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Considerazioni su Sergio Romano 24/02/2009
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Da: Segre Fast Web <>
Data: Mon, 23 Feb 2009 22:41:01 +0100
A: "lettere@corriere.it" <lettere@corriere.it>
Cc: <ssisa@radlon.com>, <uri@pietraandco.com>
Conversazione: Per Sergio Romano
Oggetto: Per Sergio Romano

La risposta che lei ha dato oggi ai lettori Sami Sisa e Uri Ben Yehuda
mostrano, ancora una volta, quanto la sua posizione sul problema israelo
palestinese sia dettata da preconcetti falsi e ingiustificabili.
- Lei dichiara, in apertura, "conosco lo Statuto di Hamas"; peccato che mai
lei ne faccia cenno per spiegare come la posizione di quel gruppo terrorista
sia mirata all'uccisione di tutti gli ebrei, fino all'ultimo, e alla
riconquista di tutte le terre dove vivono degli israeliani (e anche tutte
quelle perse nelle crociate). Senza ricordare questi ed altri concetti
rivendicati nello Statuto lei non spiega nulla al lettore, che non è tenuto
a conoscere quelle verità.
- Lei confonde tra il riconoscimento che Israele pretende dai regimi arabi,
nella fattispecie quello di Hamas, con quello dato da noi europei. Israele
ebbe lo stesso problema coi suoi allora nemici Egitto e Giordania; quando
quei regimi riconobbero Israele, la pace venne siglata. Questo lei, Sergio
Romano, non lo scrive. Perché? Cosa c'entra l'interscambio commerciale? La
Siria acquista migliaia di tonnellate di mele da Israele da quattro anni.
Forse con questo c'è un riconoscimento de facto, come quello effettivo
dell'Europa del quale lei parla?
- Il diniego di riconoscimento che, come dice lei, non sarebbe
un'aberrazione, ma una posizione politica diretta a conseguire un obiettivo,
è, ancora, una falsificazione della realtà. Basta leggere lo Statuto, che
lei afferma di conoscere, basta vedere quel che scrivono e proclamano i capi
fondamentalisti e terroristi di Hamas per rendersi conto che nessun accordo
di pace, nessuna trattativa è ammessa con i sionisti e con gli ebrei. Per
trattare bisogna essere in due, ma se uno assicura di mettere a morte
chiunque apra a trattative, allora, signor Romano, come la mettiamo? E'
sempre colpa di Israele, per lei. E questo lo abbiamo capito. Ma lei non
spiega come superare questo piccolo problemino iniziale. Provi magari lei a
convincere il capo di Hamas che si nasconde a Gaza, o quell'altro capo che
si nasconde a Damasco (in esilio?), a rischiare la propria pelle ma ad
iniziare una trattativa coi perfidi ebrei. E poi ci venga a riferire che
cosa le avranno risposto.
- Il suo paragone coi tardivi riconoscimenti della Russia sovietica, o della
Cina, poi, semplicemente non stanno in piedi. Qui si assicura, e si tenta
effettivamente di mettere in atto la distruzione dello Stato di Israele. Non
è questione di "rendere la vita difficile al reprobo". Per favore, non
giochi con le parole, perché inganna solo i suoi lettori.
- Grave è il suo riferimento al non riconoscimento da parte di Hamas di
Israele, che "serve a reclutare i suoi fedeli"; mai lei non ha mai spiegato
come Hamas recluta i suoi fedeli. Forse non si è accorto che li prende da
bambini in tenerissima età, e li prepara, fin da subito, a diventare dei
martiri, a uccidere gli ebrei "scimmie e porci", a cercare il jihad? La
smetta di fare un quadro idilliaco di questi poveri partigiani palestinesi.
Non esiste, questa realtà, se non nella sua fantasia.
- Per confutare la sua tesi che "parlare con Hamas è impossibile, che
sarebbe un problema più formale che sostanziale", basta ricordarle che cosa
successe a Anwar Sadat. Un assassinio poco formale ma molto sostanziale. La  posizione di Hamas è proprio quella degli assassini di Sadat.
- Il futuro, signor Romano, non lo conosce nessuno. Certo un giorno Hamas
potrebbe essere depennato dalla lista dei gruppi terroristi, come lei
sostiene. In fondo anche l'assassino di Sadat è onorato con grandi strade in
determinati paesi. Basterebbe che quei paesi riuscissero, come vogliono,
portare le loro leggi a casa nostra, e subito le sue profezie si
avvererebbero. In tal caso, tuttavia, anche per lei sarebbe dura farsi
riconoscere come uno di loro, o anche un semplice simpatizzante. Ci ha mai
pensato, Sergio Romano?

Emanuel Segre Amar

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