Abdul Qadeer Khan - noto come A.Q.Khan e padre dell’atomica pakistana – è stato liberato il 6 febbraio scorso, grazie alla sentenza dell’Alta Corte di Islamabad, senza che la notizia suscitasse alcun clamore in Italia, sprofondata nelle sue infinite querelles politiche ed etiche. Intanto, problemi ben più vasti sfidano l’occidente.
Chi è AQ Khan? Torniamo al settembre del 2007.
“Nel dicembre del 2003, il leader libico Col. Moammar Gheddafi sconvolse il mondo quando annunciò che il suo paese aveva deciso di abbandonare diversi programmi avanzati per lo sviluppo di armi di distruzione di massa, incluse le bombe nucleari. Il mondo era stato preso di sorpresa dallo stadio avanzato che il programma aveva raggiunto. (La conseguente visita in Libia degli agenti dell’intelligence degli Stati Uniti e del Regno Unito, rivelò quanto fosse stato grave il loro fallimento). Il sito nucleare libico includeva centrifughe, un avanzato programma di arricchimento dell’uranio ed un raffinamento del plutonio ancora su piccola scala. Gli ingredienti chiave della bomba atomica. Benché sollevati dal fatto che Gheddafi avesse deciso di abbandonare il programma, le agenzie occidentali d’intelligence non riuscivano a capacitarsi del come la Libia – che per anni si sapeva nutrisse aspirazioni nucleari, ma per decenni si era dimostrata ben lontana dal raggiungerle – fosse riuscita ad arrivare ad uno stadio tanto avanzato in un lasso di tempo tanto breve.
La risposta, per gli Stati Uniti e per il Regno Unito, fu presto scoperta ad Islamabad, in Pakistan, nell’ufficio del fondatore del programma nucleare pachistano, il Dr. Abdul Qadeer Khan. Famoso ovunque come AQ Khan, lo scienziato nucleare ed eroe nazionale pachistano fu allora accusato di essere il responsabile del mercato nero nucleare che non solo forniva tecnologia nucleare alla Libia, ma anche all’Iran e alla Corea del Nord. Le agenzie occidentali di intelligence ritengono che nell’ultimo ventennio abbia fornito parti nucleari a questi tre paesi e la capacità e conoscenza per utilizzarle. Questa settimana il nome di Khan è balzato di nuovo alla ribalta. Questa volta si sospetta che il suo mercato nero abbia fornito tecnologia nucleare e materiale per il sito che Israele – stando ai rapporti informativi esteri – avrebbe bombardato due settimane fa nel nord della Siria.
Il Vice Assistente del Segretario di Stato per la Politica di Non Proliferazione Nucleare degli Stati Uniti, Andrew Semmel, ha dichiarato che sebbene non potesse fare il nome dei fornitori, in Siria si trovavano ufficiali nord coerani e non poteva negare il possibile coinvolgimento della rete di Khan nel trasferire il materiale nucleare che Israele avrebbe distrutto. Non è ancora chiaro se la Corea del Nord abbia inviato la sua tecnologia in Siria per salvaguardarsi, nel presupposto di aver abbandonato le installazioni nucleari fatte ispezionare dall’IAEA, o se abbia venduto attualmente la sua tecnologia alla Siria. Ciò che è chiaro è che la pretesa collaborazione nucleare tra la Siria e la Corea del Nord – fortemente negata da entrambi i paesi – è la preoccupazione primaria per la Difesa di Israele. Sebbene Israele rimanga in silenzio su ciò che è accaduto o non è accaduto in Siria due settimane fa, una simile collaborazione tramuterebbe l’incubo in realtà : la proliferazione nucleare in tutto il Medio Oriente. D’altronde, per anni ci è stato detto che una delle conseguenze della sfida dell’Iran, nello sviluppo del suo potere nucleare, avrebbe spinto altri paesi del Medio Oriente a seguirne l’esempio.
La pretesa collaborazione nucleare tra la Corea del Nord e la Siria non dovrebbe sorprendere. I due paesi hanno una lunga storia di collaborazione, in particolare sui missili ballistici. Secondo rapporti esteri, la Siria possiede 60-120 missili Scud-C capaci di trasportare testate non convenzionali – che sono state fornite dalla Corea del Nord in questi 15 anni. E, come la Corea del Nord, anche la Siria ha un esteso programma di armi chimiche e biologiche che include il Sarin, i gas mostarda e il letale VX.
Sebbene l’Iran sia stato definito “la pù grande minaccia esistenziale per Israele nella storia”, la crescente valutazione dell’establishment della Difesa considera il programma nucleare pachistano una minaccia identica a quella dell’Iran. Il regime del Generale Pervez Musharraf è sotto costante attacco da parte di elementi musulmani radicali presenti in Pakistan, ed aumentano i tentativi di al Qaeda e del Jihad globale ad ottenere una bomba secondo le agenzie di intelligence israeliane. L’assunto è che se elementi di al-Qaeda metteranno le mani su una bomba nucleare, la useranno. Gli attuali sforzi dei gruppi terroristici sono tesi ad ottenere una bomba in Pakistan o in Russia.
Alexander Adler sostiene nel suo studio “l’Odissea americana” che il 90% della bomba atomica pachistana sia stata finanziata dai sauditi, pertanto, non sorprenderebbe che l’Arabia Saudita possa già avere il know how. Nel 2004, gli Stati Uniti alzando il loro finanziamento all’Egitto, imposero varie pressioni a Mubarak, tra cui lo smantellamento della fabbrica coreana di missili ballistici sul territorio egiziano.
Le armi nucleari consentiranno all’Iran opportunità infinite ad usarle per vincere un conflitto militare. Le sue armi nucleari consentiranno strategie di coercizione, intimidazione, e negazione che vanno ben oltre considerazioni puramente militari. Acquisire la bomba e farla diventare un’icona del potere di stato, sublimerà la legittimazione dei mullah iraniani e renderà più difficile agli oppositori iraniani contrastarli. Grazie alle armi nucleari, l’Iran avrà l’abilità di contrastare ogni minaccia americana e di mantenere gli Stati Uniti ad una certa distanza, scoraggiandoli dall’aiutare i paesi oppositori nell’area che gli si oppongono. Gli Stati Uniti si sarebbero recati in Iraq se Saddam avesse avuto poche armi nucleari con cui colpire gran parte dell’Europa e tutto Israele? Avrebbero perfino fatto la guerra nel 1991 per liberare il Kuwait dall’aggressione irachena? Sicuramente no. Ora, l’Iran sta rapidamente riuscendo ad acquisire questa capacità. Se ci riesce, un nano nucleare sarà in grado di contrastare una potenza nucleare finita. L’Iran diventerà un immenso cartellone pubblicitario per le armi nucleari in una logica asimmetrica che punti su tale scelta per le nazioni che vogliano confrontarsi con gli Stati Uniti.
Non dovrebbe sorprendere nessuno che siano già iniziati tranquilli dibattiti in Arabia Saudita, Egitto, Turchia, ed altrove in Medio Oriente, in cui si manifesta l’interesse a sviluppare capacità nucleari nazionali per smorzare il vantaggio dell’Iran e per compensare quello che viene visto come un declino del potere protettivo dell’America. Questo non è che l’inizio. Dovremmo considerare che la proliferazione attraverso l’Eurasia sarà ampia e rapida e creerà sfide da incubo. La diffusione del know-how nucleare sta diventando impossibile da impedire. Calcoli avanzati e simulazioni tecniche potranno eventualmente portare ad inutili test da parte di alcuni protagonisti, provocando spiacevoli sorprese e rapidi cambiamenti nell’ambito della sicurezza.
La fuga di conoscenza e di tecnologie nucleari da stati deboli diventerà una costante, e nuove reti di approvvigionamento emergeranno per riempire il vuoto lasciato dalla neutralizzazione del proliferatore pachistano A. Q. Khan. Non avranno più senso i trattati per la non proliferazione, trattati che non sono mai stati efficaci nel bloccare le ambizioni di nazioni arroganti come l’Iran e la Corea del Nord. La proliferazione intenzionale verso stati e non-stati è virtualmente certa, dal momento in cui gli stati che ne abbiano la capacità cercheranno di rendere potenti i loro amici e sostenitori. L’Iran di cui è ben conosciuto il sostegno agli Hitzballah, è il miglior candidato in grado di proliferare sul nucleare al di fuori del controllo da parte di qualsiasi stato in modo da estendere il raggiungimento coercitivo delle sue politiche nucleari.
Gli arsenali saranno piccoli, il che suona rassicurante, ma, in realtà aumenteranno i pericoli e i rischi. Nuovi protagonisti con poche armi, incluso l’Iran, saranno del tutto pericolosi. La deterrenza nella Guerra Fredda poggiava sulla certezza che un attacco iniziale da parte di una potenza non poteva distruggere tutte le armi nucleari dell’altra potenza, ma lasciava all’avversario la capacità di colpire a sua volta provocando una rappresaglia esplosiva e devastante. Poiché appare più facile distruggerli in una sola esplosione, aumenterà l’incentivo per i piccoli arsenali a colpire per primi in una crisi. Piccole, emergenti forze nucleari potrebbero anche aumentare il rischio di una guerra preventiva, poiché i leaders sono tentati di attaccare prima che gli arsenali nemici crescano d’importanza e diventino più sicuri.
Alcuni dei nuovi protagonisti del nucleare sono meno interessati alla deterrenza, perché intendono usare le armi nucleari per annientare i loro nemici. La leadership iraniana ha dichiarato la sua volontà – sono sue parole – a “martirizzare” l’intera nazione iraniana, e ha perfino espresso il suo desiderio a farlo per accelerare un’inevitabile ed apocalittica collisione tra l’Islam e l’Occidente al fine di consentire il trionfo dell’Islam in tutto il mondo. Cancellare Israele dalla mappa – uno degli obiettivi strategici ripetuti frequentemente dall’Iran – perfino in vista di un attacco nucleare israeliano sull’Iran, potrebbe essere considerato un’accettabile compenso. Gli ideologi di questo tipo potrebbero essere molto diversi da coloro che oggi detengono il potere nucleare per armi nucleari come deterrente all’annientamento. Alcuni di questi nuovi protagonisti cercheranno di annientare altri e di essere a loro volta annientati in modo glorioso.
Cosa costituisce un deterrente in questo mondo? Coloro che propongono nuovi trattati di non proliferazione e molti strateghi europei dicono di saper “destreggiarsi” con il nucleare iraniano, come se l’Iran e i nuovi protagonisti nucleari che emergeranno al risveglio dell’Iran, possano essere facilmente tenuti a bada con documenti da firmare e parlando loro con gentilezza. Questa è un’ingenuità letale. Non abbiamo alcuna idea di come contrastare ideologi che addirittura si augurano che avvenga il loro stesso annientamento. Non sappiamo cosa sia tanto importante per loro da contrastarli con la minaccia della sua distruzione. Il nostro stesso arsenale nucleare è imponente, ma potrebbe non avere alcun effetto deterrente contro un avversario ideologico in possesso dell’arma nucleare.
Questo è il mondo in cui l’Iran ci sta trascinando. Si può far cambiare idea a coloro che propongono il dialogo? Forse. Ma sta diventando molto tardi per rallentare o rendere reversibile il momento in cui saremo proiettati in questa prevedibile terra di nessuno nucleare. Non dovremmo farci alcuna illusione sul fatto che il solo parlare e chiedere un “impegno” possa essere una soluzione. L’Iran nucleare causerà l’emergenza di un mondo in cui la deterrenza nucleare potrebbe svanire, in cui l’uso del nucleare crescerà, e dove la deterrenza, una volta abbattuta, non potrà più essere restaurata.”
Questo è un sunto di alcuni articoli che ho tradotto e scritto nel 2007 su A.Q.Khan e sui pericoli della proliferazione nucleare. Come si vede la questione è sempre attuale. Solo che ora abbiamo due fatti nuovi: l’Iran raggiungerà la sua capacità nucleare nel 2009 e la liberazione di A.Q.Khan – malgrado le assicurazioni di Islamabad sulla sua innocuità – gli permette oggi di viaggiare “ovunque”. Uno scienziato che è stato a capo del più importane mercato nero del nucleare. Uno scienziato che è osannato in patria, come lo è pure Bin Laden, cui Musharraf “confinò” agli arresti domiciliari senza consentire agli americani di interrogarlo. Nuova patata bollente per Obama e Hillary Clinton, colti di sorpresa.