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Il Foglio Rassegna Stampa
28.02.2009 Il dott. Ahmadinejad come il dott. Putin
nei piani del nostro governo

Testata: Il Foglio
Data: 28 febbraio 2009
Pagina: 3
Autore: La direzione
Titolo: «Frattini dimentica la rivoluzione»

Che Ahmadinejad stia per diventare, come Putin, il nuovo amico del governo italiano ? Lo si direbbe, viste le direttive impartite al nostro ministro degli esteri, prontamente sottoposte a Hilary Clinton. Riprendiamo l'editoriale del FOGLIO di oggi, 28/02/2009, a pag.3, dal titolo " Frattini dimentica la rivoluzione". Prepariamoci dunque, da Stato che destabilizza l'intera regione finanziando il terrorismo, l'Iran diventa partner per i colloqui di pace. Urge un corso accelerato di storia dell'Europa negli anni '30 per il nostro presidente del consiglio. Ecco il pezzo:

La diplomazia al posto di comando: questo è il nucleo della svolta di politica estera che Obama intende marcare rispetto a Bush. In questo contesto si colloca la proposta che il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini, sta sottoponendo in queste ore al Dipartimento di stato: coinvolgere l’Iran nella pacificazione dell’Afghanistan, sino a invitare il ministro degli Esteri di Teheran a una riunione del G8. Questo nel momento in cui ElBaradei, capo dell’Agenzia atomica, su le Monde, certifica che “l’Iran cerca di dotarsi degli elementi per un’arma nucleare, anche se non si sa se ha preso o meno la decisione di farlo”. L’Italia, dunque, si prepara ad aggiungere alle enormi disponibilità economiche che i “4 + 1” hanno già offerto a Teheran per abbandonare questa strada, e che l’Iran ha rigettato, anche un “riconoscimento del suo ruolo di potenza”. La strategia, perfettamente in linea con quella del governo Prodi, ha un esiziale difetto. Il programma atomico non mira solo all’accrescimento della “potenza regionale” dell’Iran (terreno in cui spazi di trattativa sono percorribili), ma innanzitutto all’esportazione della rivoluzione islamica, come si vede nel legame tra Iran, Hezbollah e Hamas. I due momenti della strategia di Khamenei non sono scindibili e quindi riconoscere il ruolo di potenza regionale dell’Iran non può che produrre il rafforzamento dell’iniziativa destabilizzatrice rivoluzionaria dal basso in tutta l’area. Non cogliere questo nesso è un errore che può avere conseguenze tragiche.

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