|
|
||
Leggere o ascoltare quanto scrivono e dicono i Segev e i Gideon Levy, solo per citarne due, porta a chiedersi in che mondo vivano e come possano articolare le loro cieche opinioni in piena coscienza. Nell’articolo pubblicato dal Corriere, Segev addirittura paragona Lieberman a Haider e alle condizioni che portarono al richiamo dell’ambasciatore israeliano dall’Austria! Gli eccessi intellettuali e di schieramento estremista non premiano la realtà, tanto meno l’attendibilità di chi li sostiene. Haider e il suo partito erano xenofobi ed antisemiti, simpatizzanti aperti dei neo-nazisti. Se con alcuni paesi arabi Israele ha allacciato “paci” pragmatiche, la maggioranza dei paesi arabi ed islamici rifiuta di riconoscere l’esistenza stessa di Israele e lo colpiscono trasversalmente con il finanziamento ed armamento al terrorismo. Quello che è peggio, realtà che sfugge incredibilmente a Segev & Co., è che la protesta del 1986, detta prima intifada, ha compattato in Galilea, un fronte arabo-israeliano, antisraeliano, divenuto sempre più aggressivo e con i connotati da quinta colonna araba negazionista nello stesso Israele. Dal definirsi (dal 1986) palestinesi, pur non rinunciando ad alcuno dei vantaggi della cittadinanza israeliana, allo spionaggio e complicità con la seconda intifada nel 2000 e durante la guerra in Libano del 2006. Israele è in uno stato di guerra a causa dei suoi mortali nemici, non a causa sua. Ogni concessione fatta da Israele è stata vista come una vittoria e ha aumentato l’aggressività dei suoi nemici. Nemici che vogliono annientare lo stato ebraico, nemici che ne negano le radici storiche e religiose, che apertamente dichiarano di voler uccidere ogni ebreo con un richiamo al Corano. Il fatto che all’interno dello stato ebraico, pluralista e più democratico della gran parte degli stati europei, vi sia un fronte che congiura con i suoi nemici mortali, non può più essere tollerato. Deputati arabi al Parlamento israeliano hanno tuonato contro Israele, manifestato il loro odio per Israele e si sono recati a Damasco a parlare con Mesha’al di Hamas, che da 40 anni neppure ha messo piede nella regione palestinese. Un conto è l’acceso scontro verbale, l’odio manifestato, tollerati ad oggi, un altro il tradurre tale odio con azioni di totale complicità con i nemici dello stato. La stessa Livni ha anticipato la questione arabo-israeliana, prima delle elezioni. Siamo alle solite: se parla come un’oca, se marcia come un’oca, è un’oca. L’arabo-israeliano che si definisce un palestinese, si schiera indipendentemente con il terrorismo palestinese e la popolazione palestinese, è palestinese. Ed è questa la scelta coerente che devono fare tutti quegli arabo-israeliani che si considerano palestinesi. Alla creazione del nuovo stato palestinese, dovranno optare per quello stato e perdere la cittadinanza israeliana tanto odiata. Lieberman chiede a questo punto un giuramento di fedeltà allo stato. Per meno, altri paesi avrebbero incarcerato i nemici interni – ed in stato di guerra come è Israele – li avrebbero fucilati per alto tradimento. Risulta a Segev e alla comunità internazionale, che Israele abbia agito in tal modo? Non è vero, invece, che Israele abbia dimostrato il suo alto senso democratico? Ma le sfide oggi contro lo stato ebraico sono aumentate ed è ora di richiamare alle loro responsabilità i cittadini arabo-israeliani. Troppo comodo godere dei vantaggi e sputare nel piatto di chi glieli garantisce. La continua oppressione in Cisgiordania? Da dove provenivano i suicidi bombaroli e gli sgozzatori di bambini e madri incinte? Se Arafat avesse fermato il terrorismo anziché incitarlo, non ci sarebbe stata nessuna oppressione in Cisgiordania. Né sembra che tutti i palestinesi del West Bank siano d’accordo con chi afferma che vengano oppressi dagli israeliani. I “nuovi” confini di Israele secondo Lieberman, stravolti da Segev, sono riferiti ai negoziati, sulla base della politica di Sharon e della Lettera di Accordi, che ha ottenuto in cambio del ritiro da Gaza, dal Presidente G. W.Bush il 14 aprile 2004, approvata dal Congresso degli Stati Uniti, e chiamata in breve “67 plus”. Non meravigliano certe posizioni. Non per nulla Segev appartiene al club dei neo-storici, cioè di coloro che non rispettano la storia ma l’adeguano e la interpretano – in questo caso – in chiave marxista. Altresì, giornalisti come Levy con le loro opinioni disgraziate. Per fortuna, contano come il due di picche in Israele. Se non ci fossero, non ci renderemmo conto di quanto gli israeliani siano esemplarmente democratici, intelligenti e costruttivi. Di certo, Israele non sarebbe mai diventato il paese che è con simili “intellettuali”. Sarebbe una provincia sovietica, anziché uno stato regredito se non addirittura annientato. Quanto alla morale: Segev e Levy chiudono gli occhi per non vedere le vittime vive e mutilate del terrrorismo arabo. Chiudono a sipario le loro palpebre sul parlamento israeliano e sui diritti/doveri dei cittadini arabo-israeliani. Legittimano ampiamente l’odio per Israele in occidente. Ma continuano a vivere in Israele. Chissà perché??? Già: chissà perché gli odiatori di Israele continuano a preferire Israele e il suo passaporto?! Danielle Sussmann |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |