Per capire la politica del Vaticano verso il Medio Oriente leggere l'articolo uscito oggi
Testata: L'Osservatore Romano Data: 07 febbraio 2009 Pagina: 3 Autore: La redazione Titolo: «Aumentano i consensi per Hamas dopo l'operazione «Piombo Fuso»»
Questa cronaca, ripresa dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 07/02/2009, è interessante per capire il livello di lontananza del quotidiano della Santa Sede da una analisi seria di quanto avviene in Medio Oriente. E' vero che la popolarità dell'Anp è bassa, ma lo è a causa della corruzione che il regime di Arafat aveva imposto. Questo non esime dal voler capire perchè Hamas è più popolare. Non dipende, come titola il giornale vaticano dall'operazione " piombo fuso", ma dalla lontananza della popolazione palestinese da qualunque pratica della democrazia. Vivere sotto un regime musulmano esclude di fatto ogni libera informazione, si vive sotto un controllo ferreo del consenso popolare, per cui la gente sa bene che l'unico diritto possibile è l'ubbidienza cieca e assoluta al potere. Il valore dei sondaggi riflette le loro miseria culturale. Notiamo anche la leggerezza con la quale l' OR riporta la presenza del bombarolo Capucci sulla nave "umanitaria". Meglio avrebbe fatto l 'OR a scivere come il Vaticano non abbia mai mantenuto i patti sottoscritti con Israele quando ne ottenne la scarcerazione in cambio dell'assoluto divieto al bombarolo di fare politica. Il Vaticano sottoscrisse ma mai mantenne. E poi ci stupiamo che il negazionismo dei vescovi non abbia creato problemi per la loro riammissione ! Ecco l'articolo:
Secondo un sondaggio realizzato dal Jerusalem Communication Center
Aumentano i consensi per Hamas dopo l'operazione «Piombo Fuso»
Tel Aviv, 6. L'operazione militare israeliana a Gaza ha accresciuto la popolarità di Hamas nei Territori palestinesi. Lo rende noto un sondaggio realizzato dal Jerusalem Communication Center su un campione di 1.198 persone - 758 in Cisgiordania e 440 a Gaza - secondo il quale dopo "Piombo fuso" i consensi per Hamas sono nettamente aumentati. Se le elezioni si celebrassero adesso, Hamas si imporrebbe sul partito rivale, Al Fatah, per un 28,6 contro un 27,9 per cento. In un altro sondaggio svolto lo scorso aprile, il movimento raggiungeva appena il 19,3 per cento, mentre la formazione di Abu Mazen, il presidente dell'Autorità palestinese e leader dell'Olp, il 34 per cento. Curiosamente è in Cisgiordania, uno dei bastioni di Al Fatah, che Hamas raccoglie maggiori consensi, mentre nella sua roccaforte storica, la Striscia di Gaza, a vincere sarebbe Al Fatah. Chi non esce bene dall'inchiesta - dicono i commentatori - è Abu Mazen, considerato come politico affidabile solo dal 13,4 per cento degli intervistati. A batterlo, con quasi otto punti di vantaggio, è il primo ministro di Hamas, Ismail Haniye. Il 47,6 per cento dei palestinesi pensano inoltre che il conflitto tra Hamas e Israele si sia concluso con la vittoria del primo; per il 9,8 ha vinto il secondo e per il 37,4 nessuno dei due. Sul piano diplomatico, la settimana prossima Israele comunicherà all'Egitto le proprie decisioni in merito alla richieste di chiarimento di Hamas nell'ambito delle trattative per la tregua prolungata che l'Egitto sta mediando. Lo si è appreso dopo il colloquio che ha avuto ieri al Cairo il generale israeliano Amos Gilad, consigliere politico del ministro della difesa Ehud Barak, con il capo dei servizi segreti egiziani, Omar Suleiman. Sabato invece dovrebbe rientrare nella capitale egiziana la delegazione di Hamas che è ripartita per Damasco e Gaza ieri mattina, dopo ulteriori colloqui. I delegati di Hamas avevano chiesto chiarimenti su alcuni dettagli della proposta israeliana di un accordo che prevedesse la riapertura dei valichi al 75 per cento delle merci e, dopo la liberazione del caporale israeliano, Gilad Shalit, sequestrato nel giugno 2006, al restante 25 per cento. Sul terreno, proseguono le violazioni del cessate il fuoco in vigore nella Striscia di Gaza: un altro razzo è stato lanciato nelle prime ore di questa mattina dal settore nord del territorio palestinese e si è abbattuto sulla parte meridionale del territorio d'Israele, ma senza provocare conseguenze di sorta. Nessuno è infatti rimasto ferito e non sono nemmeno stati riscontrati danni materiali degni di nota. Lo ha reso noto un portavoce dell'Esercito dello Stato ebraico, secondo il quale l'ordigno sarebbe stato scagliato dalla cittadina di Beit Lahiyah. Nel frattempo, sono stati espulsi da Israele la scorsa notte i venti passeggeri della nave libanese intercettata dalla marina militare israeliana di fronte alla costa di Gaza. Lo ha riferito la radio militare secondo la quale gli aiuti umanitari che erano stivati a bordo (fra cui mille dosi di sangue) saranno inoltrati a Gaza in mattinata. La nave era stata fermata perché - secondo Israele - stava violando il blocco imposto sul Territorio palestinese. La maggior parte dei passeggeri hanno fatto ingresso in Libano, dopo aver attraversato il valico di Naqura. L'arcivescovo di Cesarea di Palestina, Hilarion Capucci, anch'egli presente sul battello, ha fatto ingresso in Siria, dopo essere passato dal valico di Kuneitra, sulle alture del Golan. In seguito, alcuni membri dell'equipaggio sono decollati a bordo di un aereo diretto verso l'India. Il cargo sequestrato resta nel porto di Ashdod.
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