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Pioggia di critiche su Sergio Romano 25/02/2009

Hamas e il nodo del non riconoscimento di Israele

Le è stata opposta una precisazione circostanziata alla sua replica al lettore Ottolenghi. Lei ha estrapolato la precisazione sul non riconoscimento di Israele da parte di Hamas, ma ha ignorato la motivazione a sostegno - che i due lettori, Sami Sisa e Uri Ben Yehuda, hanno ben esposto - pur sostenendo di conoscere lo Statuto di Hamas. Non solo la maggioranza dei lettori del Corriere come tantissimi altri, non conoscono gli articoli dello Statuto di Hamas (dalla distruzione di Israele come obiettivo primario fino alla missione coranica dell’uccisione di ogni ebreo, oltre alle rivendicazioni sui crociati), ma con la sua omissione lei ha generato una nuova replica che è del tutto inadeguata ed incoerente alle precisazioni cui è stato invitato a replicare. Lei mi ricorda una strip: il marito che rincasa tardi la notte e trova la moglie ad aspettarlo furente. Al ché, il marito ribalta la questione “e tu? bell’esempio che dai. Che ci fai alzata ancora a quest’ora?”. Punto uno, lei afferma  che non sia necessario che Hamas riconosca Israele. Si può dialogare con chi non ti riconosce e che ha come unico obiettivo dichiarato – e dimostrato – di volerti annientare? E ci mancherebbe che l’Occidente non riconosca Israele! Piuttosto ingenuo, ma lei è davvero così ingenuo?, asserire che siano irrilevanti le dichiarazioni di Hamas e di Ahmadinejad, visto che aizzano le piazze mondiali contro Israele. Punto due, lei giustifica Hamas per il non riconoscimento di Israele, attribuendo all’organizzazione terrorista “una posizione politica diretta a conseguire un obiettivo” con un  surreale richiamo ad esempi inadeguati. Né l’occidente aveva in mente di annientare l’URSS e tutti i sovietici, tanto meno la Cina e tutti i cinesi. Né l’Europa intendeva parzialmente annientare il neonato Regno d’Italia e gli italiani. L’obiettivo, la missione (così come da lei affermato) di Hamas è la distruzione di Israele e l’uccisione di tutti gli ebrei. A questo educa fin dall’infanzia i palestinesi, come prima l’OLP. A questo obiettivo e missione sacrifica cinicamente ed indifferentemente i palestinesi. Lei poi fa confusione tra Olp e Fatah che ne è la fazione principale. Asserire poi che dopo gli anni 80 al Fatah, allora era l’OLP, cambiò, beh…lo dovrebbe dire a tutti quegli israeliani uccisi dagli allora feddaiyn, ed uccisi e mutilati nelle stragi degli attentati suicidi orditi da Hamas e da al-Fatah, dal 1994. Punto tre, l’intermediazione dell’Egitto è una questione più complessa e diversa da quella che lei ha voluto sostenere. Con il ritiro da Gaza, Sharon fece accordi con l’Egitto e la Giordania, ripristinando il loro controllo sul versante egiziano della Striscia e sulla Cisgiordania, da loro amministrate prima della vittoria israeliana del 1967. Per quanto riguarda l’Egitto, la questione di Hamas è vincolata a quella dei Fratelli Musulmani, di cui Hamas è una costola. Mubarak, più di Israele, ha interesse a risolvere la questione. Il rapporto tra Israele ed Egitto non riguarda Hamas, se non indirettamente. E’ la questione palestinese e il rafforzamento di Mahmoud Abbas che sono in gioco nelle trattative tra Israele ed Egitto. L’apertura di alcuni valichi, contro la liberazione del caporale Gilad Shalit ed un maggior impegno da parte dell’Egitto contro il contrabbando d’armi e di soldi dal Sinai. Al punto quattro, non ho nulla da obiettare. Il quadro è preciso. Lei ha perfettamente illustrato il cinismo e il menefreghismo di certe politiche occidentali per la vita degli israeliani. Bell’esempio di etica per i popoli che amministra! Tra nichilismo e compromessi, l’Europa sta sempre più sprofondando nel cul de sac.

Danielle Sussmann



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