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Informazione Corretta Rassegna Stampa
06.02.2009 Se questo è un moderato
il discorso di Abu Mazen al Parlamento europeo rimette in questione questa etichetta

Testata: Informazione Corretta
Data: 06 febbraio 2009
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Mahmoud Abbas al Parlamento»

Replica delle accuse della peggiore propaganda antisraeliana, mancata denuncia del ruolo di Hamas nella genesi della recente crisi di Gaza e dei crimini dell'organizzazione terroristica, disponiblità a un governo di unità nazionale con un gruppo che vuole la distruzione di Israele, richieste negoziali intransigenti per accettare la "pace", demonizzazione di Israele dipinto come uno stato razzista e fuorilegge.
Il discorso del presidente dell'Autorità Palestinese Abu Abbas, pronunciato al parlamento europeo il 4 febbraio, sembra rimettere in discussione l'immagine di "moderato" del leader palestinese.

Ecco il comunicato stampa del parlamento europeo dopo l'evento.


Il Presidente dell'Autorità palestinese ha denunciato le conseguenze della guerra e della politica israeliana nei confronti del suo popolo. Ha poi sollecitato l'arresto delle incursioni e della colonizzazione e la revoca del blocco dei valichi, per garantire l'unità territoriale ed economica dello Stato palestinese. Ha anche chiesto l'invio di una missione UE di osservazione elettorale e di forze internazionali, e la ripresa dei negoziati di pace sulla base dell'iniziativa islamica.

Ascoltato l'Inno europeo che ha aperto la seduta solenne, il Presidente PÖTTERING ha espresso grande gioia e commozione nel ricevere Mahamoud Abbas, sottolineando che il suo pensiero va al Medio Oriente e «al suo popolo che si trova in un momento difficile». Dopo aver ricordato il loro indimenticabile incontro di due anni fa a Gaza, ha evidenziato che il Parlamento europeo ha partecipato alla sofferenza del popolo palestinese, chiedendo anche il cessate il fuoco e condannando sia l'uso sproporzionato della forza da parte di Israele sia le provocazioni e il lancio di missili da parte di Hamas. Lanci, ha deplorato, che sono continuati anche dopo la tregua. Ringraziata l'UNRWA, ha sollecitato una ripresa rapida dei negoziati di pace, rilevando che non esiste una soluzione militare al conflitto.

Il Presidente ha poi sottolineato l'esigenza di fare il necessario per promuovere la convivenza pacifica, spiegando che alla base di questa vi è la riconciliazione tra i palestinesi. Ha quindi offerto il suo sostegno al governo di Unità nazionale, precisando di aspettarsi da esso il rispetto dei principi fondamentali del processo di pace, la rinuncia alla violenza e l'impegno a negoziare la pace con Israele. A suo parere, infatti, il rilancio del processo di pace sulla base delle risoluzioni ONU «è possibile». Ha quindi concluso sostenendo di fidarsi del Presidente Abbas affinché promuova la pace e la riconciliazione e augurandogli quindi il successo.

Mahmoud Abbas, dopo aver ringraziato dell'accoglienza, ha subito sottolineato la che il suo popolo «soffre di una delle più lunghe occupazioni della storia moderna» e ha subito un'aggressione militare che ha colpito civili e infrastrutture, distruggendo anche le prospettive per il futuro. In proposito, ha descritto «i corpi dei bambini bruciati ... le lacrime di chi ha perso i propri cari ... la madre assassinata con due figli in grembo ... un bambino ha perso la vista a causa delle bombe al fosforo». Centinaia di bambini, ha aggiunto, hanno visto crollare il tetto delle proprie case, mentre 40 persone sono rimaste uccise in una scuola, sono morte 1.400 persone e vi sono circa 100.000 feriti, «gran parte dei quali civili innocenti», 4.000 abitazioni sono andate distrutte e 80.000 persone «sono per strada». Si è assistito, insomma, a «un offuscamento della coscienza umana» e questa guerra ha distrutto il lavoro di tanti anni dell'ANP in termini di infrastrutture, realizzate grazie anche al contributo europeo.

Il Presidente ha poi sottolineato che la colonizzazione israeliana non si è mai fermata, aumentando di sette volte, mentre la costruzione del «muro di separazione razzista» è continuata, il numero di posti blocco sono saliti da 60 a 90 e le incursioni militari non sono cessate. A ciò, ha insistito, si aggiunge «il terrorismo dei coloni» e le loro aggressioni, anche contro i coltivatori di olive, «che per molti sono l'unica fonte di reddito». Questo, ha rilevato, «conferma un'aggressione contro l'intero popolo palestinese» che mina le prospettive di pace. L'oppressione di Gaza, ha aggiunto, «non è che l'ultimo anello di una catena di eventi che puntano alla separazione della Striscia dagli altri territori palestinesi, per vanificare la libertà e l'autodeterminazione, nonché la costituzione di uno Stato indipendente nei confini precedenti il 1967 e con capitale Gerusalemme Est».

Sottolineando che Israele viola tutti gli accordi ed è «prigioniero della sua mentalità belligerante e colonizzatrice», ha esortato a smettere di trattare lo Stato ebraico «come se fosse al di sopra della legge» mentre i suoi leader dovrebbero «rispondere delle violazioni del diritto internazionale e umanitario». Il Presidente ha quindi ribadito la richiesta di revocare il blocco, applicare l'accordo del 2005 sulla libera circolazione di merci e persone e di riaprire i valichi, «non solo di Rafah, ma anche del corridoio di sicurezza tra Gaza e la Cisgiordania», così da confermare «l'unità territoriale ed economica palestinese».

Ha poi ricordato di aver lanciato un appello al dialogo lo scorso mese di giugno e accettato il documento di lavoro egiziano. Anche se vi sono «forze che incoraggiano la separazione», ha proseguito, «porteremo avanti i nostri sforzi a favore del nobile obiettivo». Una volta costituito il governo di unità nazionale, sulla base delle indicazioni arabe e internazionali, potrà essere ripreso il controllo dei valichi, iniziata la ricostruzione e «potremo prepararci alle elezioni politiche e presidenziali». In proposito, ha sollecitato l'aiuto dell'UE e l'invio, come nel 1997 e nel 2007, di osservatori elettorali, nonché la liberazione del Presidente del Consiglio legislativo e dei deputati detenuti in Israele. Inoltre, sostenendo che «il cuore del conflitto sta nell'occupazione israeliana che soffoca le aspirazioni palestinesi», ha chiesto l'invio di una forza internazionale.

Una pace credibile, per il Presidente, è possibile solo con la cessazione di qualsiasi occupazione e degli insediamenti e con la liberazione degli 11.000 mila palestinesi dalle carceri israeliane. Il processo di pace, ha aggiunto, va ricostruito dall'inizio e l'Unione europea deve affermare il proprio ruolo in cooperazione con gli USA e il Quartetto. In proposito, ha rilevato che l'elezione di Obama «è incoraggiante» nell'ottica di ravvivare il processo politico nel suo insieme. Il Presidente ha poi voluto sottolineare che l'iniziativa di pace araba è diventata un'iniziativa di 57 paesi islamici e che questa deve essere applicata completamente, anche perché si inquadra nella tabella di marcia e nella risoluzione ONU. L'iniziativa, che si basa sullo scambio pace contro territori, prevede che «i 57 paesi islamici saranno disposti a normalizzare le loro relazioni con Israele, e questa è un'occasione storica».

Infine, il Presidente ha evidenziato che il popolo ha diritto a un futuro e alla terra che merita e, in proposito, ha reso omaggio al poeta palestinese Mahmoud Darwish, ringraziando anche il Parlamento per le celebrazioni che gli ha dedicato.

I deputati, in piedi, hanno tributato un lungo applauso al Presidente.

Riprendendo la parola, Hans-Gert PÖTTERING ha ringraziato Mahmoud Abbas e ha rilevato che «è ora nostro compito lavorare per la pace». Come UE e Parlamento europeo, ha aggiunto, «vogliamo fare la nostra parte affinché i popoli israeliano e palestinese vivano entro confini sicuri», sull'esempio europeo. Dopo aver ricordato la centralità della dignità umana nell'approccio del Parlamento europeo, ha auspicato che la costituzione di due Stati indipendenti e sicuri diventi una realtà «in questa generazione» e, ha aggiunto, «se lo vogliamo, sarà possibile». La pace, ha concluso, «dev'essere possibile» e ha incoraggiato il Presidente a continuare sulla strada della riconciliazione e della pace.


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