Dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/02/2009, a pag.42, l'articolo di Ayaan Hirsi Ali dal titolo " Sharia in Pakistan, un favore ai terroristi ". L'autrice, ancora oggi sotto minaccia di morte, ci insegna i pericoli devastanti per il mondo democratico se smette di combattere il terrorismo.
Il Pakistan ha firmato un cessate il fuoco con le forze islamiste nella valle di Swat, che consentirà loro di imporre la Sharia al posto della legislazione pachistana. E i diritti delle donne spariranno nel momento stesso in cui verrà imposta la legge islamica.
Gli abusi contro le donne oggi in atto non solo nella valle di Swat, ma anche nel resto del Pakistan — non dimentichiamolo — verranno istituzionalizzati. Le donne pachistane sono costrette a matrimoni forzati, subiscono divorzi per un capriccio e senza alcun diritto, vengono private dell'istruzione, maltrattate, stuprate, deturpate con l'acido. Ci sono dossier spaventosi sulle prigioni pachistane dove vengono rinchiuse migliaia di vittime di stupri perché la loro testimonianza vale solo la metà di quella degli stupratori; e perché non sono in grado di presentare a loro difesa i quattro testimoni oculari dello stupro, come prescrive la Sharia. Con l'introduzione ufficiale della Sharia queste vittime non saranno più imprigionate, ma fustigate oppure lapidate a morte. Le modeste vittorie delle femministe e degli attivisti per i diritti umani in Pakistan negli ultimi anni, per migliorare la condizione delle donne, verranno cancellate. Anzi, sotto la Sharia tanto le femministe quanto gli attivisti rischiano di passare per infedeli e collaboratori degli infedeli. Saranno messi a tacere o scacciati dalle regioni dove vige la Sharia. Se gettiamo uno sguardo alla società nel suo insieme, vedremo applicare normative simili a quelle dei talebani, che mettono al bando ogni forma di intrattenimento, sollecitano la demolizione dei siti storici, la distruzione degli spacci di bevande alcoliche e istituiscono l'indottrinamento su scala massiccia dei bambini e dei giovani.
L'introduzione della Sharia in alcune regioni del Pakistan non servirà affatto a sedare gli scontri armati, né ad arginare il malcontento. Abbiamo forse dimenticato che i talebani non si erano lasciati per nulla lusingare dalle «concessioni» offerte loro in passato dai vari regimi pachistani, né dall'atteggiamento passivo del resto del mondo nei loro confronti. Anzi, il conflitto militare tenderà ad accentuarsi e crescerà il disagio tra la popolazione. Innanzitutto perché un governo regolato dalla Sharia — a livello locale, regionale o nazionale — non sarà in grado di risollevare l'economia. I mullah non hanno il petrolio, come l'Arabia Saudita, per opprimere, corrompere o placare la popolazione della valle di Swat, e non saranno interlocutori affidabili nel commercio regionale e internazionale. Si vedrà un forte calo delle importazioni, mentre i mullah non sapranno esportare altro che miseria, misoginia e terrorismo. Le occasioni di impiego, già scarse oggi, spariranno del tutto e la criminalità si infiltrerà in ogni settore. I sollevamenti ci saranno eccome, quando la popolazione si ritroverà alla fame e si dividerà probabilmente in fazioni tribali, ciascuna a invocare la legge divina dalla propria parte. Per distrarre l'attenzione dall'incompetenza economica, questi governi islamici cercheranno lo scontro militare con il governo centrale pachistano, debole e diviso. Non tarderanno ad allearsi con i loro amici talebani in Afghanistan, destabilizzando il Paese. L'escalation militare a sua volta contribuirà a legittimare le tribù che vogliono anch'esse introdurre la Sharia.
Su uno scenario più vasto, l'Iran e forse anche la Siria si affretteranno ad appoggiare gli islamisti della valle di Swat, se non lo stanno già facendo. Se pensiamo al sostegno attivo che l'Iran garantisce a Hezbollah, Hamas e Al Qaeda in Iraq, allo scopo di minare gli interessi americani, questa nuova «concessione» verrà accolta con giubilo nelle stanze del potere a Teheran. Sono convinta che una politica di sostegno ai diritti umani e in difesa dei diritti delle donne in quella regione, attuata con qualunque mezzo possa rivelarsi efficace, a lungo andare servirà a tutelare la sicurezza degli Stati Uniti e dell'Occidente in generale. Proteggere le donne dalla Sharia e mandarle a scuola non è solo un imperativo morale, ma anche la migliore garanzia contro la diffusione del fondamentalismo islamico in questa regione e in altre aree sensibili alle lusinghe degli estremisti.
Il ministro della difesa americano, Gates, afferma che l'America deve rinunciare all'idea di costruire un «Eden in Asia centrale», ovvero un paradiso di democrazia in Afghanistan, per concentrarsi invece sui legami con Al Qaeda che minacciano direttamente la sicurezza americana. Questo approccio non significa nulla di nuovo, che non si sia già tentato in passato. È pragmatico solo nel breve raggio. È un approccio che vede in Al Qaeda una semplice minaccia militare e mette in secondo piano l'ideologia radicata nel-l'Islam. L'idea è quella di logorare Al Qaeda, come l'Ira e la guerriglia basca in Spagna, fino alla sua naturale estinzione. Ma i nostri politici dimenticano che per far funzionare la strategia del «logoramento » gli Stati Uniti devono vincere la battaglia ideologica e creare società democratiche e funzionali che vogliano contrastare le finalità dei ribelli (e in questo Bush aveva visto giusto). Le autorità spagnole e inglesi hanno saputo investire sui loro giovani con una scuola di qualità e opportunità di lavoro, entrando in concorrenza diretta con i separatisti e prosciugando la fonte di risorse umane cui attingevano le fazioni ribelli per reclutare nuovi adepti. Consegnare la valle di Swat ai fondamentalisti islamici significa assicurar loro un'infinità di nuove leve negli anni a venire, quando ragazzine sempre più giovani verranno trasformate in macchine per sfornare figli.
Il pragmatismo senza principi e senza visione (chiamato anche «contenimento », nel gergo della politica estera) non è vero pragmatismo, ma semplicemente la politica quotidiana del tirare a campare. Non ho alcun dubbio che questa «concessione » verrà interpretata dai mullah come «resa» (dato che Allah è sempre dalla loro parte). E qui sta l'ironia: tutte le «concessioni » elargite ai fondamentalisti islamici in passato non sono mai state un freno agli attacchi diretti contro l'Occidente, né contro i regimi oppressivi, come la monarchia saudita e la dittatura algerina, siriana ed egiziana, che hanno peraltro accolto la loro ideologia e li hanno invitati a condividere il potere. I militanti musulmani, dopo queste «concessioni», prenderanno tempo, raduneranno le forze, continueranno a fare proselitismo, a rastrellare fondi, ad allargare la loro base di potere e poi colpiranno. Esiste un intero corpus di teologia islamica che prescrive appunto la gradualità, come la via più diretta verso il potere. Il messaggio è perseverare, come fece il profeta nei tempi difficili; e stipulare tregue, che consentiranno loro di raccogliere le forze per rilanciare la guerra in nome di Allah.
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