Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Tennista non può giocare al torneo di Dubai perchè è israeliana La cronaca di Davide Frattini
Testata: Corriere della Sera Data: 16 febbraio 2009 Pagina: 13 Autore: Davide Frattini Titolo: «' E' israeliana, non può giocare ' - il Dubai esclude la stella del tennis»
I quotidiani di oggi, 16/02/2009, riportano la notizia della tennista Shahar Peer alla quale non è stato concesso il visto di entrata per partecipare al torneo di Dubai perchè israeliana.. Eravamo abituati a considerare Dubai una oasi felice del turismo internazionale. Cieravamo dimenticati che anche Dubai, quando si tratta di Israele, si comporta come gli stati islamici fondamentalisti. Di seguito la cronaca di Davide Frattini sul CORRIERE della SERA , segue una breve rassegna di inquietanti fatti precedenti.
Davide Frattini : " ' E' israeliana, non può giocare ' - il Dubai esclude la stella del tennis "
TEL AVIV — Shahar Peer è la prima tennista israeliana ad aver giocato in uno dei sei Paesi arabi del Golfo. Un anno fa in Qatar, davanti a una cinquantina di persone. Piccolo pubblico per un grande evento. Adesso le è stato negato il visto dagli Emirati arabi uniti e non potrà partecipare al torneo del Dubai. 6-1, 6-0. «Gli organizzatori ci avevano garantito il permesso per l'ingresso — commenta il fratello e portavoce, Shlomi —. Solo sabato notte, a due giorni dall'inizio, ci hanno detto che tutto era bloccato». Peer, quarantottesima nella classifica mondiale, sarebbe stata ancora una volta la prima israeliana a giocare nel Dubai, che non ha relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico. «La decisione è inaccettabile — spiega Larry Scott, che guida la World Tennis Association —. Shahar si è guadagnata sul campo il diritto di partecipare». La Wta sta valutando come sanzionare l'esclusione e il torneo del prossimo anno, valore due milioni di dollari, potrebbe essere cancellato dal calendario internazionale. La tennista avrebbe dovuto volare nel Dubai dalla Thailandia, dove ha perso nella semifinale dell'Open di Pattaya contro la russa Vera Zvonareva, numero cinque al mondo. Al torneo dell'Emirato partecipano tutte le prime dieci tenniste della classifica. «Sono molto sorpresa — dice la francese Amelie Mauresmo, ex numero uno —. Lo sport deve restare fuori da questioni come la guerra o la religione». «Mi dispiace molto per lei, è una ragazza molto sensibile. Spero che alla fine riescano a farla giocare», commenta Elena Dementieva, che ha sfidato Peer di recente. Il Qatar ospitava l'unica missione diplomatica israeliana nel Golfo e il presidente Shimon Peres, allora vicepremier, aveva visitato il Paese nel 2007. L'ufficio commerciale è stato fatto chiudere dalle autorità arabe per protesta contro i ventidue giorni di conflitto nella Striscia di Gaza. «Ho girato per i negozi e mi sono fermata a mangiare in un ristorante marocchino», aveva raccontato Peer della sua esperienza in Qatar. «Tutti sono stati molto gentili con me». All'inizio di gennaio, aveva respinto l'appello a ritirarsi da un torneo ad Auckland. Un'associazione neozelandese le aveva scritto una lettera invitandola a cancellare la partecipazione in una campagna per il boicottaggio di Israele, durante l'offensiva a Gaza. «Non sono responsabile per le scelte del mio governo, sport e politica devono rimanere separati. Sono qui per il tennis. Se vogliono protestare lo facciano, è la loro scelta. La mia è quella di giocare», aveva dichiarato Shahar. «Sto cercando di non pensare a quello che succede a Gaza. È difficile, ho pianto e spero che finisca presto, nessuno vuole essere in una guerra». «Il boicottaggio sportivo è importante, perché è molto più visibile di qualunque altra protesta e può avere un impatto psicologico sul Paese che lo subisce », ha commentato John Minto, l'organizzatore dell'operazione in Nuova Zelanda. Minto è riuscito a raggruppare una ventina di persone fuori dalla stadio dove giocava Peer, cartelli e slogan anti-Israele, senza il lancio delle scarpe che era stato minacciato. Il fratello della tennista è stato richiamato dall'esercito come riservista per il conflitto a Gaza. A diciotto anni, nel 2005, anche Peer si era presentata in caserma per il servizio militare obbligatorio. Il primo giorno in divisa, dopo la sessione di allenamento quotidiana, alle sei del mattino, era stata seguita da fotografi e giornalisti, «come per una visita del capo di Stato maggiore», avevano commentato i portavoce dell'esercito. «È più eccitante che sfidare in campo Maria Sharapova. Sono contenta di uscire dalla bolla in cui vivo», aveva detto lei. Nei due anni da militare, Peer ha continuato a giocare. Dopo le prime tre settimane di addestramento, è stata assegnata a una base nel centro del Paese, non lontano da casa, dove ha prestato servizio nei periodi passati in Israele, tra un torneo e l'altro.
I precedenti
Basket Il 7 marzo 1979 tifosi della squadra di basket di Varese, Emerson, accolgono gli israeliani del Maccabi Tel Aviv con croci e slogan inneggianti al genocidio nazista
Calcio Il trasferimento all'Udinese dell'ex-star del calcio israeliano Roni Rosenthal, nell'estate del 1987, fu impedita da fazioni razziste che minacciarono la società di calcio
Olimpiadi Il 9 agosto 2008 un nuotatore iraniano, Mohammad Alirezaie, non è sceso in vasca, a Pechino, per la presenza di un atleta israeliano, Tom Beeri (foto)
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