Dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/02/2009, riportiamo la cronaca di Francesco Battistini sulle elezioni israeliane. Ecco il pezzo:
Francesco Battistini : " La sfida Livni - Netanyahu. Israele, governo difficile ", pagina 2:
Tra i due poli, quello intorno al Likud si sta coagulando. Yisrael Beiteinu: «Inclinazione naturale verso destra»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME — Ipotesi uno: si governa a turno, due anni Tzipi Livni e due anni Bibi Netanyahu, come fecero Shamir e Peres negli anni Ottanta (peccato che Bibi dica no). Ipotesi due: si fa un governo d'unità nazionale, premier Livni o Netanyahu, con Kadima, Likud, l'ultradestro Lieberman, il laburista Barak, i religiosi di Shas (peccato che si bloccherà il processo di pace coi palestinesi). Ipotesi tre: governa Bibi con una maggioranza di destra (peccato che chi ha vinto, Tzipi, finisca all'opposizione: sarebbe la prima volta). Ipotesi quattro: governa Tzipi con una maggioranza a pelle di leopardo, Kadima più laburisti più Lieberman più destra Torah (peccato che si finisca a litigare al primo consiglio dei ministri). Ipotesi cinque: si fa finta che ci siano le consultazioni e fra due mesi si torna a votare.
Comunque lo si giri, il cubo di (Shimon) Peres sembra un Rubik senza soluzione. Il pallino del dopo-voto è nelle mani del presidente israeliano, che sta cominciando a sentire tutti i partiti ed entro mercoledì dovrà dare l'incarico a un premier. I 28 seggi del Kadima, i 27 del Likud fanno cantare vittoria a tutti. «La maggioranza è inequivoca, con l'aiuto di Dio formerò il prossimo governo», reclama Netanyahu. «Israele ha scelto Kadima — è irremovibile la Livni —, Israele non appartiene alla destra, come la pace non appartiene alla sinistra ». I 15 deputati di Avigdor Lieberman ne fanno il più corteggiato dei leader. In un giorno solo, lo convocano sia Tzipi, sia Bibi. Ed entrambi, nelle stesse ore, s'incaricano da soli di formare un «governo d'unità nazionale»: la prima invitando il secondo a parteciparvi, il secondo evitando d'invitare la prima.
Il barometro sembra virare verso destra, in realtà. E per molti osservatori, Peres (che ieri ha ricevuto pure una telefonata di congratulazioni da Obama per «l'esempio di democrazia» offerto da queste elezioni) non ha grandi possibilità di manovra: è difficile che l'ex ministra riesca a spuntarla in una simile tempesta. Anche perché, fra i due poli, quello intorno al Likud si sta già coagulando. Lieberman non si sbilancia ancora, ma dice che la sua «inclinazione naturale è stare nella destra». Lo Shas, che pure l'aveva definito un Satana, apre subito le braccia all'astro d'Yisrael Beiteinu: «In fondo, ci sono state combinazioni politiche ancora più estreme».
Gli arabi, invece, sono indisponibili a qualsiasi appoggio del Kadima. Pure i disastrati laburisti, precipitati da 19 a 13 seggi, annunciano «un'opposizione battagliera» assieme ai tre deputati di Meretz (modesta proposta del giornale Haaretz: ma perché la sinistra sionista di Barak, quella che si sentiva unta dal Signore nella sua missione di governo, non chiude bottega e finalmente confluisce nel Kadima?). «Chiunque governi — è l'amaro commento di Nemer Hamad, storica voce palestinese —, sarà la destra a condizionarlo. Gli israeliani non hanno votato pensando alla pace da fare con noi: hanno pensato alla guerra da fare con l'Iran». Chiunque governi, ha ancora un po' da sospirare. Allo spoglio definitivo mancano 175 mila schede, quelle dei militari (filodestra, probabilmente), dei carcerati, degli invalidi e dei diplomatici. Un seggio o due che ballano. Un pareggio possibile, che renderebbe ancora più complicato il cubo di Peres.
O forse no.
Nel ritratto - molto ostile - di Avigdor Lieberman, (Avigdor il moldavo: Il diavolo è qui, venitelo a cercare, a pagina 2 e 3) Battistini scrive un falso storico sulla recente guerra Israele-Hamas: "quando disse «dobbiamo fare a Gaza quel che ha fatto Putin in Cecenia», in fondo, fu solo un buon profeta".
Diversamente da quanto fatto dalla Russia di Putin in Cecenia, Israele non ha compiuto bombardamenti indiscriminati di Gaza. Né ha abbattuto il regime di Hamas sostituendolo con uno di suo gradimento ( è plausibilmente a questa politica che Lieberman ha fatto a suo tempo riferimento).
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