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Tempi Rassegna Stampa
05.02.2009 Operazione Piombo Fuso : il bilancio di Israel Hasson
Deputato di Kadima ed ex vicedirettore dello Shin Bet

Testata: Tempi
Data: 05 febbraio 2009
Pagina: 36
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «I kassam e le crepe dell'Occidente»
Da TEMPI del 5 febbraio 2009, riportiamo un'intervista di Michael Sfaradi a Israel Hasson:

Tel Aviv  
Nessuna nazione al mondo avrebbe sopportato ciò che ha sopportato Israele: otto anni di bombardamenti contro il proprio territorio sovrano.

Parlamentare, candidato nelle liste di Kadima alle prossime elezioni politiche, Israel Hasson guarda le conseguenze dell'operazione piombo fuso a Gaza con il disincanto dell'acutezza di un ufficiale del controspionaggio israeliano.

Dello Shin Bet Hasson è stato infatti vicecapo e alle spalle ha anche un ruolo di primo piano nei negoziati che precedettero i trattati di Oslo, visto che fu a capo di una delle commissioni che ne svilupparono le clausole .

Onorevole Hasson, l'operazione piombo fuso era necessaria?

L'operazione militare a Gaza non solo era necessaria ma è stata effettuata in ritardo. Tredicimila razzi sono stati deliberatamente lanciati verso zone abitate da civili e non si è ancora messo in evidenza che nonostante il Neghev sia pieno di basi militari sono uno di quei razzi =C 3 esploso, probabilmente per errore, in installazione dell'esercito. Hamas ha preferito colpire civili anche quando aveva disposizione ottimi obiettivi militari. Questo, insieme all'uso cinico dei civili palestinesi come scudi umani, è un vero crimine di guerra.

Come questa prova di forza a Gaza, Israele ha risolto qualche problema?

Chiunque pensi che problemi si risolvano senza superare le fasi storiche commette un errore. Fino a qualche decina di anni fa gli interessi arabi erano rivolti alla costituzione delle identità nazionali. L'Arabia Saudita, la Giordania e la stessa Siria non esistevano come tali. Oggi il mondo arabo attraversa la fase del fondamentalismo islamico e questo fa di Israele un avamposto del mondo occidentale.

Ora, a conflitto concluso, la Francia , la Germania , L'Italia e l'Egitto si offrono come garanti per il cessate il fuoco. Non potevano muoversi prima?

 Probabilmente è colpa nostra perché non abbiamo chiesto prima il loro intervento.

C'è una speranza di pace?

 Uno dei problemi che bisogna risolvere per poter arrivare ad una pace vera e quello del rifiuto dei dirigenti arabi nell'accettare la presenza di un'identità non islamica sul territorio. Gli arabi vivono qui da 1400 anni, i crociati, i turchi, gli inglesi ci sono stati solo di passaggio, ma con noi il discorso è diverso. Noi siamo figli di questa terra da cinquemila anni ed anche se qui, per un certo periodo di tempo, siamo stati una minoranza, non abbiamo mai rinunciato al nostro diritto di viverci. Chi vuole fare la pace deve avere la forza di cambiare il punto di vista ed accertare un'identità non islamica, capendo che noi non siamo di passaggio. Poi, diciamolo, uno dei motivi principali per i quali i palestinesi ancora oggi non hanno20un loro Stato e che le altre nazioni arabe non lo vogliono, il loro interesse è mantenere viva una condizione di perenne contrasto.

Non le sembra che il mondo occidentale non capisca il problema fondamentalista?

Il mondo ha bisogno di tempo prima di capire in quale realtà sta vivendo. La storia è piena di esempi. Sono convinto che l'Occidente o gran parte di esso dopo il 2001 abbia iniziato a capire meglio e con il passare del tempo, diciamo entro il 2010, capirà ancora di più.

Perché proprio il 2010?

È la data in cui, presumibilmente, l'Iran riuscirà ad avere la bomba atomica.

Lei parla della bomba atomica, si Ahmedinejad ne entrerà in possesso, la userà?

Non ha bisogno di usarla, gli basta averla. L'Iran non ha bisogno di montarla su un missile e di lanciarla verso qualche obiettivo, sono sicuro che non sarà questo il suo "modus operandi", pagherebbe un prezzo enorme. Il pericolo è che attraverso l'Iran, il terrorismo mondiale possa entrare in possesso dell'atomica faccio un esempio: non serve caricare un ordigno atomico su un aereo e farlo arrivare fino a Roma, basta metterlo in container e caricarlo su una nave che arrivi al porto più vicino al Roma e poi farlo esplodere. Si raggiungerebbe il risultato e sarebbe impossibile dare la colpa a qualcuno. Io non so se il mondo occidentale possa permettersi il lusso di lasciare un'arma del genere in mano a chi professa un'ideologia della morte come quella di Ahmedinejad. Israele, sicuramente, no. Anche perché si tratta dell'unica nazione del mondo che corre il rischio di essere cancellata.

Non le sembra che l'Occidente nutra una sorta di paura nei confronti dell'Iran, che non siano state prese le giuste contromisure con la tempestività necessaria?

Non credo che ci sia una vera paura ma se affronto il problema da Londra, Parigi o Roma, lo vedo da un punto di vista completamente diverso. Il punto di vista israeliano, per forza di cose, è completamente diverso da quello europeo o nordamericano.

Cosa vede all'orizzonte?

Io sono ottimista.

Però ha appena detto che Israele non può permetterselo. Come farà lo Stato ebraico?

Come farà o non farà Israele non è in realtà molto importante. È importante cosa farà. Nella situazione politica generale internazionale l'Iran con l'atomica  è un'ipotesi che non deve diventare tesi. In molte nazioni del mondo gli a ttriti sono dettati dagli interessi dell'una o dell'altra fazione, soltanto Israele lotta per garantire la propria sopravvivenza e non può permettersi di arrivare in minuto successivo a quello in cui l'ipotesi di si sia trasformata in tesi.

Cosa accadrà?

Se il mondo ci aiuterà agiremo in un contesto generale, nel caso contrario, continueremo a credere in noi stessi come abbiamo sempre fatto. Noi dobbiamo risolvere i nostri problemi e se nel farlo risolveremo anche quelli del mondo libero sarà ancora meglio. Anche New York, Londra e Madrid hanno subito la violenza del terrorismo islamico. C'è da dire che l'Europa stenta focalizzare problemi che non se nte propri. Probabilmente crede o spera di essere stata colpita per caso. È un modo per rimandare il problema nel tempo. Io mi auguro che l'Occidente faccia sentire suo peso, se non lo farà Israele sarà costretta ad operare in proprio. Noi, purtroppo, il problema non possiamo rimandarlo.

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