Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/02/2009, l'articolo " Gli arabi contro Di Caprio per la 'sionista' Refaeli " di Francesco Battistini sulle accuse e gli insulti ricevuti da Leonardo Di Caprio in seguito alla sua decisione di sposare Bar Refaeli e convertirsi all'ebraismo. Ecco l'articolo:
GERUSALEMME — The Departed: l'amore cambia tutto, direbbe il poeta, e per amore (dice la stampa araba) Leonardo DiCaprio sarebbe pronto a cambiar fede. A sposare Bar Refaeli, top model israeliana che non si sa mai bene se è ancora sua fidanzata. E già che c'è, «per espresso desiderio del futuro suocero», a convertirsi all'ebraismo. La chiacchiera finisce nel tg di Al-Arabiya e diventa quasi una notizia. Uno scandalo: ma chi, il DiCaprio che vota Barack Hussein Obama, che rimproverava gli sceneggiatori «antiarabi » di Hollywood, che recita con le attrici iraniane? Vero o falso, tanto basta: il blog del network s'intasa d'insulti, invettive, vaderetro. 114 messaggi, e solo perché la direzione censura i più duri. «Lo dice il Corano: chi cambia religione, va all'inferno. Chi passa ai sionisti, anche peggio!» (firmato: l'indignato). «Non ci perdiamo molto, habibi, diventa quel che vuoi: congratulazioni per la tua religione e per la tua puttanella ebrea» (un'ex ammiratrice). «Ci mancava lui: chi è il prossimo?» (un iracheno).
Convertiti. Reclutati. Comunque convinti. Chi sarà il prossimo, non si sa. «Non riesco a ricordare un periodo d'ostilità come questo», dice Guy Bechor, opinionista molto seguito: «Vietano ai nostri tennisti di giocare, proibiscono di proiettare Schindler's List nei cinema. E adesso questa notizia che li sconvolge. Il punto è l'immagine che circola di noi ebrei: subumani, crudeli, sempre pronti a fregare gli altri. Qualcosa bisognerà pur fare». Lo pensa anche il governo israeliano. Che infatti ha rimesso al lavoro l'Asbarah, la sezione speciale del ministero degli Esteri, incaricata di reclutare personaggi famosi e di «vendere» meglio l'immagine del Paese. L'ultimo arrivato è l'ex interista Lothar Matthäus, un grande del calcio, quello che Maradona definiva «l'avversario più forte che abbia mai avuto»: in marzo andrà in Germania, alla Fiera del turismo di Berlino, per fare da uomo-sandwich allo stand israeliano.
Che sia un tedesco a riaggiustare l'immagine, un po' colpisce: è la prima volta che a Gerusalemme scelgono un testimonial non israeliano.
Anche se Lothar, 47 anni, è ormai di casa: allenatore del Maccabi Netanya, domicilio a Tel Aviv, l'ex campione del mondo è parso l'uomo giusto per invogliare turisti e pellegrini tedeschi, dopo le bombe di Gaza e le manifestazioni di protesta. Il contratto prevede che Lothar dica: «Israele è un Paese sicuro». E poi palleggi coi visitatori dello stand, faccia interviste, firmi palloni.
«Ogni sua uscita — prevede Shaul Tzetah, stratega della promozione — vale almeno una paginata sui giornali tedeschi».
Il gioco non è nuovo. Gli «ambasciatori culturali» con la stella di David sono molti. Proprio Bar Refaeli, DiCaprio o no, è stata incaricata di sfondare sul mercato inglese e americano: sta su tutte le copertine, e tanta popolarità val bene un occhio chiuso sui suoi trucchetti (a 18 anni si sposò e divorziò in un lampo) per saltare la leva militare obbligatoria. In Turchia, l'immagine è affidata all'ex calciatore Haim Revivo. Nel Medio oriente c'è da spendere la fama di Noa, in gara all'Eurofestival con una cantante araba. In California, il giovanissimo direttore d'orchestra Dan Ettinger.
Anche l'Italia ha la sua ambasciatrice: Moran Atias, 27 anni, valletta tv, già nota per aver sostenuto la campagna del sindaco di Milano contro i graffitari. Ma quanto si fanno pagare, tutti questi vip? Non si sa. Matthäus, che ha pur sempre da versare gli alimenti a tre ex mogli, s'è accontentato d'ottomila euro: giusto per coprire le spese.
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