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Ugo Volli
Cartoline
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Quando muore una cultura 13/02/2009

QUANDO MUORE UNA CULTURA

Cari amici,

sapete quando muore una cultura, una società, una formazione politica? Non quando incontra un avversario più potente, ma quando si convince di essere sbagliata: non solo di non poter vincere, ma di non dover combattere, perché gli altri, in fondo hanno ragione. Ci si assimila e si prendono i gusti dei propri successori, ogni singolo sperando di salvarsi. Succede così ai fenomeni letterari e artistici, che appaiono fuori moda ai loro stessi seguaci, e finiscono nei libri di storia. E'andata così con l'impero romano (per via del Cristianesimo) e con quello sovietico (per via del consumismo), agli imperi coloniali e agli Ottomani, a Napoleone e agli Asburgo. Voglio darvi una bellissima notizia: ora succede così anche a noi eurabiani. Ci stiamo felicemente suicidando! Non è bellissimo? Il momento della trasfigurazione, l'uscita di scena fra gli applausi... Abbiamo deciso che abbiamo compiuto troppi crimini, che abbiamo invaso troppi paesi, che siamo troppo ricchi. I nostri valori, come la libertà, la parità dei sessi, il progresso ci appaiono trascurabili o falsi. Lasciamo il posto alle nostre (presunte) vittime, per esempio all'Islam. Sono migliori di noi, anche se un po' tetri. Hanno ragione, certamente. E' il loro turno. Sono così convinti... Se qualcuno ha la mala grazia di opporsi, come quell'olandese Geert Williams che osa criticare il Corano, lo si insulta, gli si dà del fascista, si cerca di bloccarlo in tutti i modi. Se qualcuno vuole mantenere viva la sua vecchia cultura, fosse solo sul piano culinario, come hanno provato a fare a Lucca, è provinciale e un po' razzista. Chi vuol bloccarel'immigrazione selvaggia è fascista. Non parliamo di quelli che vogliono addirittura difendersi, come Bush: criminali. Questa è la ragione per cui noi Eurabiani, pur essendo buoni, siamo un po' irritati con voi. Che pretese avete di combattere, di non lasciarvi sommergere, di restare uno Stato ebraico... Hanno ragione loro, lo capite, no? Sono gli indigeni ; noi siamo gli invasori e dunque lo siete anche voi. Arrendetevi, chiamate pace la resa, tornate nei ghetti e smettete di disturbare.


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