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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Helen Epstein Di madre in figlia 09/02/2009

Di madre in figlia              Helen Epstein

Traduzione di Elisa Renso

Forum                                  Euro 22,00

Attraverso istantanee perfette e di implacabile nitore, fotografando gli attimi in cui ogni vita si delinea e si schiude alla propria sorte o, al contrario, prende una direzione inaspettata, Helen Epstein ripercorre a ritroso la storia di quattro generazioni di donne in una sorta di epica familiare che partendo dalla fine dell’Ottocento ritrae anche la storia degli ebrei nell’Europa centro-orientale.

Helen Epstein è la più giovane di una famiglia proveniente dal centro Europa in cui i genitori, i nonni, gli zii sono stati vittime dei pogrom antisemiti e dell’immane tragedia della Shoah.

Nata a Praga nel 1947 e cresciuta a New York l’autrice, che ha studiato giornalismo negli Stati Uniti e in Israele, è conosciuta al pubblico italiano per il saggio “Figli dell’Olocausto” edito da Giuntina, un’opera che analizza le esperienze di coloro che hanno vissuto indirettamente una tragedia, vittime del senso di non appartenenza e ribadisce che non è vero, come spesso si crede, che tutto è finito con la Liberazione. Anzi il coraggio necessario per continuare a vivere dopo comporta, fra le altre, la difficoltà di dover affrontare domande come “Perché io fra tanti mi sono salvato?”

Domanda a cui non c’era risposta.

Nel saggio “Di madre in figlia” Epstein riprende e approfondisce questi temi mettendo in luce il complicato rapporto con la madre Franci, deportata ad Auschwitz il 18 maggio 1944, e tracciando con una prosa emozionante i profili di donne coraggiose, capaci di lottare ed emanciparsi nonostante le condizioni avverse in cui erano costrette a vivere.

Dal Medioevo ai giorni nostri, da Brtnice, Iglau, Kòlin passando attraverso Vienna e Praga fino ad arrivare a New York, l’autrice avvalendosi di studi e ricerche accurate oltre che delle memorie inedite (“Andata e ritorno”) scritte dalla madre Frances Epstein negli anni Settanta, conduce il lettore attraverso la storia degli ebrei nell’Europa centro-orientale.

Con il rigore dello storico Epstein narra il tremendo pogrom del 1389 a Praga, le espulsioni del 1426 dalla città di Iglau, i tentativi degli ebrei di ritrovare condizioni di relativa sicurezza per fondare nuove Comunità, l’accesso all’istruzione universitaria concesso dall’imperatore Giuseppe II oltre che l’abolizione di “tutte le imposizioni che per secoli erano servite a differenziare gli ebrei dal resto della popolazione”.

In questo percorso di ricerca delle proprie radici Helen incontra dei compagni di viaggio preziosi, Jiri Rychetsky, profondo conoscitore della storia degli ebrei vissuti tra Boemia e Moravia e Jiri Friedler, esperto di cimiteri ebraici.

Insieme a loro visita le cittadine di Jihlava, Iglau, Brtnice, Kòlin, raccoglie testimonianze e ritrova fotografie dei propri antenati ebrei offrendoci nel contempo un quadro indimenticabile della vita ebraica nel XIX secolo: un’epoca in cui gli ebrei “vivevano in campagna, avevano famiglie enormi con quindici figli” e spesso era difficile”determinare la propria data di nascita all’interno di una famiglia del genere”.

Ciò che colpisce in questa coinvolgente biografia familiare è la capacità di Helen Epstein di ritrarre le proprie antenate con sguardo attento e sensibile sia agli eventi storici che le vedono protagoniste, sia ai risvolti più intimi dell’anima, fedeli al loro ruolo di donna, madre, moglie e lavoratrice.

Therese Furcht, Pepi e Franci rispettivamente bisnonna, nonna e madre della scrittrice sono figure determinanti nel vissuto della Epstein, ciascuna con le proprie peculiarità e tutte unite da fili indissolubili: l’identità ebraica, benché nascosta e taciuta, e l’arte della sartoria, il luogo nel quale le donne possono confrontarsi, darsi reciproco sostegno ma anche crescere culturalmente ed emanciparsi socialmente.

E grazie all’arte del cucire la nonna Pepi, combattiva fino alla sua deportazione da Theresienstadt “verso Est”, troverà un conforto e un rifugio dalle delusioni della vita matrimoniale e la madre Franci riuscirà ad affrontare e superare gli orrori del campo di concentramento.

Le vicissitudini di queste donne, accomunate da una forza di volontà non comune, si dipanano attraverso gli anni in un percorso di crescita emozionante che coinvolgerà il lettore fino all’ultima pagina, restituendoci l’affresco di un’epoca drammatica e il ritratto di donne straordinarie che hanno saputo prima sottrarsi alle persecuzioni naziste e poi emanciparsi e rendersi autonome con l’arte del cucito.

“Di madre in figlia” è un saggio storico di inestimabile valore, un’indagine accurata attraverso luoghi, fatti e sentimenti di un passato che non può essere dimenticato.

Non è sempre facile trovare un libro che lasci un segno, che scavi dentro, che abbia in sé quegli elementi che ne fanno forse non un best-seller, ma piuttosto e comunque un capolavoro: discreto e stupefacente insieme.

Ci sono qualità che fanno di un romanzo un potenziale classico della letteratura.

Ci sono libri, come quello di Helen Epstein, che non sono “di moda” e che proprio per questo destinati a durare nel tempo e a mettere radici nel cuore e nella mente dei lettori.

 Giorgia Greco


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