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Informazione Corretta Rassegna Stampa
07.03.2009 Le dolenti note dell'economia americana
Dal Texas, Piera Prister

Testata: Informazione Corretta
Data: 07 marzo 2009
Pagina: 1
Autore: Piera Prister
Titolo: «Le dolenti note dell'economia americana»
E a sentire il presidente Obama risuoneranno  a lungo, chissa’ per
ancora un altro anno o due…e poi?
Sono parole dure e catastrofiche le sue, ma che corrispondono alla
verita’. La paura di perdere il posto di lavoro si respira ormai
nell’aria, circola e diventa panico  giacche’ la disoccupazione  ha
ormai raggiunto la media nazionale  dell’8,1 % che sarebbe la piu’
alta, dai tempi di Jimmy Carter e si prevede che avanzera’ con una
forte accelerazione nei giorni a venire. E con la perdita del posto di
lavoro si perde anche l’assistenza sanitaria che qui negli Stati Uniti
e’ la migliore fintanto che si lavora e che, senza un reddito non  si
potra’ piu’ pagare e neanche  le bollette, come anche i debiti
(mortgage) per la casa e per la macchina.
 E’ un intero sistema finanziario che si avvia al collasso senza
ancora includere le spese previste per riformare la Sanita’,
l’Educazione e le Fonti d’Energia  che Obama vorrebbe nazionalizzare
radicalmente, prediligendo per l'ultimo settore le fonti alternative
d’energia le cui istallazioni non solo sono molto costose ma  non
colmerebbero il fabbisogno nazionale ne’  tantomeno renderebbero il
paese energy indipendent dal greggio arabo o venezuelano. Inoltre nel
suo programma la spesa militare e’ ridotta all’osso, eguale solo a
quella precedente alla Seconda Guerra Mondiale, come ci informa Mr.
Michael J. Boskin professore di Economics all’Universita’ di Stanford,
in un articolo del “The Wall Street Journal” del 6 marzo, 2009,
intitolato “Obama’s Radicalism..”
Persino il popolare conduttore di talk-show, Jay Leno, democratico e
critico impietoso di McCain  ha cominciato a lanciare battute
satiriche contro Obama, meglio tardi che mai, l’ultimo riguardante
Gaza e i 900 milioni di dollari che il neopresidente vorrebbe inviare
direttamente nelle tasche dei Palestinesi  per non farli finire nelle
mani di Hamas, mentre non si fida di fare la stessa cosa a favore dei
milioni di contribuenti americani, preferendo invece salvare le
banche. Ma quei soldi, come gia’ e’ avvenuto in passato con Arafat,
finiranno sicuramente nelle mani sbagliate di chi li spendera’ invece
nell’acquisto di altri missili e razzi contro Israele; eppoi in
verita’ quello e’ lo stesso denaro di cui i cittadini americani sono
stati scippati dal governo che lo invia a Gaza  o a gruppi di verdi
magari per salvare una specie rara di scimpaze’. A questo punto di
dissennatezza siamo arrivati!
 Lo slogan “yes we can” -si’ possiamo farcela- su cui Barack Obama
aveva basato la sua propaganda elettorale, illudendo con la sua vuota
retorica milioni di elettori che beoti lo avevano ascoltato, e come in
un concerto  lo avevano ripetuto in coro,  s’e’ trasformato in poche
settimane dalla sua elezione in “Yes, we can’t” -non possiamo farcela-
 Lo stesso Bill Clinton inervistato a “Good Morning, America!” ha
biasimato Obama per i suoi messaggi radio-televisivi negativisti che
in un crescendo tonale incominciano a farci correre freddi brividi
sulla pelle. La gente continua a perdere il lavoro, quella forza
lavoro che costituiva il nerbo del paese e che va a finire a
scatafascio. Un’ America basata da sempre sulla libera imprenditoria
si trova ad essere disincentivata dall’aumento delle tasse che sono
capaci di strangolare anche piccoli e medi imprenditori che desistono
dal mettere su un’impresa che invece potrebbe creare nuovi posti di
lavoro.  La politica governativa del nuovo presidente e’ basata sulla
mala gestione del potere e sui favoritismi del “Pork Barrel” -barile
di maiale- che e’ una metafora che riassume l’epitome della corruzione
al potere per designare la politica dei faccendieri che antepongono i
propri interessi materiali al bene del Paese. L’attuale  governo
interviene a salvare le grandi compagnie bancarottiere con un assoluto
spreco di soldi e di risorse, elargendo miliardi di dollari di denaro
pubblico pagato in tasse dai contribuenti americani che sono cosi’
doppiamente torchiati e beffati. Non un centesimo e’ andato per
recuperare il grosso deficit finanziario di trillioni di dollari o ad
incoraggare nuovi investimenti capaci di creare nuovi posti di lavoro.
La verita’ e’ che esce dalle tasche dei cittadini che pagano le tasse
quel mare di denaro che l’amministrazione riversa nelle grandi aziende
che rischiano la bancarotta e che, anche malgrado l’intervento
massiccio dello stato, continuano a precipitare come e’ avvenuto
stamattina per la “General Motors” che a Wall Street e’ crollata a
picco. Anche le grandi banche come City Bank e Bank  of  America ed
altre che hanno affossato l’economia  concedendo prestiti
sull’acquisto della prima casa a gente che non ne era qualificata per
l’acquisto e che in base al reddito non poteva permetterselo,  sono
quelle stesse banche che, salvate dal governo con il denaro pubblico
dei contribuenti,  ora aumentano unilateralmente il tasso d’interesse
dal 7% al 17% sui conti di quegli stessi contribuenti che hanno appena
perso il lavoro. Banche usuraie dunque, e questo governo chi aiuta?
Non certo i cittadini onesti e responsabili.
Con tutte le fandonie poi che i giornali pubblicano qui come in Italia
compreso “Il Corriere della Sera” che ha bevuto il concetto di Obama
sulla ridistribuzione della ricchezza basato sulla strategia di
tassare di piu' i ricchi, sono delle vere balle che danno il fumo
negli occhi agli ideologhi della lotta di classe e negli occhi della
povera gente che pensa ancora al “sol dell’avvenire”. La verita’ e’
che lo stimulus economico di Obama  aiuta solo i ricchi, con questa
dissennata opera di salvataggio riservata a loro con il denaro
pubblico mentre impoverisce il ceto medio e i comuni cittadini. Per
non parlare poi di tutti gli scandali di cui son piene le cronache
giornalistiche, dei ministri del gabinetto di Obama che non hanno
ancora iniziato a lavorare che gia’  hanno gli scheletri da nascondere
nell’armadio per evasione fiscale. E’ una vergogna!
 Il Presidente si accinge a firmare e quindi a convertire in legge un
bill spendaccione di 2697 pagine che contiene 9000 progetti da
finanziare, un vero e proprio “Pork Barrel” tra cui ne elenchiamo tre
presi a caso dal dibattito in Senato di John McCain che s’e’schierato
contro:
1) Il progetto di $ 1,7  milioni per una ricerca sull’odore dei suini in Iowa.
2) Il progetto di $ 2 milioni per promuovere l’astronomia in Haway.
3) Il progetto di $150.000 per un museo del Rodeo in South Dakota.
 Mentre la gente continua a perdere il lavoro!

 Piera Prister Bracaglia Morante

http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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