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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.02.2009 Due siti iraniani censurati
Erano troppo favorevoli a Mohammed Kathami, rivale di Ahmadinejad alle prossime elezioni presidenziali

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 febbraio 2009
Pagina: 12
Autore: Paolo Salom
Titolo: «Oscurati i siti pro Khatami 'Il governo teme i riformisti '»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/02/2009, l'articolo " Oscurati i siti pro Kathami  'Il governo teme i riformisti ' " di Paolo Salom sulla censura di due siti iraniani favorevoli a Mohammed Kathami, candidato  alle prossime elezioni in Iran.
A proposito del presunto "riformista" Khatami, occorre ricordare che durante la sua presidenza né il programma nucleare, né il sostegno al terrorismo, né la violazione dei diritti umani all'interno dell'Iran sono cessati.
Ecco l'articolo:

Un colpo sotto la cintura. La campagna per le prossime presidenziali in Iran, previste per il 12 giugno, comincia a mostrare evidenti segni di nervosismo. Le autorità di Teheran hanno bloccato due siti Internet che promuovevano le posizioni del leader riformista Mohammed Khatami, già presidente per otto anni tra il 1997 e il 2005. L'8 febbraio scorso, Khatami ha lanciato la propria candidatura per un nuovo mandato. Ma il suo progetto era chiaro almeno dall'estate scorsa, quando i due siti,
Yaarinews.com e Yaari.ir, erano stati lanciati con l'intenzione di contrastare la politica «radicale» dell'attuale presidente, Mahmoud Ahmadinejad.
Ieri, le homepage dei due portali erano «invisibili » all'interno dell'Iran (ma non all'estero). «A mezzogiorno — ha spiegato all'Ap Behrouz Shojaei, il direttore editoriale — siamo stati informati che i nostri due siti erano stati bloccati. Un gesto che significa una cosa sola: i radicali non sono disposti a tollerare la sfida di Khatami a Ahmadinejad». Shojaei ha poi spiegato che il governo si è probabilmente irritato per una notizia riportata senza censure dai siti. E cioè che le autorità avevano «accompagnato » centinaia di cittadini ad applaudire, mercoledì, un comizio di Ahmadinejad nella città di Yazd. In più, due giorni più tardi, studenti e soldati erano stati inviati in città, con autobus pubblici, dopo la chiusura delle scuole nei villaggi vicini: per acclamare il presidente in visita. La folla «entusiasta» era stata portata a esempio, dall'entourage presidenziale, della «popolarità» di Ahmadinejad nel Paese.
Difficile dire se il presidente Ahmadinejad, un tempo beniamino della Guida Suprema, l'ayatollah Alì Khamenei, sia davvero ancora così apprezzato. Artefice di uno scontro a tutto campo con l'Occidente, il leader ha di fatto isolato l'Iran con la sua retorica virulenta, le sue ripetute minacce di voler «radere al suolo » Israele e la sua ferrea volontà di raggiungere la capacità atomica. Ora, in un contesto internazionale molto più fluido, con un presidente americano, Barack Obama, che non fa mistero di voler riportare il dialogo con il mondo islamico al centro del suo mandato, è possibile che, a Teheran, anche gli ayatollah più irriducibili si convincano che un presidente più «morbido» serva meglio gli interessi nazionali. Khatami, in passato, ha dato prova di duttilità e pragmatismo. Soprattutto, è visto dalle giovani generazioni iraniane — piuttosto disincantate — come il migliore leader possibile, in un contesto che non può certo cambiare radicalmente. Ma a giugno un altro contendente potrebbe ottenere il favore degli elettori scalzando sia Ahmadinejad sia Khatami: Ali Larijani, ex capo negoziatore sul nucleare e presidente del Majlis, il Parlamento. Ben conosciuto in Occidente, potrebbe essere la carta migliore degli ayatollah sulla scena mondiale.

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