La risposta che lei ha dato oggi ai lettori Sami Sisa e Uri Ben Yehuda mostrano, ancora una volta, quanto la sua posizione sul problema israelo palestinese sia dettata da preconcetti falsi e ingiustificabili. - Lei dichiara, in apertura, "conosco lo Statuto di Hamas"; peccato che mai lei ne faccia cenno per spiegare come la posizione di quel gruppo terrorista sia mirata all'uccisione di tutti gli ebrei, fino all'ultimo, e alla riconquista di tutte le terre dove vivono degli israeliani (e anche tutte quelle perse nelle crociate). Senza ricordare questi ed altri concetti rivendicati nello Statuto lei non spiega nulla al lettore, che non è tenuto a conoscere quelle verità. - Lei confonde tra il riconoscimento che Israele pretende dai regimi arabi, nella fattispecie quello di Hamas, con quello dato da noi europei. Israele ebbe lo stesso problema coi suoi allora nemici Egitto e Giordania; quando quei regimi riconobbero Israele, la pace venne siglata. Questo lei, Sergio Romano, non lo scrive. Perché? Cosa c'entra l'interscambio commerciale? La Siria acquista migliaia di tonnellate di mele da Israele da quattro anni. Forse con questo c'è un riconoscimento de facto, come quello effettivo dell'Europa del quale lei parla? - Il diniego di riconoscimento che, come dice lei, non sarebbe un'aberrazione, ma una posizione politica diretta a conseguire un obiettivo, è, ancora, una falsificazione della realtà. Basta leggere lo Statuto, che lei afferma di conoscere, basta vedere quel che scrivono e proclamano i capi fondamentalisti e terroristi di Hamas per rendersi conto che nessun accordo di pace, nessuna trattativa è ammessa con i sionisti e con gli ebrei. Per trattare bisogna essere in due, ma se uno assicura di mettere a morte chiunque apra a trattative, allora, signor Romano, come la mettiamo? E' sempre colpa di Israele, per lei. E questo lo abbiamo capito. Ma lei non spiega come superare questo piccolo problemino iniziale. Provi magari lei a convincere il capo di Hamas che si nasconde a Gaza, o quell'altro capo che si nasconde a Damasco (in esilio?), a rischiare la propria pelle ma ad iniziare una trattativa coi perfidi ebrei. E poi ci venga a riferire che cosa le avranno risposto. - Il suo paragone coi tardivi riconoscimenti della Russia sovietica, o della Cina, poi, semplicemente non stanno in piedi. Qui si assicura, e si tenta effettivamente di mettere in atto la distruzione dello Stato di Israele. Non è questione di "rendere la vita difficile al reprobo". Per favore, non giochi con le parole, perché inganna solo i suoi lettori. - Grave è il suo riferimento al non riconoscimento da parte di Hamas di Israele, che "serve a reclutare i suoi fedeli"; mai lei non ha mai spiegato come Hamas recluta i suoi fedeli. Forse non si è accorto che li prende da bambini in tenerissima età, e li prepara, fin da subito, a diventare dei martiri, a uccidere gli ebrei "scimmie e porci", a cercare il jihad? La smetta di fare un quadro idilliaco di questi poveri partigiani palestinesi. Non esiste, questa realtà, se non nella sua fantasia. - Per confutare la sua tesi che "parlare con Hamas è impossibile, che sarebbe un problema più formale che sostanziale", basta ricordarle che cosa successe a Anwar Sadat. Un assassinio poco formale ma molto sostanziale. La posizione di Hamas è proprio quella degli assassini di Sadat. - Il futuro, signor Romano, non lo conosce nessuno. Certo un giorno Hamas potrebbe essere depennato dalla lista dei gruppi terroristi, come lei sostiene. In fondo anche l'assassino di Sadat è onorato con grandi strade in determinati paesi. Basterebbe che quei paesi riuscissero, come vogliono, portare le loro leggi a casa nostra, e subito le sue profezie si avvererebbero. In tal caso, tuttavia, anche per lei sarebbe dura farsi riconoscere come uno di loro, o anche un semplice simpatizzante. Ci ha mai pensato, Sergio Romano?