Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 

Oriente e Occidente
<< torna all'indice della rubrica
Durban II : una sfida globale agli Stati Uniti e alla Democrazia 24/02/2009
Credo sia opportuno riflettere più ampiamente sulla decisione americana a partecipare a Durban II. Se, mantiene i presupposti che si è data, la partecipazione americana sarà solo positiva. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che non tollereranno alcuna accusa di razzismo e di apartheid contro Israele, né tollereranno l’infame kermesse antisemita di Durban. Tantomeno, intendono avvallare i diktat islamici elaborati nella loro carta dei diritti. Ma non credo che la partecipazione americana si limiterà solo a difendere Israele, i reali Diritti dell’Uomo, quanto a riproporre il suo status di potenza mondiale. Mi chiedo addirittura se Durban II avrà luogo. Durban II si presenta in un assetto geopolitico del tutto differente rispetto al 2001. Dall’11 settembre, si sono succeduti immensi sconvolgimenti internazionali. Non partecipare a Ginevra, in questa nuova dimensione, significava lasciar via libera al quorum di circa duecento paesi - tra cui i massimi produttori di petrolio e gaz – a deliberare che tutti i musulmani debbano essere tutelati (salvo le donne e gli omosessuali), compresi ovviamente i terroristi, e a deliberare che l’unico nemico mondiale per la pace, sia Israele e la sua esistenza. Partecipando (ma peggio, non partecipando) a Ginevra, gli Stati Uniti si giocano la reputazione di più grande potenza del mondo. Bush poteva non partecipare perché la sua politica era chiara, ma Obama rappresenta la nuova amministrazione americana al suo inizio, dai connotati ancora non espliciti se non per alcuni passi mossi su un duplice binario. Su Durban II, pesano l’Operazione Cast Lead e il silenzio/assenso-riflessione di Obama. Hamas e Jihad islamico hanno iniziato di nuovo la sfida da Gaza, con aumenti di lanci di razzi e colpi di mortaio, seguiti a ruota dal Libano. Israele aveva minacciato che avrebbe risposto a tali sfide. Ma… Teheran sfida Obama obbligandolo ad affrettarsi a compiere scelte di campo, chiare ed inequivocabili. Di conseguenza, obbligare Israele a scegliersi il nuovo governo senza “giocare” di attendismo sui tempi politici americani. Siamo sicuri che Netanyahu sarà Premier? Continuo a sostenere la sua totale inadeguatezza come Premier, tanto più in situazioni di crisi epocale come quella che stiamo vivendo. Netanyahu sarà Premier, solo se gli Stati Uniti perderanno il loro prestigio e ci si avvierà ad un nuovo micidiale status quo. Al momento, il deprecato sistema proporzionale israeliano favorisce il necessario attendismo politico di Israele sulle scelte di campo degli Stati Uniti. Questi dieci giorni di tempo assegnati a Netanyahu per formare il governo, sono essenziali, perché i nemici di Israele, delgi Stati Uniti e dei suoi alleati, si danno un gran daffare. L’Iran preme su Stati Uniti ed Israele, perché attualmente determina le regole del gioco e può battere il ferro caldo dell’antisemitismo e dell’odio contro Israele, prima che si concludano le inchieste sulla fraudolenta propaganda di Hamas. Soffiando sul collo di Obama, l’Iran ha un duplice obiettivo: è determinato ad impedirgli di usufruire di quel tempo necessario a studiare soluzioni tra le più ponderate in Medio Oriente, e a deviare la presidenza USA dal suo primario impegno per la soluzione della crisi economica statunitense che è, di conseguenza, globale. L’obiettivo dell’Iran e dei suoi alleati, è di sferrare il colpo di grazia all’Occidente filoamericano. E, non ci si dovrà sorprendere quando scopriremo che i suoi attuali nemici arabi, siano della partita. Le loro guerre e rivalità continueranno, ma l’obiettivo rincorso da decenni, l’annientamento di Israele, è comune. Se Israele agirà come ha promesso, riprendendo la guerra a Gaza, questa volta Obama non potrà rimanere in silenzio. Se condannerà l’azione israeliana, le piazze si solleveranno ancor più accesamente contro Israele e gli ebrei. Se la avvallerà, non solo perderà consensi, ma la spaccatura in occidente sarà disastrosa. Se Israele non agirà, sarà un doppio scacco per Israele e Stati Uniti. E’ necessaria una reazione eclatante che colpisca a monte l’intero problema. Non certo una guerra all’Iran che avrebbe ripercussioni disastrose su Stati Uniti ed Israele. Ma, una serie di azioni simultanee (fisiche e politiche) che decapitino l’Iran degli ayatollah e le organizzazioni del terrore. Una serie di azioni che, al contempo, servano da lezione a tutti i nemici di Israele e degli Stati Uniti, isolando il sostegno iraniano e di altri stati al terrorismo contro Israele, Stati Uniti ed alleati. Non sarà più sufficiente scovare Bin Laden, catturarlo e processarlo. L’Idra ha molte più teste e vanno colpite tutte. Il terrorismo e l’arroganza islamica (di stati ed organizzazioni che siano) allineati al blocco dei paesi antiamericani, devono subire i contraccolpi che ripristinino gli equilibri di forza della civiltà e della democrazia. Se nulla accadesse fino al convegno di Ginevra, conteranno i segnali. Il parlamento giordano, (che si dichiara autonomo dalla Casa Reale che, secondo altri, avrebbe posto il veto) ha posposto sine die la sua compartecipazione accusatoria alla Corte Internazionale dell’Aja, sui “crimini di guerra” di cui vengono accusati alcuni esponenti del governo e della Difesa israeliani. La ragione: burocratica, per insufficiente documentazione a prova. Benché ambiguo, è un buon segnale, né possiamo aspettarci prove di forza dall’impotente stato arabo, da sempre impegnato a contrastare la costante minaccia al suo establishment. La Lega Araba presente a Gaza da due giorni, per verificare le accuse sui “crimini di guerra” imputati ad Israele, potrebbe non evincere nulla perché nulla c’è da evincere se non le menzogne dei sodali di Hamas e del Jihad islamico. Ma, il conto che farà pagare ad Israele, se denuncerà pubblicamente le menzogne di Hamas, sarà a Ginevra. Non culliamoci nemmeno nell’illusione di un’Argentina amica, solo perché sta espellendo il lefebvriano negazionista. Il Venezuela di Chavez, amico di Ahmadinejad con cui ha stretto un patto di alleanza d’acciaio, ha acquistato la maggioranza dei bond argentini. Il Sud America, chi più chi meno, come gli stati arabi, ha accolto ed onorato i criminali nazisti. Più vistosamente, l’Argentina e il Paraguay. Ma nessun stato caraibico e sudamericano ne esce del tutto indenne. Gli atti di antisemitismo che travolgono il Venezuela, che non ne era stato contaminato, uniti al suppporto logistico (e politico) argentino per l’attentato all’ambasciata israeliana di Buenos Aires e al centro umanitario ebraico, si sommano con la cittadina dei “gemelli” di Mengele in Brasile e con la storia dei regimi dittatoriali in Sud America. Si sommano ai visti sui passaporti del nazi-fascismo balcanico, tra il 1945 e il 1948, per il Costarica. Chi si ripulisce solo per facciata dell’antisemitismo, ha interesse a dimostrare di non essere antisemita per colpire meglio Israele a Ginevra. L’impressione è che Durban II, se non l’attuale pre-Durban II o il post-Durban II, sarà l’appuntamento più importante del secolo e del nuovo millennio. Durban II rappresenta la sfida globale, una sfida epocale. Non più la provinciale infamia consumata in quel di Durban, in Sudafrica. Immensamente di più. Ad iniziare dalla necessità di porre fine ad un viziato, squilibrato impianto accusatorio a senso unico che fa capo a sedicenti Diritti Umani. Fino al funerale dell’attuale Organizzazione delle Nazioni Unite che ormai può giusto apparire al festival di Sanremo (una vergogna lasciar parlare a ruota libera l’ex prete terrorista sandinista assurto altrettanto vergognosamente a presidente dell’Assemblea Generale). Per questo, se si vogliono davvero difendere i valori civili, conta molto di più esserci che non esserci. Altrimenti, si lascerebbe campo libero ai nemici di ogni diritto civile, libertà ed etica. Con l’Iran che sta accelerando il suo nucleare per la bomba atomica, con il vasto consenso che ottiene – tra Paesi islamici e Paesi Non Allineati - capitanato dalla Russia tra le quinte, l’attendismo politico di Israele e degli Stati Uniti potrebbe rivelarsi utile per l’appuntamento di Ginevra, a patto che Stati Uniti-Israele e i governi alleati, agiscano incisivamente all’unisono. Malgrado l’Iran e i suoi alleati, dichiarati ed occulti, osteggino in ogni modo il fattore più importante per tali azioni: il tempo.

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui