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La Stampa - Il Manifesto - Il Messaggero - il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
05.03.2009 Abu Mazen critica con forza l'Iran, ma non è una notizia
I quotidiani censurano e si preoccupano solo dell'abbattimento di case abusive a Gerusalemme

Testata:La Stampa - Il Manifesto - Il Messaggero - il Sole 24 Ore
Autore: Aldo Baquis - Michele Giorgio - Zvi Schuldiner - Eric Salerno
Titolo: «Non demolite le case palestinesi - Due stati - Clinton fa felice Abu Mazen - Dalla missione Clinton un nuovo vento su Israele - Abu Mazen a Hillary Clinton: Israele congeli gli insediamenti se vuole veramente la pace - La Clinton critica le demolizioni di»

La notizia del giorno sono le dichiarazioni contro l'Iran di Ahmadinejad da parte di Abu Mazen che lo accusa di danneggiare il processo di pace. Una notizia di grande rilievo, ma che sui nostri giornali non compare, tranne che nel pezzo di Aldo Baquis sulla STAMPA, anche se non le viene data dignità di titolo. Questa censura illumina da che parte sta la correttezza nell'informazione nei nostri media.

Hillary Clinton è stata in visita a Ramallah da Abu Mazen il quale ha dichiarato pubblicamente di non gradire le intromissioni dell'Iran in quanto fomentatrici di odio e divisioni fra i palestinesi. Di seguito riportiamo la cronaca di Aldo Baquis dalla STAMPA (pag. 13) preceduta dalla nostra critica e tre brevi da MANIFESTO, MESSAGGERO e SOLE 24 ORE.

La STAMPA - Aldo Baquis: " Non demolite le case palestinesi " (pag. 13)

Il titolo dell'articolo non fa riferimento al contenuto, ma alla decisione del comune di Gerusalemme di abbattere abitazioni palestinesi costruite abusivamente. Forse Aldo Baquis non lo sa, ma è prassi comune (nei paesi civilizzati) demolire edifici abusivi. Quelle case sarebbero state demolite anche se fossero state abitate da ebrei israeliani, se è questa la preoccupazione di Baquis.
Inoltre il titolo non menziona la vera notizia: le dichiarazionidi Abu Mazen, critico con l'Iran e con le sue ingerenze nella politica palestinese, che però Baquis cita nell'articolo.  Eccolo:

TEL AVIV
La amministrazione democratica di Barack Obama muove i primi passi nel conflitto israeliano. Al termine di un incontro con il presidente Abu Mazen nella Muqata di Ramallah, il segretario di Stato Hillary Clinton ha ribadito la determinazione degli Stati Uniti a lavorare per uno Stato palestinese indipendente accanto ad Israele. «Una missione che custodisco nel cuore, non solo nella mia valigetta», ha precisato la Clinton, lanciando un messaggio abbastanza evidente sia verso i dirigenti di Hamas a Gaza - che seguono le sue attività nella regione con palese ostilità - sia verso i dirigenti del Likud, secondo i quali l’obiettivo dei due Stati non è comunque realistico.
Da parte sua Abu Mazen ha colto l’occasione per lanciare un preciso avvertimento all’Iran, impegnato ieri in una conferenza di «solidarietà con la Palestina» alla presenza di dirigenti di Hamas e degli Hezbollah. Da Ramallah il presidente palestinese ha fatto sapere ai dirigenti iraniani che le loro attività non sono affatto gradite ai palestinesi «perché servono solo ad approfondire le divisioni».
La Clinton si è astenuta dall’invocare apertamente il congelamento delle attività di colonizzazione in Cisgiordania, ma ha lasciato intendere che si tratta solo di una breve attesa, mentre a Gerusalemme Benyamin Netanyahu cerca di mettere a punto il suo governo. Hillary ha criticato la demolizione in corso a Gerusalemme est di abitazioni palestinesi prive dei necessari permessi: complessivamente rischiano di esserne rase al suolo circa 90. Una vicenda che ha destato apprensione anche fra intellettuali israeliani, fra cui Amos Oz e David Grossman.
«Abbiamo toccato con mano uno spirito diverso, abbiamo avvertito l’inizio della era di Obama», hanno detto compiaciuti i collaboratori di Abu Mazen al termine della visita durante la quale è stata anche esaminata la situazione politica in Israele: il rafforzamento della destra nazionalista e la presenza alla Knesset di diversi deputati-coloni fra cui Avigdor Lieberman, il leader del partito di destra radicale Israel Beitenu. Abu Mazen ha assicurato che se questi fosse nominato ministro degli Esteri sarebbe accolto con il dovuto rispetto, sempre che giungesse con progetti «realistici».
«Israele - ha insistito Abu Mazen - deve ribadire il proprio impegno nella Road map, congelare gli insediamenti, rimuovere i posti di blocco in Cisgiordania, riattivare i valichi di Gaza». Tutti punti sui quali l’amministrazione di Obama concorda pienamente. La Clinton ha infine lodato il premier dell’Anp Salam Fayad per i piani di ricostruzione per Gaza, che saranno sostenuti dalla comunità internazionale. Ma da Teheran Abu Marzuk (Hamas) ha gelidamente replicato: «Al-Fatah non è riuscito a riassumere il controllo di Gaza con la forza, e non ci riuscirà mediante la gestione di fondi».

Il MANIFESTO - dedica una cronaca di Michele Giorgio e un commento di Zvi Schuldiner (pag.10) all'argomento.
La cronaca " Due stati - Clinton fa felice Abu Mazen " di Michele Giorgio non solo è critica nei confronti dell'amministrazione Obama ( "
sulla questione palestinese, l’amministrazione Obama non mira alla discontinuità con la linea portata avanti per otto anni da George Bush e non farà alcun passo per imporre il rispetto della legalità internazionale emettere fine alla paralisi politica e diplomatica in Medio Oriente. ") , rea di non essere sufficientemente filopalestinese, ma è anche incompleta: le affermazioni di Abu Mazen sull'Iran non vengono citate. Mai dare un dispiacere all'Iran, vero Giorgio ?
Nemmeno Zvi Schuldiner ( " Dalla missione Clinton un nuovo vento su Israele " ) riporta le affermazioni di Abu Mazen. La frase "
Forse la presidenza Obama sarà realmente un cambiamento.Gli anni di Bush hanno significato l’appoggio alla politica belligerante dei governi israeliani, hanno aumentato in tutto l’Occidente la legittimazione all’uso della forza e hanno portato a una paralisi politica ogni volta ricoperta di retorica demagogica e di bugie " critica l'amministrazione Bush per aver preso le parti di Israele. Non ci sembra che le politiche israeliane siano "belligeranti", ma di difesa. Quando uno Stato viene attaccato ha il diritto di difendersi. Ci chiediamo perchè se sono gli Stati arabi a cercare di distruggere uno Stato democratico Schuldiner non ci veda la  "legittimazione all'uso della forza" che nota, invece, se Israele si difende dagli attacchi e se intervengono gli Usa in suo aiuto.

Il MESSAGGERO - anche la cronaca " Abu Mazen a Hillary Clinton: Israele congeli gli insediamenti se vuole veramente la pace " a pag. 14 di Eric Salerno trascura le affermazioni di Abu Mazen contro l'Iran e si concentra sulla decisione del municipio di Gerusalemme di abbattere le case abusive.
La frase "
il Muro su questo tragitto, è completo e separa strade arabe da altre strade arabe per 'proteggere' gli insediamenti ebraici nel territorio occupato " mette in dubbio il fatto che il muro sia stato davvero costruito dagli israeliani per difendersi (a che serve, allora? Salerno non lo specifica).

Il SOLE 24 ORE - " La Clinton critica le demolizioni di case palestinesi a Gerusalemme Est " (pag. 11). Anche quest'articolo non riporta la notizia più importante sulle dichiarazioni di Abu Mazen, ma si focalizza sull'abbattimento delle case, arrivando a mettere in dubbio che siano davvero abusive " Israele ha emesso ordini per la demolizione di decine di case palestinesi a Gerusalemme Est negli ultimi giorni sostenendo che sono state costruite illegalmente ".

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