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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.02.2009 Dall'Italia finanziamenti per la strage di Mumbai
Guido Olimpio sui risultati della indagini internazionali

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 febbraio 2009
Pagina: 16
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Finanziamenti dall'Italia per gli attentati di Mumbai»
Dal CORRIERE della SERA di oggi,  13/02/2009, "Finanziamenti dall'Italia per gli attentati di Mumbai ", di Guido Olimpio:

I terroristi di Mumbai si sono affidati alla fede e alla tecnologia.
Con la prima sono andati tutti, tranne uno, incontro alla morte. Con la seconda — racchiusa in telefonini, schede, satellitari — hanno semplificato un piano complesso, ma alla fine hanno lasciato tracce importanti. E quelle tracce, emerse dopo un poderoso lavoro investigativo che ha coinvolto indiani, pachistani, polizie europee e la Nsa americana, hanno rivelato sorprese interessanti.
È così emerso che gli estremisti del Lashkar-e-toiba (che il 26 novembre 2008 lanciarono attacchi simultanei nel sud di Mumbai, per arrendersi definitivamente dopo tre giorni) hanno potuto contare su finanziamenti dal-l'Italia e dalla Spagna. Forse solo poche centinaia di euro ma che dimostrano come nel terrorismo islamista l'elemento locale diventi subito globale.
È stato il consigliere del ministro degli Interni pachistano Rehman Malik a fornire i particolari del complotto ammettendo che i militanti avevano una base importante nel suo Paese. «Parte del complotto ha avuto luogo in Pakistan», ha finalmente dichiarato il rappresentante di Islamabad, che per due mesi e mezzo aveva respinto al mittente le durissime accuse di New Delhi.
Dopo una lunga indagine la polizia ha accertato inoltre che complici del commando, residenti all'estero, hanno avuto un ruolo logistico significativo. Alcuni di loro in Italia e in Spagna hanno garantito il denaro per acquisire numeri telefonici digitali che hanno permesso ai terroristi di comunicare via Internet. E le tracce del denaro sarebbero state trovate anche a Islamabad.
Fonti investigative italiane precisano che nelle scorse settimane il Pakistan ha trasmesso un paio di utenze telefoniche presenti nel nostro Paese e suscettibili di essere legate al piano d'attacco. Ma le verifiche sono ancora in corso e si intrecciano con una più attenta ricognizione per individuare eventuali appartenenti a gruppi radicali indiani o pachistani. Presenze ridotte emerse in passato in Lombardia con un paio di figure di spessore, nel Centro Italia e nel Sud.
Sviluppi importanti in Spagna dove è stato individuato «un elemento interessante», Javed Iqbal, residente a Barcellona. Attirato con un pretesto in patria, è stato poi arrestato. L'uomo avrebbe acquisito un numero digitale poi appoggiato su un server del Texas. Un altro personaggio — la cui identità non è stata svelata — ha poi fornito un telefono satellitare Turaya, comprato «in un Paese del Medio Oriente» e poi consegnato ai militanti. Un paio di schede telefoniche, inserite nei cellulari in dotazione ai killer, erano invece di origine austriaca: un simpatizzante del Lashkar-e-toiba le avrebbe comprate a Vienna.
Rehman Malik ha quindi rivelato l'arresto di 5 persone, tra cui il capo della rete, Zaki Ur Rehman, alto dirigente del Lashkar e il «luogotenente » Zarar Shah, l'esperto di comunicazioni. Con l'aiuto di alcuni uomini di fiducia hanno messo a disposizione due piccoli cargo — l'Al Husseini (poi affondato) e l'Al Fauz —, gommoni, motori nautici, armi e cibo. Un'attività logistica che si è svolta proprio sul territorio pachistano e nell'area di Karachi.
Le ammissioni di Islamabad sono state accolte con soddisfazione dal governo di New Delhi — «passo positivo » —, anche se gli esperti continuano a sospettare che gli assalitori abbiano avuto il sostegno di membri dell'intelligence pachistana, l'Isi.
E fonti indiane aggiungono di temere l'eliminazione dell'unico terrorista sopravvissuto, Ajmal Kasab. Dawood Ibrahim, boss mafioso legato agli 007, avrebbe stipulato «un contratto» per farlo uccidere.

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