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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.02.2009 Christopher Hitchens, tra errori e pregiudizi
e sbatte il mostro in prima pagina

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 febbraio 2009
Pagina: 1
Autore: Christopher Hitchens
Titolo: «Detesto Lieberman l'inquisitore»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/02/2009, l'articolo " Detesto Lieberman l'inquisitore " di Christopher Hitchens, a pag.1
Ci chiediamo in base a che cosa Hitchens dichiari che "
Ultimamente ha aggiustato il tiro e propone uno scambio di territori e di popoli per avvicinarsi il più possibile a una spartizione approssimativa, o addirittura alla soluzione dei due Stati. Ma come capita spesso con tali proposte, anche questa lascia un buon numero di arabi sotto la sovranità israeliana, in Cisgiordania o in Israele stesso. Dubito che Lieberman faccia sul serio quando parla di negoziati che prevedano la restituzione di terre in cambio della pace". Come fa Hitchens a sapere cosa pensa realmente Lieberman sulla restituzione di terre in cambio di pace? Ha le prove di quello che dice? Per quanto riguarda gli arabi sotto la sovranità israeliana...se davvero nascerà uno Stato palestinese potranno trasferircisi se il fatto di vivere in Israele (Paese democratico, in cui i cittadini arabi hanno diritto di voto e non sono discriminati) sarà per loro così fastidioso. In quanto poi al "transfer" di popolazione, non esiste in nessun progetto, saranno i confini ad essere decisi fra Israele e Anp.

Ecco l'articolo:

Un amico e collega affidabile giura di aver assistito alla scena seguente nei territori occupati da Israele. Un medico palestinese, chiamato d'urgenza, cerca di convincere il soldato a un posto di blocco di lasciarlo passare per poter raggiungere una cittadina vicina. Dapprima tenta di smuovere il militare impassibile in ebraico, che molti arabi parlano correntemente, ma senza ricevere risposta. Poi prova in inglese, ormai diventato una specie di lingua franca locale: nessuna reazione. Dopo una pausa spiacevole di reciproca incomprensione, il dottore capisce che l'unica parola che il soldato israeliano conosce è no, e che l'unica lingua da lui parlata è il russo.
Parole come occupazione ed espropriazione sono moneta corrente da queste parti, ma vorrei invitarvi a immaginare come sarebbe la vostra vita in un territorio occupato se il poliziotto del quartiere, a voi ostile, non parla nemmeno la lingua dello Stato che gli dà lavoro, né una lingua a voi conosciuta.
Con ogni probabilità, quel soldato non è nemmeno ebreo. È un segreto di Pulcinella in Israele che decine di migliaia di immigrati russi hanno falsificato le carte per poter emigrare, appellandosi al «diritto al ritorno». Ecco allora l'ennesimo oltraggio che va a sommarsi ai tanti subiti da coloro i cui antenati, nei secoli addietro, sono nati in Palestina, ma che oggi vengono a malapena tollerati come inquilini in attesa dello sfratto. Ma se voi siete un ex buttafuori, nato nella ex regione sovietica della Moldova, come Avigdor Lieberman, potrete sfruttare anche voi il diritto di venire a vivere in Terrasanta e fondare un partito che promette di imporre un «giuramento di fedeltà» non solo a tutti i cittadini arabi dello stato di Israele, ma anche a tutti gli ebrei delle sette ortodosse non sioniste. E questo partito grottesco, chiamato Israel Beiteinu, ovvero «Israele è la nostra casa», oggi rappresenta l'ago della bilancia nella politica del Paese e il suo capo decide le sorti del processo elettorale israeliano.
Nei primi anni dal suo arrivo in Israele, Lieberman è stato per un breve periodo membro del Kach, il movimento demenziale guidato dal rabbino Meir Kahane, il quale, morbosamente ossessionato dalla vita sessuale degli arabi, ne invocava l'espulsione in massa — o, per ricorrere a un comune eufemismo, il loro «trasferimento». Ultimamente ha aggiustato il tiro e propone uno scambio di territori e di popoli per avvicinarsi il più possibile a una spartizione approssimativa, o addirittura alla soluzione dei due Stati. Ma come capita spesso con tali proposte, anche questa lascia un buon numero di arabi sotto la sovranità israeliana, in Cisgiordania o in Israele stesso. Dubito che Lieberman faccia sul serio quando parla di negoziati che prevedano la restituzione di terre in cambio della pace. Ricordiamo che aveva litigato persino con Ariel Sharon sul ritiro da Gaza. È lecito supporre che, fosse dipeso da lui, ci sarebbero ancora coloni israeliani radicati nella Striscia. Ma di recente ha cambiato il tono del dibattito rimettendo in questione la presenza degli arabi israeliani i quali, a differenza dei loro cugini sotto occupazione, godono del diritto di voto e di cittadinanza, come pure del privilegio di vivere sotto la bandiera israeliana.
Il libro migliore a proposito di questa comunità tanto interessante quanto negletta porta la firma del romanziere israeliano David Grossman, con il titolo Addormentati su un filo. Pubblicata nel 1993, l'opera contiene lampi di genio (come l'osservazione che oggi molti più arabi israeliani parlano ebraico che non ebrei americani) assieme a memorabili riflessioni sulla lingua e il suo rapporto con la letteratura e la cultura. Ricordiamo che Maimonide scriveva correntemente in arabo, ma forse non tutti sanno che la conversazione quotidiana degli arabi israeliani è punteggiata da vivide espressioni tratte dalla Bibbia e dal Talmud, da Bialik, dal rabbino Yehuda Halevy e da Agnon. Il poeta Naim Araideh esclama: «Lo sapete che cosa significa per me scrivere in ebraico? Lo sapete che cosa vuol dire scrivere nella lingua in cui è stato creato il mondo? ».
Forse non osiamo arrivare a tanto, ma resta il fatto che allo scrittore marxista arabo israeliano Emile Habibi, autore del romanzo classico Il pessottimista
(detto anche L'Ottissimista) è stato assegnato il premio israeliano per la miglior opera in lingua ebraica. Si potrebbe aggiungere che i razzi lanciati da Hamas e Hezbollah cadono anche sulla testa di questa gente, a Jaffa e in altre città, come cadono sui drusi e sugli armeni israeliani. Gli strati e gli interstizi che cementano e separano le opposte rivendicazioni alla terra di Palestina sono forti e sottili, antichi e moderni. È per questo che Grossman è rimasto profondamente scosso nel venire a sapere, alla fine del suo libro, che il ricordo del 1948 è ancora lacerante persino tra gli arabi israeliani più integrati e abbienti, e che tutti sono tormentati dall'insicurezza e dal segreto timore di future espropriazioni ed espulsioni. Nel 1993, aveva potuto rassicurarli su questo versante.
Oggi, invece, assistiamo all'ascesa di un demagogo che invoca la pena di morte per i membri arabi del parlamento israeliano, democraticamente eletti, se incontreranno esponenti di Hamas; che ha chiesto di affogare nel Mar Morto i prigionieri palestinesi; i cui sostenitori urlano «morte agli arabi » nei loro comizi, e che incarna i peggiori timori proprio di quegli arabi che sono stati capaci di accettare i compromessi più durevoli con lo stato ebraico. Le posizioni totalitarie e persecutorie di Avigdor Lieberman l'Inquisitore si manifestano con maggior forza nell'insistenza che tutti gli ebrei haredim non sionisti debbano sottoporsi al giuramento di fedeltà, pena il ritiro della cittadinanza. Questa misura rischia di ledere i diritti di quegli ebrei che vantano una presenza millenaria a Gerusalemme, e pertanto non derivano né dipendono da uno Stato o da un'ideologia. Vergogna a Benjamin Netanyahu se stringerà un' alleanza, seppur temporanea, con Lieberman. Il «diritto al ritorno», già di per sè discutibile, non potrà mai conferire il diritto di espellere.

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