non sia una sosia del sucitato Romano ? Non sarà stato proprio lui, la vicina di casa intervistata dalla Sabahi, un Sergio Romano travestito da nostalgica ex-iraniana, siamo sicuri che interpreterebbe la parte benissimo, un foulard intorno al capo gli starebbe persino bene.

Concludiamo con una nostra aggiunta. La Sabahi scrive che era andata in Israele "per lavoro", peccato che non specifichi che era andata proprio per intervistare Yehoshua, del quale avrebbe poi travisato le dichiarazioni. !  Ecco l'articolo:

SI INTITOLA "Out of place", fuori posto, ed è il primo documentario firmato da Farian Sabahi. Giornalista, esperta di medio oriente, insegna all'università di Torino e alla Sapienza di Roma, volto noto a chi segue i programmi d'informazione televisiva, Farian Sabahi presenta il suo lavoro all'interno di un festival, "Sguardi Altrove", che apre i battenti martedì a Milano, nella sezione "Sguardi incrociati", un film che racconta la storia, tutta al femminile, di un'iraniana che nel 1987 decise di lasciare Teheran per trasferirsi in Israele.

Dopo tanti anni, ora vorrebbe ritornare in Iran, un paese di cui rimpiange il calore umano... "E' un documentario nato per caso", ricorda l'autrice, "ero andata in Israele per lavoro e mi sono trovata a cena a casa di un'amica che mi ha presentato la sua vicina. Lei era iraniana e ha iniziato a raccontarmi la sua storia. Abbiamo acceso le telecamere e la storia ha avuto inizio". Farian stessa si è lasciata sorprendere dal racconto: "E' una storia diversa da quella che mi aspettato, lei stava bene in Iran ma con un gesto impulsivo aveva lasciato il paese a 45 anni, andando verso la terra promessa nell'87. Oggi quel sogno si è spezzato, lei è una donna arrabiata con Israele, perché ha perso un figlio in guerra e non riesce ad accettare questa cosa".

Alla fine il documentario che racconta apparentemente il rimpianto per l'Iran, mette in scena in realtà il rimpianto di questa donna per la giovinezza, per i suoi anni perduti, in venti minuti molto intensi, girati in un unico ambiente, dove nelle parole della donna si mescolano in un unico panorama l'Iran della giovinezza e l'Israele dei suoi giorni.

Poverina, chissà come mancano le lapidazioni, il velo, e tutto quanto delizia le donne iraniane ! Ma questo la Sabahi non l'ha fatto vedere ed il giornalista non l'ha scritto.
Visto che Farian Sabahi scrive sul Corriere della Sera, se qualche lettore vuole farle avere un commento, può scrivere a: lettere@corriere.it