Obama e Guantanamo: rompere con il passato non significa rompere con la propria coscienza L'analisi di Piera Prister
Testata: Informazione Corretta Data: 08 febbraio 2009 Pagina: 1 Autore: Piera Prister Titolo: «Obama e Gitmo: rompere con il passato non significa rompere con la propria coscienza»
Obama e Gitmo: rompere con il passato non significa rompere con la propria coscienza.
Venerdi' 6 febbraio, 2009 Barack Obama si e' incontrato alla Casa Bianca con i parenti delle vittime dell'attacco terroristico suicida sul suolo americano dell'11 settembre che sconvolse il mondo e che fece quasi tremila morti e anche con i familiari dell'attentato meno noto, avvenuto l'anno prima, il 12-10-2000 contro la nave americana USS Cole, ferma per rifornimenti nel porto yemenita di Aden che causo' la morte di 17 marinai americani. Il neopresidente li ha voluti incontrare per sottolineare la sua discontinuita' con l'ammistrazione Bush e per dare spiegazioni al paese in merito all'ordine esecutivo gia' firmato di chiudere entro un anno il carcere di massima sicurezza nella baia di Guantanamo in Cuba, dove sono detenuti 245 terroristi alcuni dei quali coinvolti nei piu' sanguinosi attentati. Erano presenti anche i familiari di quei trecento vigili del fuoco e forze dell'ordine quasi tutti con cognomi italiani che perirono in quell'inferno e portarono in salvo migliaia di concittadini a rischio delle loro vite.
Barack Obama in cio' dimostra tutta la sua insicurezza: sembra piu'preoccupato dell'immagine internazionale da offrire al mondo che della sicurezza del paese. Sicuramente manda ai terroristi un segnale di debolezza. Non gli sfiora la mente che la guerra al Terrore non e' ancora finita e che gli Americani sono sicuramente tuttora un bersaglio da colpire, essendo ancora nel mirino dei terroristi come e' avvenuto nei recenti fatti di Mumbai. Tutti quei morti dovrebbero pesargli sulla coscienza come sulla coscienza di tutti e mai dovrebbero essere dimenticati con tutti i negazionisti che ci sono in circolazione che con la loro spocchia vorrebbero pure azzittirci. Sicuramente vuole porsi in contrapposizione alla precedente amministrazione da cui vuole distanziarsi, mostrando pero' l'mmagine di un'America divisa persino su problemi di massima sicurezza. Alcuni familiari delle vittime che erano li' per reclamare giustizia, hanno mostrato scetticismo per l'iniziativa del presidente, altri hanno manifestato irritazione per non essere stati consultati prima che ne decidesse la chiusura e per averli fatti trovare di fronte al fatto compiuto. Lo stesso comandante della nave USS Cole, Navy Cmdr. Kirk. S. Lippold ha mostrato disappunto.
L'incontro e' avvenuto il giorno dopo che un giudice militare del Pentagono ha fatto cadere come infondata l'accusa a carico di Abd al-Rahim affiliato di Al-Qaeda, detenuto a Guantanamo perche'sospettato di aver architettato il piano di assaltare con bombe la nave americana USS Cole succitata.
Il tutto sembra come una cannonata a salve per richiamare l'attenzione su di se' e annunciare al mondo l'avvento dell'eta' d'oro della nuova era, come ai tempi dell'imperatore Augusto ma non certo all'insegna della pax romana ma dell'appeasement. Infatti la guerra non e' ancora finita e i nemici della civilta' dell'Occidente sono ancora minacciosi, ben finanziati e percio' corruttori e a Guantanamo sono rinchiusi pericolosi terroristi, tra cui per chi non lo sapesse, Khalid Sheikh Mohammed, la mente che ha ordito l'attacco dell'11 settembre ed e' l'assassino di Daniel Pearl che seppe dire senza battere ciglio al suo carnefice che stava vibrando la spada dell'Islam su di lui per decapitarlo: " Si' sono ebreo, mia madre e' ebrea e mio padre e' ebreo". E' il testamento morale che il giornalista del "The Wall Street Journal" ci ha lasciato insieme alla fierezza di appartenere ad un popolo glorioso perseguitato sin dalla notte dei tempi. Un uomo che ci ricorda la morte altrettanto cruenta e coraggiosa di Maurizio Quattrocchi che seppe dire a quegli stessi carnefici: " Adesso vi faccio vedere come muore un italiano". La loro morte che ha scioccato milioni e milioni di increduli ed ammirati, parla da se' e ci comunica orgoglio, quello stesso orgoglio che spinse Oriana Fallaci a far sventolare la bandiera italiana dalla finestra della sua casa a New York come seppe dell'accaduto. Noi Italiani non vedevamo esempi di patriottismo dalla fine della guerra da quando il multiculturalismo e una falsa interpretazione del concetto di cosmopolitismo hanno preso piede nelle nostre piazze e ci hanno disassuefatto al suo ideale fino a farci considerare come un demerito la nostra identita' nazionale. Questi sono i nostri eroi! Oltretutto le nostre sono le bandiere delle democrazie, quelle sono bandiere della barbarie e del male che non vorremmo mai che sventolassero sui nostri pennoni.
Come dice amaramente Judea Pearl, padre di Daniel in un articolo toccante dal titolo eloquente:"Daniel Pearl and the Normalilization of Evil" – D.P. e la normalizzazione del male- sul WSJ del 3 febbraio 2009 "Quando tutti questi luminari la smetteranno di cercare scuse per giustificare il terrorismo?"
Quando l'Occidente la finira' di mostrarsi pavido ed arrendevole dopo aver issato la bandiera bianca della resa? E costoro come si permettono di mettere sullo stesso piano i soldati israeliani che difendono la loro terra riconquistata "contro ogni spina di reticolato" e quelle canaglie di Hamas che torturano e crocifiggono persino i loro connazionali Palestinesi della fazione avversaria di Al-Fatah? In aggiunta, chi chiede strombazzando dalla grancassa amplificatrice dei media la chiusura di Gitmo in cui, in osservanza della Convenzione di Ginevra i detenuti sono ben pasciuti, sono visitati regolarmente dai medici e possono pregare su morbidi tappeti, leggersi il Corano e guardare la TV, sono gli stessi che non chiedono ugualmente la chiusura nel mondo di altre prigioni davvero disumane e barbariche e tacciono su come quegli stessi diritti vengano invece negati da piu' di 950 giorni quanti sono quelli della sua cattivita', al soldato israeliano Gilad Shalit su cui e' caduto il silenzio della comunita' internazionale e di cui nulla si sa dal giorno in cui e' caduto in ostaggio nelle mani di Hamas. E' rivoltante! E' rivoltante ma solo per chi ha una coscienza come Judea Pearl che in tutto il suo sconforto e amarezza, mentre scrive il suo articolo sta guardando di fronte a se' suo figlio in fotografia con il suo amabile sorriso riassicurante, ma non puo' fissarlo dritto negli occhi non riuscendo quasi a sostenerne lo sguardo perche' non se la sente di dirgli che non e' morto invano.