Riprendiamo dall'OPINIONE di oggi, 17/02/2009, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo " Israele, un ' pizzino ' per formare il governo " sulle possibili coalizioni del futuro governo israeliano. Ecco l'articolo:
Tzipi Livni, prima della riunione di governo di domenica mattina, ha passato un biglietto al primo ministro Olmert sul quale erano scritte delle frasi che la dicevano lunga sullo stallo dovuto ai risultati elettorali. "Non sarò mai il numero due di Netanyahu, ho già ricoperto questa carica e so perfettamente che non possono influire come vorrei sulle scelte politiche importanti." Il passaggio di questo "Pizzino" alla "Provenzano" è avvenuto davanti alle telecamere e il Cameraman ha avuto anche il tempo per mettere bene a fuoco la scritta. La notizia delle intenzioni del segretario di Kadima ha fatto così il giro del mondo ed è stata fatta passare come una semplice ed inattesa gaffe politica. Chi però conosce il mondo politico israeliano e le sue regole sa perfettamente che tutto ciò è lontano dalla realtà. I giornalisti e le telecamere sono ammessi nella sala del consiglio solo per pochi minuti e prima che la riunione abbia inizio, questo per permettere la ripresa di immagini da poter usare nei servizi del telegiornale. La domanda che molti si pongono è: se doveva essere un messaggio riservato, la Livni non poteva aspettare che le telecamere fossero uscite? Il sospetto che la mossa fosse organizzata è quasi una certezza. Tanto è vero che Olmert, a fine riunione, ha fatto trapelare che secondo lui Kadima debba passare all'opposizione in modo da lasciare Netanyahu nelle grinfie dei partiti di estrema destra e religiosi rendendogli così la vita impossibile. È una vera partita a scacchi quella che si sta giocando sui vari tavoli di trattative e quella del "pizzino" è solo una delle tante mosse, una mossa al rialzo, anche perché è impensabile che il primo partito in ordine di voti possa scegliere di stare all'opposizione. Il "Pizzino" però non è stata l'unica mossa, infatti, il ministro Haim Ramon, che per Kadima cura le trattative con Israel Beitenu, ha dichiarato che nel caso in si arrivasse ad un accordo per una coalizione con Libermann la Livni è disposta ad accettare tutte le sue condizioni, condizioni che cambierebbero in parte la fisionomia dello stato. Verrebbe introdotto il matrimonio civile, sarebbe cambiata la legge elettorale, nessun accordo o trattativa con Hamas fino a che non riconosca il diritto all'esistenza di Israele, sarebbe riconosciuto lo status di Ebreo, attualmente riservato ai soli Ebrei Ortodossi, anche ai Riformisti ed ai Liberali e, cosa più importante, la revoca della cittadinanza a tutti coloro, Ebrei, Cristiani, Musulmani o di ogni altra minoranza etnica o religiosa che non dimostri fedeltà alla nazione. Consapevole della sua importanza e dei buoni rapporti che ha sia con Netanyahu che con la Livni, Avigdor Libermann ha scelto, come il cinese del famoso proverbio, di attendere con pazienza sulla riva del fiume. Se tutto questo fosse confermato a Netanyahu non resterebbe molto da offrire, e venendogli a mancare l'alleato più prezioso sarebbe costretto a scendere a patti, che è, tra l'altro, quello che in molti si aspettano. Con 70 parlamentari su 120 la coalizione avrebbe quella larga maggioranza che permetterebbe la formazione di un governo stabile in grado di affrontare le difficoltà del prossimo futuro ed in grado di coprire l'intera legislatura.
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