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Informazione Corretta Rassegna Stampa
02.03.2009 Il “nostro impegno in Libano”. Replica ai Ministri Frattini e Kouchner
L'analisi di Danielle Sussmann

Testata: Informazione Corretta
Data: 02 marzo 2009
Pagina: 1
Autore: Danielle Sussmann
Titolo: «Il “nostro impegno in Libano”. Replica ai Ministri Frattini e Kouchner»
I ministri degli Esteri, Franco Frattini e Bernard Kouchner, propongono un quadro idilliaco del Libano, con il tipico fraseggio diplomatico che, se letto attentamente, tanto afferma quanto smentisce ogni concetto espresso. Le affermazioni positive sono evidenti, mentre le gravi realtà che pesano sul quadro idilliaco, non sono omesse, ma sfumate nella cadenza dei diversi concetti che vengono affrontati. Iniziando dalla fine del conflitto tra Israele e Libano – relazione impropria, perché il confronto israeliano era rivolto agli aggressori Hitzballah in Libano – del 2006. Affermare – addirittura rafforzando il concetto con un “come dimostrato” – che la calma globale sia stata osservata lungo la Linea Blu, durante il recente conflitto a Gaza, è una dichiarazione smentita dai due razzi lanciati dal sud del Libano contro il nord di Israele durante l’offensiva. Questa sì una dimostrazione “pesantemente” schiacciante. Limitare lo stallo politico in cui versa il Libano, al solo periodo 2006-2008, ignora che lo stallo politico dura da ben più di 30 anni, come più oltre viene ricordato nella lettera congiunta. Non vedo perché ci si debba rallegrare per l’elezione di un presidente filo-siriano, a seguito degli attentati in cui hanno perso la vita Pierre Gemayel – favorito alla carica di Primo Ministro – ed altri suoi compagni politici dell’opposizione a qualsiasi compromesso con la Siria. Quanto all’accordo inter-libanese concluso a Doha, salvo la facciata, nulla di sostanzialmente concreto è avvenuto. Basterebbe poi riflettere sui motivi che hanno obbligato che un accordo interinale si dovesse perseguire in uno Stato diverso. ?! Incredibile la soddisfazione congiunta, italo-francese, per la creazione del Tribunale speciale al Consiglio di Sicurezza, con l’adozione della risoluzione 1757. Doveva perseguire in Siria i mandanti dell’attentato che è costata la vita al Primo Ministro libanese Hariri. Tra questi, è stata individuata la responsabilità stessa del presidente siriano. Assad si è fatto un baffo del Tribunale e dei suoi inviati, non riconoscendone né la legittimità né il luogo a procedere e, da allora, non abbiamo più avuto notizie, a conferma che il Tribunale esista ormai solo sulla carta. Quello che conta davvero in tutta la questione odierna, è il tentativo di strappare la Siria all’influenza dell’Iran. “…quindi, attraverso il dialogo tra libanesi, di un disarmo delle milizie.” è un capolavoro di copertura diplomatica – in altre sedi, si direbbe una clamorosa menzogna - sull’incapacità a rispettare una delle condizioni fondanti della tregua del conflitto 2006, insita nella risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Benvenga la soluzione salomonica per le Fattorie di Shebaa. In attesa di conoscere il parto siro-libanese per la creazione di un nuovo pretesto. Le Fattorie di Shebaa sono state create ad arte dalla Siria e dal Libano come pretesto conflittuale per giustificare gli attacchi di Hitzballah ad Israele. Siriane, fanno parte delle alture del Golan. La Siria le donò al Libano – verbalmente, mai ratificando la donazione in sede ONU - all’indomani del ritiro israeliano (2000) dal sud del Libano, dopo che il confine strategico detto Linea Blu fu accettato dai paesi confinanti con Israele alle Nazioni Unite (2000). C’è da scommettere che nell’eventualità di negoziati tra Israele e Siria sul Golan, quest’ultima le rivorrà indietro. La questione è stata rimessa in discussione nel 2006 proprio dal Primo Ministro Seniora con l’avvallo di D’Alema e il doppista ex Segretario ONU Kofi Annan nella farsa del vertice di Roma. Da ricordare che pochi mesi prima, Kofi Annan aveva rilasciato un comunicato stampa per chiarire la questione delle Fattorie di Shebaa, durante l’incontro con il Primo Ministro d’Israele, Ariel Sharon. Il comunicato afferma che nel 2000 il ritiro israeliano dal Libano fu totale e tale è stato riconosciuto all’unanimità dall’Assemblea Generale; che le Fattorie di Shebaa sono siriane e parte delle Alture del Golan e il loro versante sud assegnato ad Israele nella Linea Blu accettata dai paesi confinanti con Israele. Allora? Quanto al processo di normalizzazione tra Beirut e Damasco – di cui sarebbe prova lo scambio di ambasciatori – nulla esclude la continuità della trentennale condizione di vassallaggio del Libano alla Siria. Ancor più grave, il riferimento all’importanza che rivestirebbe il Libano per la pace regionale - omettendo la questione iraniana e l’alleanza di ferro dell’Iran con la Siria, Hamas e Hitzballah - esaltando l’iniziativa araba (cioè dell’Arabia Saudita) di pace del 2002. A parte alcune condizioni capestro per Israele (ritorno dei rifugiati palestinesi e totale ritiro di Israele dalla Linea Verde), ma com’è possibile considerare accettabile un piano che ricalca quasi in toto le offerte di Barak-Clinton del 2000, rifiutate con disprezzo da Arafat per ordine dell’Arabia Saudita? Cioè l’Arabia Saudita e i paesi arabi ed islamici hanno sponsorizzato Arafat per la rivolta sanguinaria contro Israele nel 2000, ed in pieno stragismo fanno il “bel” gesto di proporre la loro pace? E a tali condizioni? E, secondo Francia ed Italia, Israele dovrebbe accettare e ringraziare? E quali sono le garanzie che offrono ad Israele Francia ed Italia? La pace saudita o ancor meglio quella iraniana? Il lento annientamento, oppure quello atomico più rapido? Come si coniuga poi il discorso “Il Mediterraneo, di cui noi abbiamo simbolicamente suggellato l’Unione a Parigi il 13 e 14 luglio scorso, ha bisogno di stabilità e di pace, che permetteranno di offrire prosperità a tutti i suoi popoli.”, con l’esclusione dai Giochi Mediterranei di Israele a causa del boicottaggio dei paesi arabi ed islamici? Non c’è bisogno di una nuova fallimentare Pace di Oslo. Quando l’Italia delle grandi industrie confessava di non poter investire in Israele a causa del boiccottaggio arabo che tutti proclamavano decaduto, urbi et orbi. Ma non nel codicillo finale di qualsiasi contratto arabo. E quando si obiettava che la Francia, ad esempio, non aveva ceduto al ricatto, i managers ammettevano che i francesi avevano un governo forte a difenderli, non come il nostro. Non mi risulta che l’Italia sia diventata una potenza alla pari della Francia, nemmeno ora. Tanto e più ci sarebbe da replicare alle amnesie di questo documento che blandisce il Libano, la Siria e, indirettamente, l’Arabia Saudita. Avvallando solo le loro pretese su Israele e scagionando le loro responsabilità concrete. Per quanto si sia dimostrato fallimentare da decenni, si torna al micidiale status quo. Che, è dimostrato, non fa fare alcun passo in avanti. Fintanto che non si scioglie il nodo del terrorismo e del non riconoscimento all’esistenza di Israele, i bla-bla-bla serviranno solo a rafforzare la propaganda antisraeliana. Con gli aiuti economici a Gaza, la comunità internazionale avvalla il terrorismo di Hamas che resta impunito; blandendo il Libano e la Siria, viene legittimato il terrorismo che sponsorizzano contro Israele; blandendo la pace saudita, si avvallano le pretese al solo Israele.
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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