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La Stampa Rassegna Stampa
25.02.2009 Il Libano, un bel Paese quasi senza problemi, anche se è controllato da Hezbollah
Lo scrivono Franco Frattini e Bernard Kouchner

Testata: La Stampa
Data: 25 febbraio 2009
Pagina: 1
Autore: Franco Frattini - Bernard Kouchner
Titolo: «Il nostro impegno in Libano»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 25/02/2009, l'articolo di Franco Frattini e Bernard Kouchner " Il nostro impegno in Libano ".
Ai due ministri degli Esteri, che vedono nel Libano un paese pieno di promesse per il futuro, ricordiamo che, lo stesso Libano di cui scrivono, ha al governo (con diritto di veto) Hezbollah, finanziato e quindi controllato, dall'Iran, e che, sempre dal Libano che tanto ammirano, continua il lancio di razzi su Israele nonostante il contingente Unifil che si trova sul confine proprio allo scopo di evitare conflitti fra i due Stati.
Ecco l'articolo:

Amici da lungo tempo, Italia e Francia hanno spesso lavorato a stretto contatto su dossier dove la nostra azione congiunta aveva più possibilità di successo proprio perché era franco-italiana. Tra questi il Libano occupa un posto privilegiato. Possiamo contare lì su amici di lunga data e figuriamo tra i principali partner del Paese dei Cedri. La storia, gli uomini, il commercio e la cultura hanno plasmato tra il Libano e i nostri Paesi una comunità di destino e di interessi. Il nostro impegno costante a fianco dello Stato libanese non è mai venuto meno e si è addirittura rafforzato in questi ultimi anni.
Dalla fine del conflitto tra Israele e il Libano, nell’agosto 2006, l’Italia e la Francia sono con la Spagna le principali nazioni che danno un contributo di truppe alla Forza Interinale delle Nazioni Unite in Libano. L’azione della Unifil, che rientra nell’ambito dell’attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è più che mai indispensabile per il mantenimento della stabilità nel Sud del Libano, come è stato dimostrato dalla calma globale osservata lungo la linea blu durante il recente conflitto a Gaza.
La Francia e l’Italia non hanno mai smesso di aiutare il Libano ad uscire dallo stallo politico in cui era sprofondato dal 2006 al 2008 e di rinnovare il loro impegno per il ritorno al funzionamento normale delle istituzioni. I nostri due Paesi si sono rallegrati, il 25 maggio 2008, per l’elezione del Presidente Suleiman conformemente all’accordo inter-libanese concluso a Doha. In dieci mesi si è percorsa molta strada: un governo di unità nazionale è stato formato, il parlamento ha ripreso le sue attività, la riforma della legge elettorale è stata votata ed è stato avviato il dialogo nazionale sulla questione sensibile del monopolio dello Stato sull’uso delle armi.
Rimangono ancora molte sfide aperte. La nostra convinzione condivisa è che il 2009 deve essere, per il Libano, l’anno del pieno ritorno alla stabilità, alla prosperità e alla pace.
A meno di quattro mesi dalle elezioni generali che devono confermare la sovranità, l’unità e la stabilità del Libano, la Francia e l’Italia sono determinate, insieme ai loro partner europei, ad ampliare il loro sostegno allo Stato libanese e alle sue istituzioni. La democrazia libanese deve essere preservata. Noi siamo anche disposti, se le autorità libanesi lo auspicassero, ad aiutare l’organizzazione ed il buono svolgimento di queste elezioni, compreso l’invio di osservatori, affinché lo scrutinio sia libero, trasparente e conforme alle norme democratiche internazionali.
Mentre il popolo libanese ha commemorato con grande partecipazione, sabato 14 febbraio, il quarto anniversario dell’assassinio di Rafic Hariri e di ventidue suoi compagni, la Francia e l’Italia continueranno a sostenere fermamente le autorità libanesi nella loro ricerca della verità e nel loro rifiuto dell’impunità. Nel maggio 2007, abbiamo agito insieme, francesi e italiani, in seno al Consiglio di Sicurezza, affinché nascesse il Tribunale speciale, con l’adozione della risoluzione 1757. Il Tribunale è un organo giurisdizionale indipendente che dovrà agire con la massima serenità senza dar adito a strumentalizzazioni politiche.
Mentre il territorio libanese è stato, troppo spesso da trent’anni, teatro di conflitti terzi, noi insistiamo sulla necessità di un’affermazione piena e completa del controllo dello Stato libanese sul suo territorio e sulle sue frontiere e quindi, attraverso il dialogo tra libanesi, di un disarmo delle milizie. L’accordo proposto dalle Nazioni Unite per il villaggio di Ghajar, così come la decisione di porre le fattorie di Shebaa sotto tutela dell’Onu, consentiranno di fare un ulteriore grande passo in avanti. La Francia e l’Italia intendono poi contribuire alla normalizzazione delle relazioni tra il Libano e il suo contesto regionale.
Beirut e Damasco hanno quindi lanciato, dall’estate 2008, un processo di normalizzazione delle loro relazioni, di cui ci rallegriamo e che incoraggiamo. Questi due Paesi legati dalla geografia e dalla storia devono ormai avere relazioni da pari a pari, segnate dal rispetto reciproco. Sono state suggellate relazioni diplomatiche, per la prima volta, il 15 ottobre scorso e questa decisione storica deve essere tra breve concretizzata con uno scambio di ambasciatori, atteso da tutta la comunità internazionale.
Sembra acquisito che la nostra decisione di mantenere una linea di comunicazione con la Siria ha incoraggiato senza dubbio le autorità siriane ad aprirsi di più verso l’esterno, evoluzione che l’Ue ha voluto ricompensare con la ripresa dei lavori sull’Accordo di Associazione. La normalizzazione progressiva delle relazioni tra Damasco e Beirut sembra d’altronde confermare la volontà della Siria di svolgere un ruolo regionale più costruttivo. Noi incoraggiamo Damasco a continuare questo riavvicinamento che non potrà avere che ricadute positive sul miglioramento del clima politico in Libano e in tutta la regione.
L’impegno personale del presidente americano Obama a favore di una soluzione al conflitto israelo-palestinese con i partner europei, apre la via a un rinnovato impegno transatlantico in direzione della stabilizzazione regionale.
Mentre gli sguardi rimangono rivolti verso il dramma di Gaza in questo inizio del 2009, la Francia e l’Italia non dimenticano che la pace nella regione non si farà senza il Libano. Come dimenticare infatti che proprio a Beirut, nel 2002, fu proclamata l’iniziativa araba di pace? Un dialogo indiretto attraverso la Turchia è stato allacciato tra Israele e la Siria, per risolvere la questione del Golan e arrivare alla pace. Perché non lanciare, al momento opportuno e in un ambito regionale, un tale processo tra Israele e il Libano?
I tempi sono stretti. La regione non può permettersi nuovi conflitti sanguinosi e destabilizzanti. Il Mediterraneo, di cui noi abbiamo simbolicamente suggellato l’Unione a Parigi il 13 e 14 luglio scorso, ha bisogno di stabilità e di pace, che permetteranno di offrire prosperità a tutti i suoi popoli. Il Libano può e deve essere un esempio. Noi, francesi e italiani, perseguiremo, con l’Unione Europea, la nostra azione determinata perché il Libano si affermi come il modello di coesistenza, di democrazia e di tolleranza di cui il Mediterraneo ha bisogno.

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