Riprendiamo da LIBERO di oggi, 22/02/2009, l'articolo " Traditori islamici condannati a fare i kamikaze " di Guglielmo Sasinni sul trattamento riservato da Hamas ai palestinesi considerati spie di Israele. Ecco l'articolo
Li avrebbero potuti uccidere con una raffica di Kalashnikov, come i terroristi di Hamas usano fare per “giustiziare ” quei palestinesi che considerano spie di Israele. Questa volta invece gli hanno riservato il più perfido degli inganni, li hanno costretti a vestirsi da shaid, da “martiri” kamikaze che aspirano al paradiso di Allah, li hanno imbottiti di tritolo e li hanno spinti fino all’obiettivo: Juhr al-Dik, una località nel settore sud-orientale della Striscia di Gaza, a ridosso della frontiera israeliana.
All’alba di ieri i due si sono diretti verso la postazione dei soldati israeliani con fare incerto, i militari resisi conto all’ultimo momento della minaccia hanno aperto il fuoco uccidendoli. Questa la versione ufficiale. In realtà sembra che le cose si siano svolte diversamente. Le cariche esplosive nascoste sotto le giacche dei fratelli Yaqoub e Ahmed Nassar, palestinesi nati nei campi profughi della Striscia, sono esplose prima che venissero sparate le raffiche dei soldati israeliani.
I due “kamikaze” non volendo provocare una strage hanno premuto gli inneschi prima di superare la recinzione israeliana. Yaqoub e Ahmed erano affiliati ad Hamas, da tempo si erano resi conto dei tradimenti del movimento integralista palestinese che tiene in ostaggio Gaza. Questi due fratelli li incontrai lo scorso gennaio a Tel Aviv, cercavo notizie per un articolo sui collaborazionisti palestinesi ( “Libero” 10.01.09). Parlammo a lungo e quando scrissi li indicai come “Khaled” e “Omar, mi spiegarono perché non si ritenevano dei traditori, ma dei combattenti. Adesso ho capito che cosa intendevano.
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