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Ciò che Sergio Romano non scrive 04/02/2009
From:
To: paolo.mieli@rcs.it
CC: lettere@corriere.it
Subject: Sergio Romano sull'Iran nella lettera del giorno di oggi
Date: Wed, 4 Feb 2009 17:02:52 +0100

Gentile Direttore,

Riduttiva è la domanda del lettore sui pretesti evocati da Ahmadinejad per mantenere il suo “pugno chiuso” contro l’invito di Obama “ad aprirlo”, ancor più riduttiva la risposta di Sergio Romano. Non mi sorprendo, visto che raccomanda come fonte di informazione sull’Iran, la poco attendibile Farian Sabahi che è in netta contraddizione con i dissidenti in Iran e con i discorsi dell’opposizione in Europa. Quel PMO (People Mujahedeen Organization of Iran) rilegittimato recentemente dalla UE. Né mi sorprendo nel leggere le solite ed esclusive accuse alla Gran Bretagna o agli Stati Uniti, Cia & Co. Innanzitutto, emerge ciò che Romano tace nella sua risposta su Mossadeq. Un comunista marxista con un largo seguito che fu altrettanto poderoso per il successo della rivoluzione di Khomeini. Ma l’enormità che Romano tace, è che il mondo petrolifero, sopratutto l’ENI (per questo non lo cita? Né menziona che Reza Pahlavi con  Soraya, vennero in esilio in Italia grazie all’amicizia di Enrico Mattei  e al suo interesse nel petrolio iraniano e mediorientale) che avrebbe consolidato l’Italia come potenza petrolifera con a capo Mattei, promosse un embargo totale al petrolio iraniano nazionalizzato da Mossadeq. Questa fu la vera ragione per cui Mossadeq cadde e nessun altro, se non per importanza nulla o marginale. Se si fosse ripetuta la forza di quell’embargo, quando Khomeini rivelò il suo vero volto, oggi l’occidente non subirebbe la minaccia iraniana. Ma tra Irancontra e Irangate, da Carter ad amici europei, nonché italiani; tra supinità ai petroldollari e compromessi europei con il terrorismo, siamo giunti al punto di non ritorno: o guerra o subire i nuovi "Ariani". Forse nemmeno Romano sa che la traduzione di Iran è “terra degli ariani” in farsi. Nel 1935, l’ambasciatore della Persia a Berlino, scrisse a Hitler dichiarando enfaticamente che “siamo ariani”, e da allora, il Paese cambiò il nome in Iran. Un bel connubio - nazi-comunista - su cui fonda la sua esistenza il regime degli Ayatollah. W la disinformazione.

 Cordialità,  Danielle Sussmann



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