martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
19.02.2009 Israele e la sua brutta copia sui quotidiani
L'analisi di Alessandro Schwed

Testata: Il Foglio
Data: 19 febbraio 2009
Pagina: 2
Autore: Alessandro Schwed
Titolo: «Come si spiega questa muffa mediatica attorno alle elezioni in Israele»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 19/02/2009, l'articolo " Come si spiega questa muffa mediatica attorno alle elezioni in Israele " di Alessandro Schwed sull'immagine sbagliata di Israele che i media continuano a presentare all'opinione pubblica. Ecco l'articolo:

C’è uno stato d’animo, non cessa. Sta assopito, poi si desta. E’ uno spirito che precede ogni avvenimento israeliano, simile a un vento contrario che a un tratto si alza e va addosso a Israele. Un gelido tramontano che pela i fatti come patate, toglie la loro forma iniziale e la riveste di una muffa gradita all’opinione pubblica. Fa della cronaca un tubero irriconoscibile. Su Israele non conta la verità, ma la verità che piace. Guerra o elezioni, gli avvenimenti sono fumetti con i buoni e i cattivi. Già da prima delle elezioni, la prospettiva che l’incarico di governo potesse venire affidato a Netanyahu, è stata lanciata in faccia ai lettori quale imminente Armageddon, come se non fosse Teheran a minacciare il mondo – la qual cosa va detta e pensata piano. E’ vietato immaginare la realtà israeliana dove la sicurezza è connessa alla sopravvivenza, e infatti le elezioni si sono svolte intorno a chi di più garantisse sicurezza alla nazione. In Europa, quando la verità è sugli ebrei, non è di casa: è esule. Poco vale che l’esistenza di Israele sia avversata dai paesi arabi sin dalla fondazione dello stato: l’avversione agli ebrei è naturale come l’esistenza dell’acqua. C’è uno schema televisivo e regressivo come in una realtà infantile: gli ebrei sono i cowboys e i palestinesi gli indiani. Curioso che gli ebrei siano gli indiani da duemila anni e non lo veda nessuno. Guardate la lettura di Gaza offerta dai media, lettura che si va sgretolando; ricordatevi la cronaca visionaria della repressione del campo di Ienin. La cronaca israeliana è scritta in un sogno, è realtà rimodellata. Persino le recenti elezioni sono state seguite come gli ennesimi preamboli ebraici alla Terza guerra mondiale che se scoppierà, sarà per colpa loro. La guerra a Gaza, pochi giorni fa genocidio operato delle ex vittime delle SS, ora sta mostrando in modo limpido, ma quanto sottovoce, le vere cifre dei morti, la loro composizione e la vita palestinese sotto il magico regno di Hamas. Poche ore fa, la muffa mediatica copriva la realtà delle elezioni, descrivendo sbaragliata la Livni e trionfante la destra, in modo di rappresentare gli israeliani come fascisti naturali E il titolo di un giornale moderato come Avvenire è colpito dalla muffa mediatica: gli israeliani temporeggiano con la scusa di inserire Shalit nella trattativa con Hamas. Come se la sua vita fosse una ridicola scusa per non concedere niente ad Hamas - di cui a un tratto viene presa in mano la bandiera. A sessantuno anni dalla fondazione dello stato ebraico, molti non desiderano capire che poi Israele è una piccola comunità. Ogni soldato che muore è vicino di un vicino di casa, cugino di un cugino, amico di amici comuni. Sarebbe stato da rimarcare come in cambio di Shalit, Hamas chieda mille prigionieri palestinesi, e così noto – in verità senza stupore che la vecchia muffa stia riprendendo il suo cammino naturale – come si sorvoli su chi sono i prigionieri che si fanno chiamare resistenti, gli eroici patrioti che hanno fatto esplodere corpi di persone che aspettavano l’autobus, erano a un matrimonio, a fare la spesa. La cronaca ammuffita dimentica. E la dimenticanza più ammuffita è che grandi plebi diseredate lottano per l’olocausto nucleare di Israele. La corrente della pace con la muffa non si assume responsabilità. Non paga un prezzo personale. Con la muffa, sparge a due mani la parola sicurezza, ma quando parla di sicurezza intende quella europea. Ciò non costituisce grande novità. Il suo primo nome è pregiudizio. Il suo secondo, terrore – effetto lapalissiano del terrorismo.

Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT