sabato 21 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
10.02.2009 Su negazionismo e antisemitismo Williamson non ritratta
L'intervista di P. Wensierski e S. Winter e la cronaca di Giacomo Galeazzi

Testata: La Stampa
Data: 10 febbraio 2009
Pagina: 10
Autore: P. Wensierski - S. Winter - Giacomo Galeazzi
Titolo: «Camere a gas? Dimostratemi che sono esistite per davvero - E ora anche i lefebvriani gli tolgono tutte le cariche»

Sulla STAMPA di oggi, 10/02/2009, l'intervista di P. Wensierski e S. Winter al vescovo Richard Williamson sulle sue affermazioni negazioniste. Williamson non ritratta, afferma di non voler andare ad Auschwitz e dichiara che le sue convinzioni circa la Shoah derivano dalla lettura del Rapporto Leuchter ( che propone una teoria del tutto confutata secondo la quale le camere a gas non avrebbero potuto funzionare). Pensa di giustificare il suo antisemitismo dicendo che oggi, con questo termine, si intendono tante cose diverse ( e naturalmente utilizza la tattica collaudata di legittimare il pregiudizio antiebraico come "critica a Israele") e dichiara che le sue scuse al mondo ebraico ci saranno solo se e quando avrà trovato delle prove convincenti sull'Olocausto.
Intanto, a seguito delle sue posizioni negazioniste e della loro mancata ritrattazione, è stato rimosso dall'incarico di direttore del seminario in Argentina che dirigeva dal 2003 ed è rimasto isolato, come scritto nell'articolo di Giacomo Galeazzi sulla STAMPA di oggi. Ecco i due articoli:

P. Wensierski e S. Winter : " Camere a gas? Dimostratemi che sono esistite per davvero "

Con la sua negazione dell’Olocausto il vescovo Richard Williamson ha causato un grave danno alla Chiesa cattolica. Ma insiste, e dice di voler condurre una ricognizione «delle prove storiche» e di voler soltanto «cercare la verità».
Il Vaticano le chiede di ritrattare le sue affermazioni sulla Shoah e minaccia di non consentirle di riprendere la sua attività di vescovo. Come risponde?
«Ho sempre cercato la verità. È per questo che mi sono convertito al cattolicesimo e sono diventato prete. Posso soltanto dire una cosa, la verità della quale sono convinto. Poiché ci sono molte persone oneste e intelligenti che la pensano diversamente, devo riguardare le prove storiche un’altra volta. Se troverò questa prova, mi correggerò. Ma ci vuole tempo».
Come può un uomo colto, cattolico, negare l’Olocausto?
«Ho cominciato a studiare il tema negli Anni Ottanta. Ho letto vari scritti. Ho citato il Rapporto Leuchter (una teoria oggi smontata, emersa negli Anni Ottanta, che sosteneva erroneamente che le camere a gas naziste non potevano funzionare, ndr) in una intervista, mi sembrava plausibile. Ora mi dicono che è stata confutata a livello scientifico. Ho in programma di ritornarci».
Potrebbe andare ad Auschwitz di persona.
«No. Non andrò ad Auschwitz. Ho ordinato il libro di Jean-Claude Pressac “Auschwitz. Tecniche e operazioni delle camere a gas”. Me lo stanno spedendo. Lo leggerò e studierò».
Che cosa ha significato il ritiro della scomunica da parte di Benedetto XVI?
«Volevamo essere cattolici, niente di più. Non abbiamo sviluppato una nostra dottrina, ma soltanto conservato le cose che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato. Negli Anni Sessanta e Settanta tutto è stato cambiato nel nome di questo Concilio (il Vaticano II, ndr). Siamo stati costretti a ritirarci ai margini della Chiesa, mentre ora le chiese vuote e un clero invecchiato dimostrano che i cambiamenti sono stati un fallimento».
Ma il Concilio Vaticano II è considerato uno dei grandi risultati della Chiesa cattolica. Perché non lo riconoscete pienamente?
«Che cosa dovremmo riconoscere? Un importante documento, “Gaudium et spes” magnifica il turismo di massa. Ma è difficile immaginare come una società conservatrice possa abbracciare i pacchetti viaggio. Si parla della minaccia di una guerra nucleare tra le superpotenze. Minaccia superata. Questi documenti del Concilio sono sempre ambigui. E ciò ha causato il caos teologico in cui stiamo vivendo».
E le sue posizioni antisemite?
«San Paolo ha scritto: “Gli ebrei sono amati in nome di nostro Padre, ma nostri nemici in nome dei Vangeli”».
Intende seriamente usare la tradizione cattolica per giustificare il suo antisemitismo?
«Antisemitismo significa tante cose oggi, per esempio, uno è antisemita se critica le azioni di Israele a Gaza. La Chiesa condanna il rifiuto degli ebrei sulla base delle loro radici ebraiche. È ovvio, in una religione i cui fondatori e tutti gli importanti esponenti del primo periodo erano ebrei. Ma è anche chiaro, per il gran numero di ebrei cristiani agli albori del cristianesimo, che tutti gli uomini hanno bisogno di Cristo per la loro salvezza. Tutti, compresi gli ebrei».
Il Papa presto farà un viaggio in Israele e visiterà il Memoriale della Shoah, lo Yad Vashem. Lei è contrario?
«Fare un pellegrinaggio in Terra Santa è una grande gioia per i cristiani. Auguro al Santo Padre tutto il bene possibile durante quel viaggio. Quello che mi turba nello Yad Vashem è che Papa Pio XII viene attaccato in quel luogo, benché nessun altro ha salvato più ebrei durante il periodo nazista. Per esempio, concedeva certificati di battesimo a ebrei perseguitati per proteggerli dall’arresto. Questi fatti sono stati distorti in senso esattamente opposto. D’altra parte, spero che il Papa abbia anche a cuore le donne e i bambini feriti nella Striscia di Gaza, e che parli in favore della popolazione cristiana a Betlemme, che ora vive praticamente rinchiusa».
Ma perché non si scusa con il mondo ebraico per le sue dichiarazioni sull’Olocausto?
«Se mi rendessi conto di aver commesso un errore, chiederò scusa. Chiedo a ogni essere umano di credermi quando dico che non ho mai detto qualcosa di falso deliberatamente. Ripeto: ero convinto che i miei commenti fossero scrupolosi, basati sulle ricerche degli anni Ottanta».
Almeno riconosce i diritti umani?
«Quando i diritti umani vennero dichiarati in Francia, centinaia di migliaia di persone venivano massacrate nella stessa Francia. Quando i diritti umani vengono considerati un ordine obbiettivo che lo Stato deve raggiungere e migliorare, sono costantemente anti-cristiani. Quando servono a garantire la libertà di coscienza dell’individuo contro lo Stato democratico, allora svolgono un’importante funzione».

Giacomo Galeazzi : " E ora anche i lefebvriani gli tolgono tutte le cariche "

CITTÀ DEL VATICANO
Nuovo scontro all’interno della Fraternità San Pio X. Richard Williamson, il vescovo negazionista a cui il Papa ha revocato la scomunica, è stato rimosso dalla direzione del seminario a La Reja, vicino Buenos Aires, che dirigeva dal 2003. «Le affermazioni di Williamson - spiega la Fraternità San Pio X - non riflettono il alcun modo la posizione della nostra congregazione». Il vescovo non ha dunque lasciato l’incarico spontaneamente, ma è stato necessario un atto di autorità del superiore generale dei lefebvriani, Bernard Fellay. Senza l’abiura delle tesi negazioniste e il pieno riconoscimento del Concilio Vaticano II (soprattutto del documento «Nostra Aetate» sull’ebraismo), il vescovo Richard Williamson resta «scomunicato e scismatico». Per il momento però, non sembra che Williamson sia stato espulso dalla confraternita lefebvriana mentre in Vaticano, alla Congregazione della Fede, si stanno valutando le misure da prendere nei suoi confronti, dopo che la Santa Sede gli ha esplicitamente chiesto di ritrattare le posizioni negazioniste, se vuole essere riammesso come vescovo all’interno della Chiesa cattolica. Le misure possibili su cui sta riflettendo l’ex Sant’Uffizio, sono l’ordine di ritrattare, la riduzione al silenzio o, più grave, una nuova scomunica.
Le posizioni di Williamson sull’Olocausto sono incompatibili con la riammissione nella Chiesa cattolica e la ritrattazione, spiegano nei Sacri Palazzi, è «condizione indispensabile» per l’effettiva rimozione della scomunica «latae sententiae» in cui il vescovo (insieme a tre confratelli) è incorso il 30 giugno 1988 a causa dell’ordinazione illegittima da parte dell’ultratradizionalista Marcel Lefebvre. Per una ammissione «a funzioni episcopali nella Chiesa», monsignor Williamson deve «prendere in modo assolutamente inequivocabile e pubblico le distanze dalle sue dichiarazioni riguardanti la Shoah». Quindi, resterà valida per lui la «gravissima pena canonica» se il vescovo negazionista non abiurerà le sue tesi. Una eventualità che appare in Vaticano molto concreta vista la volontà di Williamson di «non ritrattare nulla finché non gli verranno fornite le prove dell’uccisione degli ebrei nelle camere a gas naziste». E aggiunge: «Ci vorrà molto tempo, serviranno anni». Un’attesa che la Santa Sede non è disposta a tollerare.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sull'e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT