Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/02/2009, l'articolo " Frattini porta negli Usa un piano per l'Iran " a pag. 17 di Maurizio Caprara sulla decisione del ministro degli Esteri Franco Frattini di invitare alla conferenza sull'Afghanistan il ministro degli Esteri iraniano e sull'apertura dell'Italia e degli Usa verso l'Iran. Ecco l'articolo:
WASHINGTON — Interessato a non perdere peso nei rapporti con l'Amministrazione di Barack Obama dopo il sostegno pieno dato a quella di George W. Bush, a non subire troppe contrazioni negli affari tra l'Italia e Teheran e a cercare di uscire dalla seconda fila nei contatti internazionali sui piani atomici di Mahmoud Ahmadinejad, il governo di Silvio Berlusconi sta provando a compiere una svolta verso la Repubblica islamica iraniana. In parte è già cominciata, e si basa su un presupposto che, paradossi della politica, è identico a quello sostenuto dal governo di Romano Prodi: per convincerlo a non dotarsi di una bomba atomica, all'Iran andrebbe riconosciuto il ruolo di potenza regionale, evitando di circoscrivere al solo capitolo dell'arricchimento dell' uranio i futuri negoziati. Una linea che, a Washington, ha cominciato a sottoporre di persona ai rappresentanti del presidente democratico degli Stati Uniti il ministro degli Esteri Franco Frattini, ricevuto ieri dall'inviato per il Pakistan e l'Afghanistan Richard Holbrooke e dal consigliere per la sicurezza nazionale James Jones. In vista del primo incontro, oggi, con il segretario di Stato Hillary Clinton.
L'idea di Palazzo Chigi e Farnesina è di utilizzare il nostro turno di presidenza del G8 e l'interesse iraniano a ridimensionare la forza dei talebani per offrire agli Usa l'Italia come canale di comunicazione con uno dei Paesi appartenenti per Bush all'«Asse del male». Se impennate di Teheran non comprometteranno il progetto, Frattini vorrebbe portare il collega iraniano Manoucher Mottaki a una sessione del G8, riservata ai ministri degli Esteri, dedicata all' Afghanistan e allargata ad altri Paesi e prevista tra il 25 e il 27 giugno a Trieste. Costituirebbe un riconoscimento notevole per uno Stato sottoposto dall'Onu a sanzioni a causa dell'arricchimento dell'uranio (misure alle quali Londra, Berlino e Parigi vorrebbero aggiungerne ulteriori). Senza annunci, il ministro italiano mercoledì a Roma ne ha parlato al direttore generale degli Affari politici per l'Europa della diplomazia iraniana, Mostafa Doulatyar, il quale a sua volta ha invitato Frattini a Teheran.
Mentre il ministro era in aereo per gli Usa, ieri la notizia del secondo invito è stata diffusa dall'agenzia iraniana Irna.
La Farnesina ha precisato che «non è ancora stata fissata una data», una conferma della sostanza della notizia. La svolta però è delicata. Lontano dai riflettori, il vicepresidente della Conferenza dei presidenti delle organizzazioni ebraiche americane, Malcom Hoenlein, non ha gradito di aver trovato, l'11 febbraio, in un interlocutore ritenuto amico come Berlusconi una propensione a sperare nel candidato presidente «riformista » iraniano Mohammed Khatami. Il suo timore? Che l'Italia, primo partner commerciale europeo dell' Iran, confidi in Khatami per proteggere gli affari dalle sanzioni, aggiungendosi a quanti permetterebbero ai piani atomici di guadagnare più tempo di quanto se ne lascerebbe al conservatore, ma franco, Ahmadinejad.
Leader Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Ieri Teheran ha invitato il capo della diplomazia italiana Frattini a recarsi in Iran
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