Ripensare l’Olocausto Yehuda Bauer
Traduzione di Giuseppe Balestrino
Baldini Castaldi Dalai Euro 18,50
L’Olocausto, l’immane tragedia che ha colpito il popolo ebraico durante la seconda guerra mondiale è un evento che ha influenzato la civiltà contemporanea in modo durevole e ha rappresentato “un autentico spartiacque nella storia umana”.
Dopo più di sessant’anni, dopo l’istituzione della Giornata della Memoria che commemora le vittime dello sterminio nazista, dopo la pubblicazione di libri, biografie e saggi sulla Shoah, c’è ancora qualcosa che il mondo dovrebbe conoscere e di cui fare tesoro?
A lettura ultimata del saggio dello storico israeliano Yehuda Bauer, “Ripensare l’Olocausto”, la risposta è senz’altro affermativa.
Pubblicato originariamente in lingua inglese nel 2001 con il titolo Rethinking the Holocaust, è ora riproposto dalla casa editrice Baldini Castaldi Dalai nell’ottima traduzione di Giuseppe Balestrino.
Considerato fra i più importanti storici viventi dell’Olocausto, Yehuda Bauer nasce a Praga nel 1936, emigra successivamente con la famiglia in Palestina dove combatte nella guerra arabo-israeliana del 1948. Professore alla Hebrew University di Gerusalemme e consulente dello Yad Vashem è insignito nel 1998 del prestigioso Premio Israele e nel 2001 diviene membro dell’Accademia israeliana delle scienze.
Se nel suo saggio “Ebrei in vendita” pubblicato da Mondadori nel 1998 Bauer ricostruisce le trattative, gli interessi e le passioni che indussero alcuni leader di organizzazioni ebraiche a cercare di salvare le vite di ebrei corrompendo gli ufficiali nazisti, in quest’ultimo volume lo storico offre un quadro molto ampio di studi, ricerche e metodologie intorno all’evento più drammatico del XX secolo.
L’opera si articola in undici capitoli nel corso dei quali Bauer segnala ed esplora con rigoroso metodo scientifico alcuni importanti filoni.
Alcune delle tesi esposte sollecitano in modo particolare l’attenzione del lettore e scardinano molte convinzioni preconcette.
Innanzitutto l’Olocausto non era inevitabile e si trattò di uno degli sviluppi possibili della situazione europea, ma non l’unico; come pure non fu affatto un fenomeno inesplicabile, anzi “…l’Olocausto può ripetersi, anche se esso rappresenta la forma più estrema di genocidio finora conosciuta”.
Dopo aver analizzato con perizia le differenze con gli altri genocidi si sofferma nella disamina dell’ideologia antisemita nazista, che deve la sua immagine degli ebrei all’antisemitismo cattolico e che costituì il fattore maggiormente determinante dell’Olocausto.
Un capitolo di estremo interesse, anche per il lettore che non conosce in modo approfondito la storiografia sulla Shoah, riguarda il confronto che Bauer instaura con intellettuali e storici come Bauman, Wiesel, Hilberg, Aly, Goldhagen dei quali analizza le tesi e pone in evidenza le incongruenze nelle loro interpretazioni storiche.
Non meno importante è la sezione dedicata alla resistenza ebraica, armata e disarmata, in cui lo storico affronta il concetto innovativo di “amidah” intendendo con tale termine la resistenza che include sia le azioni armate che quelle disarmate quali il contrabbando di cibo nei ghetti, le attività culturali educative, religiose e politiche volte a rafforzare il morale, l’opera dei medici e delle infermiere.
Bauer si sofferma inoltre con particolare scrupolo nell’analisi del ruolo degli Judenrate: quali erano le intenzioni dei suoi membri? Cosa cercarono di fare per proteggere le loro comunità? Come contrastarono gli oppressori?
Domande complesse alle quali lo storico risponde con pagine dense sotto il profilo storico, etico e morale.
Come è stato possibile l’Olocausto? Dov’era Dio? Perché non ha salvato il suo popolo? Per Bauer la teologia non ha trovato una risposta all’indicibile tragedia e pur trattandosi di un mistero dal quale originano riflessioni profonde non è in grado di offrire alcuna “spiegazione”, ammesso che sia possibile, ad esempio allo sterminio di un milione e mezzo di bambini.
Infine lo storico israeliano esplora il legame fra l’Olocausto e Israele e ritiene un errore pensare che Israele rappresenti una conseguenza della Shoah: lo Stato ebraico è, innanzitutto, “la creazione delle generazioni che hanno preceduto l’Olocausto e che hanno gettato in Palestina le basi di una lotta per l’indipendenza, e grazie alle quali i sopravvissuti hanno potuto esercitare la propria influenza”.
Questo saggio, frutto di studi e ricerche approfondite, offre numerosi spunti di riflessione circa l’unicità dell’Olocausto e l’interesse che questo tragico evento della storia europea continua a suscitare nell’opinione pubblica.
Ripensare l’Olocausto è un testo che consigliamo soprattutto agli educatori e ai giovani, ancor più attuale dopo che tesi revisioniste e negazioniste si sono manifestate anche in ambienti ufficiali a dimostrazione che, a distanza di sessant’anni, sono ancora presenti i semi dell’odio che hanno portato allo sterminio degli ebrei d’Europa.
Per commemorare le vittime dell’Olocausto, per impedire che un simile abominio possa ripetersi, “è necessario ripensare ciò che accadde allora”.
Giorgia Greco