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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Gli assassini della memoria - Pierre Vidal Naquet 05/03/2009

Più che un libro è una raccolta di piccoli saggi e risposte ai negazionisti soprattutto quelli francesi e in particolare Faurisson. Gli specialisti della materia, quindi, lo potranno comprendere completamente e a fondo, ma anche le persone più comuni, coloro che hanno soltanto sentito parlare del negazionismo (e in questo periodo con la revoca della scomunica da parte del Papa dei Lefebvriani se ne è discusso tanto), potranno apprezzare Gli assassini della memoria di Pierre Vidal Naquet. All'iniziale e più corposo "Un Eichmann di carta", scritto nel 1980, si è aggiunta un'interessantissima introduzione di Giovanni Miccoli, in cui traccia una breve biografia dell'autore che serve a comprendere meglio la sua dedizione a questa importante attività di contrasto al negazionismo e revisionismo e una serie di aggiornamenti stimolati dagli eventi successivi fino al 2005, in cui l'autore, riportando citazioni, testimonianze e documenti smonta una ad una le tesi secondo le quali le camere a gas sarebbero esistite soltanto per disinfestare e nei campi di sterminio non sarebbe avvenuto il genocidio del popolo ebraico europeo. Tuttavia, queste dimostrazioni non sono una discussione con i revisionisti, perché questa legittimerebbe le loro tesi, che, come ricorda Vidal Naquet, non hanno nessun fondamento storico. Sono piuttosto un modo per comprendere questo fenomeno per meglio combatterlo poiché si può e si deve discutere, invece, sui revisionisti, analizzando i loro testi «come si fa l'anatomia di una menzogna». Perché chi nega quegli eventi è il primo a cercare l'opportunità di poter completare la nefanda opera del nazismo. L'autore non risparmia nessuno degli esponenti, indipendentemente dal colore politico, così si scopre che per esempio Noam Chomsky, quasi un idolo nel movimento pacifista e no-global ha avallato le tesi di Faurisson, scrivendo la prefazione di un suo libro e difendendo le sue tesi. Se la prende anche con la mercificazione e la mitizzazione, sostenendo l'inutilità (o addirittura la pericolosità) dei musei che ricordano la Shoah, come quello israeliano, mentre elogia lavori basati unicamente sulle testimonianze dirette, come il capolavoro di Claude Lanzmann. Un libro interessante, insomma, importante e utile, indipendentemente da come la si pensi sugli argomenti trattati. Peccato solo, che Vidal Naquet non abbia avuto il modo o il tempo di approfondire anche la storia e l'attualità di Israele e si abbandoni ciononostante a considerazioni politiche che mostrano una scarsissima conoscenza del sistema giuridico e della società israeliani.

Elena Lattes


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