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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.02.2009 Una donna al governo non fa primavera
L' Arabia saudita è ancora un paese medievale

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 febbraio 2009
Pagina: 16
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «Una donna al governo, svolta liberal in Arabia»

Una donna al governo Svolta liberal in Arabia

Questo il titolo del CORRIERE della SERA di oggi, 15/02/2009, a pag.16, con il servizio di Cecilia Zecchinelli. Non dissimile da quelli di molti altri giornali. Ma se la donna che deve rappresentare la " svolta liberal " è ancora quella riprodotta per illustrare l'articolo, e che riproduciamo in fondo a questa pagina, allora bisogna guardarsi dal troppo ottimismo. Che al governo di un paese retto da regole medievali entri una donna, non ci pare quel gran cambiamento, soprattutto pensando che quella donna non ha oggi nemmeno il diritto di guidare l'automobile. Per non dire del resto, molto più importante e essenziale.

Ecco l'articolo:

Sostituiti i capi della polizia religiosa e della Corte suprema. Le aperture annunciate iniziano a prender forma

Rimpasto senza precedenti: via due ultraconservatori

Per la prima volta una donna nel governo saudita: Norah Al Faiz, già rettore dell'importante Kingdom Schools, sarà viceministro con delega per l'istruzione femminile, uno dei dossier più delicati e controversi del Regno.
E ancora: un nuovo capo più giovane e meno estremista della potente (e da molti detestata) polizia religiosa. Sostituito anche il presidente della Corte Suprema, il fanatico Salih Al Luhaydan che aveva pubblicamente dichiarato meritevoli di morte i proprietari delle tv che trasmettono «programmi immorali»: un passo cruciale verso la vera riforma del sistema giudiziario che permette continui abusi perfino da un punto di vista «islamicamente corretto».
Rivoluzionato il Consiglio degli Ulema, massimo organo religioso, con un nuovo capo e soprattutto con nuovi membri rappresentanti le quattro scuole dell'Islam sunnita: il monopolio degli hanbaliti, i più conservatori interpreti dei Testi sacri di cui fanno parte i wahhabiti, è finito (anche se gli sciiti ne restano esclusi). Rimosso il ministro della Giustizia. E quelli dell'Informazione, dell'Istruzione, della Sanità, nonché il governatore centrale in carica da 26 anni (questi ultimi per motivi più legati all'efficienza dello Stato che alla lotta all'estremismo, ma comunque una mossa vitale).
In sintesi, le riforme promesse e finora solo accennate (per molti perfino «tradite ») da re Abdullah d'Arabia fin dalla sua nomina nel 2005 iniziano a prendere forma, diventano ufficiali e dichiarate. Forse per le (relative) difficoltà economiche del Regno, o per le pressioni internazionali, o per quelle interne seppur limitate all'élite. O perché re Abdullah ha trovato modi e tempi per imporsi alle componenti più retrive (anche nella famiglia reale) del Paese. In realtà per un insieme di questi fattori, molto si sta finalmente muovendo nella più assoluta e conservatrice delle monarchie arabe.
«La gente è molto eccitata, la nomina di Norah Al Faiz manda un chiaro segnale: il fatto che il re abbia scelto una donna anziché un burocrate significa che vuol fare sul serio», commenta Khaled Al Maaena, direttore di Arab News. Perché se lo stereotipo occidentale delle «povere saudite velate che non possono nemmeno guidare» si scontra con una realtà di migliaia di donne imprenditrici, dirigenti, docenti, funzionarie, professioniste, attiviste e artiste, è innegabile che molto, moltissimo ci sia ancora da fare per arrivare a pari diritti tra i sessi (senza dimenticare i molti diritti di cui nemmeno gli uomini godono). «Abbiamo moltissime laureate che poi non trovano lavoro, una donna viceministro è la scelta giusta —, approva Mohammad Shady, professore dell'Università Ibn Saud da Riad —. E il rimpasto al governo, il più importante da venti anni, indica la volontà di cambiare». «Non solo facce nuove, ma idee nuove: le persone nominate sono più moderate e vicine all'agenda riformista del re», sostiene Jamal Khashoggi, direttore del quotidiano Al Watan ed ex consulente del governo.
Reazioni e plausi scontati, perché espressi da noti «liberal » sauditi. Il vero impatto sulla società e sugli equilibri interni al Regno si vedranno in futuro, come si capirà se re Abdullah potrà (e vorrà) continuare sulla via imboccata ieri con forza. Per ora, nello stesso giorno di San Valentino in cui l'anziano sovrano annunciava la sua rivoluzione, i famigerati «mutawa» della polizia religiosa sequestravano cuori e orsacchiotti rossi, perché simbolo «di una festa cristiana e pagana». Un triste copione che si ripete da anni: forse, inchallah, non sarà più così. 


A Riad  : Una donna dal fioraio nel giorno di San Valentino (Afp)
 
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