Polemiche in Israele sulla degenza di Arik Sharon in clinica da tre anni in coma vegetativo. Ne scrivono diffusamente Francesco Battistini sul CORRIERE della SERA , il quale scrive, sorprendentemente " Di Sharon ci si può fare un'idea, non un'immagine. Men che meno un'opinione. Sul capitano ferito dagli inglesi, il comandante di tre guerre, l'uomo dei massacri di Sabra e Chatila, il pluriministro, l'undicesimo premier d'Israele, l'inventore del Muro, l'ideatore del Kadima e dello sgombero da Gaza,"che Battistini non conosca la storia di Sabra e Shatila lascia interdetti. Alberto Stabile su REPUBBLICA. Riprendiamo il pezzo del quotidiano diretto da Ezio Mauro, per una volta equilibrato nei confronti dell'ex premier. Il titolo, a pag.19, è " Da troppo in clinica: lasci il posto ad altri, e in Israele scoppia la polemica su Sharon". Da parte nostra notiamo come la legislazione sanitaria in Israele preveda in genere una degenza di tre mesi, dopodichè è una struttura apposita a doversi prendere cura del malato. Ecco il servizio:
GERUSALEMME - Per Ariel Sharon, 81 anni compiuti in questi giorni, l´Ospedale Sheba-Tel Hashomer, dove si trova ricoverato in coma da oltre tre anni, non può più fare molto. Per questo i sanitari hanno chiesto alla famiglia di trovare un´altra sistemazione per l´ex premier: in casa, nella fattoria dei Sicomori adeguatamente attrezzata o in altra struttura per lungodegenti. Ma i figli, Gilad e Omri, si oppongono. Così, il lungo ricovero di Sharon rischia di diventare un caso.
Perché non solo l´ospedale non è più in grado di assicurare un miglioramento delle condizioni dell´ex primo ministro, cui vengono somministrate soltanto cure di routine, ma la stanza che occupa nel reparto di Rieducazione respiratoria, uno fra i più all´avanguardia d´Israele, potrebbe di certo servire ad altri pazienti con maggiori probabilità di recupero.
Per di più, hanno sommessamente fatto sapere i dirigenti dell´ospedale, Ariel Sharon, in virtù dei meriti conseguiti al servizio dello Stato, ha ricevuto un trattamento che va ben oltre a quello concesso dalla sanità pubblica israeliana ad un cittadino qualsivoglia. Chiunque altro, nelle sue stesse condizioni di coma irreversibile, sarebbe rimasto in ospedale per circa tre mesi. La degenza dell´ex premier, invece, ha superato i tre anni e sempre in strutture pubbliche.
Ora, nel tentativo di allontanare il momento della scelta, la famiglia nega di aver ricevuto alcuna richiesta ultimativa dall´ospedale. Par di capire, tuttavia, che Gilad e Omri, s´oppongono al trasferimento del padre nel timore che le sue condizioni possano improvvisamente peggiorare, e che in una struttura diversa non vi sia la possibilità di dargli l´assistenza immediata di cui avrebbe bisogno. È in questa situazione apparentemente bloccata che, secondo il giornale Yediot Ahronot, l´ospedale s´è rivolto all´Associazione Ometz, una delle tante Onlus israeliane che operano per il buon governo della cosa pubblica e contro la corruzione del sistema. Ometz ha presentato una richiesta al ministero della Sanità perché faccia le dovute verifiche. Accludendo alla domanda il parere di Yuli Trager, vicedirettore dell´Ospedale Beit Levinstein di Raanana, specializzato nel recupero dei cerebrolesi, secondo cui la responsabilità di trovare la sistemazione più opportuna per il malato è a questo punto della famiglia.
Nella sua lettera al ministero della Sanità, il presidente di Ometz, Arieh Avneri, scrive anche che il figlio minore di Sharon, Gilad, il businessman che gestisce il patrimonio di famiglia, col pretesto di stare vicino al padre s´è installato in una stanza del reparto da cui dirige i suoi affari e dove incontra gente. «Non è chiaro perché lo stato debba finanziare un ufficio a Gilad Sharon», sottolinea Avneri.
La storia è finita anche in televisione. In un servizio della prima rete (statale) trasmesso giovedì sera, si dice che il ricovero di Ariel Sharon all´0spedale Sheba costa circa un milione di Shekel all´anno (circa 200.000 euro) a spese dello stato. Mentre il ricovero in una struttura apposita verrebbe a costare molto meno (circa un quarto) anche se a pagare sarebbero la famiglia o le diverse assicurazioni di cui Sharon, in quanto ex generale, ex deputato, ex ministro ed ex premier, gode.
Secondo il professor Zeev Rothstein, direttore del Centro medico Sheba Tel-Hashomer, le condizioni di Sharon sono rimaste negli ultimi mesi inalterate.
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