Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 01/03/2009, a pag.15 la cronaca di Andrea Tarquini sul campo di sterminio di Auschwitz che rischia di cadere a pezzi. REPUBBLICA è sempre molto corretta verso i sei milioni di ebrei morti, non altrettanto con i sei milioni di quelli vivi in Israele. Dopo la cronaca, una intervista a Marek Edelman, uno dei protagonisti della rivolta del ghetto di Varsavia.
Andrea Tarquini - " Auschwitz cade a pezzi, il mondo salvi la memoria "
BERLINO - La drammatica lettera aperta del premier liberal ed europeista polacco, Donald Tusk, ha scosso il mondo: Auschwitz cade a pezzi, servono soldi per salvare il più grande tra i campi di sterminio dell´Olocausto, costruiti e gestiti nell´Europa occupata con spietata precisione industriale dal regime nazista per attuare la "Soluzione finale", il genocidio del popolo ebraico. Il governo tedesco è stato il primo a reagire: offre subito un mlione di euro. Ma se non si riuscirà a trovare al più presto una somma di almeno 120 milioni di euro, più poi tra i 6 e i 7 milioni di euro l´anno, non sarà possibile restaurare e tenere in piedi le famigerate baracche della morte, i forni crematori, la tristemente famosa rampa da cui migliaia di deportati, giunti su treni merci trasportati come bestie da ogni angolo dell´Europa occupata, arrivavano spintonati e percossi dalle Ss e spesso subito prescelti, tra chi era più forte e poteva essere un utile schiavo dell´industria militare, e i deboli, come donne vecchi e bambini, che non di rado finivano subito nelle "docce", le camere a gas dove il Zyklone-B, il gas prodotto dalla IG Farben, li uccideva.
«È in gioco la memoria del mondo, è in gioco il ricordo che sapremo o non sapremo trasmettere alle giovani generazioni e a quelle che verranno, è in gioco il rispetto dei milioni e milioni di persone che finirono là, subirono i maltrattamenti più bestiali e furono bestialmente assassinati. Salvare la Memoria è dovere e responsabilità dell´intera Europa», aggiunge il giovane premier che vincendo le elezioni nel 2007 salvò la Polonia dal nazionalpopulismo dei gemelli Kaczynski e la riportò nell´ambito dei paesi più impegnati e importanti nell´Unione europea. Il suo ministro degli Esteri, Radoslaw "Radek" Sikorski, aggiunge: «Mi appello anch´io ai miei colleghi europei, è una scelta dovuta per tramandare il ricordo alle prossime generazioni». E pochi giorni fa Serge Klarsfeld, il noto cacciatore di nazisti, ha dichiarato al Figaro che salvare Auschwitz come memoriale e monito è un dovere per la Memoria: se sparisse, sarebbe solo un regalo per i negazionisti, per chi nega cioè che l´Olocausto sia mai avvenuto.
Auschwitz, o meglio Auschtiwz-1, la parte più vecchia e più piccola col portale d´ingresso sormontato dalla sinistra scritta Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi, e poi Auschwitz-2 o Birkenau, che sembra un´enorme industria, la catena di montaggio della morte, furono il più grande complesso costruito e gestito dai nazisti per eseguire l´Olocausto. Oltre 1,1 milioni di ebrei vi furono assassinati, insieme a soldati sovietici, rom, omosessuali, resistenti polacchi e d´ogni dove, e oppositori.
Andrea Tarquini - " Troveremo i soldi, la Germania primo paese a rispondere all'appello". Intervista a Marek Edelman.
BERLINO - «Sono ottimista, salveremo Auschwitz, luogo della memoria. Il primo a rispondere all´appello stanziando soldi è stato il governo tedesco». Anziano ma sempre vivacissimo, così parla il comandante Marek Edelman, eroe dell´insurrezione del Ghetto di Varsavia contro la Wehrmacht e poi figura-chiave di Solidarnosc.
Comandante Edelman, quanto è grosso il rischio di non poter salvare Auschwitz?
«Oggi i tedeschi, il governo tedesco, sono stati i primi a reagire, subito. Invieranno soldi alla fondazione che dovrà salvare il memoriale. Non è un cattivo segnale, direi. Sono ottimista».
Come sarebbe il mondo senza la memoria di Auschwitz?
«Dobbiamo salvarla. Non so perché il problema sia esploso ora, si cercava da anni di fare qualcosa».
Lei guidò la Resistenza ebraica in guerra. Cos´era per lei Auschwitz allora?
«C´è poco da dire: era il Luogo costruito per il nostro annientamento. Come Treblinka, Bergen-Belsen, e tanti altri. Allora, col mitra in pugno contro i nazisti, sapevamo di essere due volte i nemici: in quanto partigiani e in quanto ebrei da inviare nei forni. Eravamo pronti a morire in battaglia o nei lager. Ma ormai non ho più sentimenti, solo ricordi».
Quanto teme che i giovani dimentichino Auschwitz e la Shoah?
«Non credo che dimenticheranno. Tanti giovani vengono sempre ad Auschwitz da tutto il mondo. Una ragione in più per salvarlo».
Quanto è pericoloso il negazionismo?
«Finché riguarda la Chiesa come per Williamson non è affar mio. Ma quando riguarda tutti, è una tendenza molto pericolosa contro cui combattiamo in ogni istante che la vita ci ha lasciato».
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