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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.02.2009 L'antisemitismo non è solo quello dei negazionisti
L'analisi di Ian Buruma

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 febbraio 2009
Pagina: 36
Autore: Ian Buruma
Titolo: «E in Asia ritornano i 'Protocolli'»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 03/02/2009, l'analisi di Ian Buruma descrive il proliferare in Asia di un particolare  genere di antisemitismo: quello senza ebrei. Ecco il pezzo:

Ian Buruma : " E in Asia ritornano i 'Protocolli' "

Un bestseller cinese, intitolato La guerra monetaria, descrive in che modo gli ebrei si propongono di dominare il mondo manipolando il sistema finanziario internazionale. Viene letto, così si dice, ai massimi livelli governativi. Se è vera, la notizia non promette nulla di buono per le finanze globali, che fanno affidamento appunto sui cinesi più informati per uscire dall'attuale crisi.
Teorie della congiura come queste non sono una novità in Asia. Negli ultimi anni i lettori giapponesi hanno dimostrato un crescente appetito per libri come Guarda gli ebrei e vedrai il mondo con chiarezza,
oppure Il prossimo decennio: uno sguardo ai protocolli ebraici, o ancora Chiedo scusa ai giapponesi: confessioni di un vecchio ebreo (scritto da un autore giapponese, ovvio, sotto lo pseudonimo di Mordecai Mose). Tutte queste opere altro non sono che variazioni di un documento falso prodotto in Russia nel secolo XIX, I protocolli dei savi anziani di Sion, di cui i giapponesi vennero a conoscenza dopo la sconfitta dell'armata zarista nel 1905.
Dai giapponesi, i cinesi hanno appreso molte idee occidentali moderne e forse è così che si sono tramandate le teorie delle congiure ebraiche. Occorre dire peraltro che le popolazioni del sud-est asiatico non sono immuni a questo genere di idiozie. L'ex primo ministro della Malesia, Mahathir Bin Mohammed, ha affermato che «gli ebrei manovrano il mondo per delega: mandano gli altri a combattere e a morire al loro posto». E un recente articolo nelle Filippine, pubblicato in un grande settimanale di economia, ha spiegato come gli ebrei hanno da sempre controllato i Paesi in cui si sono stabiliti, compresi gli Stati Uniti di oggi.
Nel caso del premier Mahathir, è probabile che una certa qual solidarietà musulmana colori le sue convinzioni. Ma a differenza dell'antisemitismo europeo o russo, la varietà asiatica non ha alcuna radice religiosa. Né i cinesi, né i giapponesi accusano gli ebrei di aver messo a morte i loro santi e profeti, né credono che bevessero il sangue dei loro bambini durante le celebrazioni della Pasqua. In realtà, ben pochi cinesi, giapponesi, malesi o filippini hanno mai visto un ebreo, né lo vedranno mai, a meno che non siano stati all'estero.
Come si spiega allora il notevole successo che riscuotono le varie teorie di congiura ebraica? La risposta dev'essere in parte politica. Tali teorie difatti proliferano laddove l'accesso all'informazione è limitata e la libertà di ricerca ostacolata. Il Giappone non è più una società chiusa, è vero, eppure persino i Paesi che hanno alle spalle una breve storia di democrazia sono propensi a credere di essere vittima di forze oscure. Forse proprio per il fatto che gli ebrei sono relativamente poco noti, e quindi misteriosi, e in qualche modo associati all'Occidente, ecco che diventano il bersaglio più ovvio della paranoia anti-occidentale.
Questo accade soprattutto in Asia, dove quasi ogni Paese è rimasto sotto il controllo delle potenze occidentali per diversi secoli. Il Giappone non è mai stato formalmente colonizzato, certo, ma anch'esso subì il predominio occidentale, per lo meno dalla metà del secolo XIX in poi, quando le navi da guerra americane, con i cannoni puntati, costrinsero il Paese ad aprire le sue frontiere, alle condizioni dettate dall'Occidente.
La fusione degli ebrei con gli Stati Uniti risale anch'essa alla fine del secolo XIX, quando l'America era odiata dai reazionari europei come una società senza radici, dominata dall'avidità per il denaro, immagine che si attagliava perfettamente allo stereotipo dell'ebreo gretto e apolide. Di qui l'idea che sono gli ebrei a gestire il potere in America.
Tra le grandi ironie della storia coloniale vi è quella che i popoli colonizzati hanno spesso adottato i pregiudizi che giustificavano il governo dei loro oppressori. L'antisemitismo sbarcò nelle colonie assieme all'intero pacchetto di teorie europee sulla razza, e tali pregiudizi sono rimasti in circolazione in Asia, benché già passati di moda in Occidente.
Per alcuni versi, le minoranze cinesi nel sud-est asiatico hanno subìto la medesima ostilità patita dagli ebrei in Occidente.
Escluse da molte professioni, sono sopravvissute grazie al commercio e all'appoggio dei loro clan. Anch'esse sono state perseguitate per non essere «originarie del luogo». E anche ad esse vengono attribuiti poteri soprannaturali quando si tratta dell'abilità nell'arricchirsi. Pertanto, se le cose vanno male, la colpa è dei cinesi, non solo perché capitalisti senza scrupoli, ma anche — come nel caso degli ebrei— perché comunisti, visto che sia il capitalismo che il comunismo vengono associati al cosmopolitismo e allo sradicamento dal Paese di origine.
La paura di forze oscure spesso si trasforma in credenza, un fenomeno umano universale che sta alla base di tutte le religioni. Oltre ad essere temuti, i cinesi sono ammirati e considerati più intelligenti degli altri. La stessa combinazione di timore e riverenza traspare spesso nelle opinioni comuni sia riguardo gli Stati Uniti che gli ebrei. Ma l'antisemitismo giapponese rappresenta un caso particolarmente interessante.
Il Giappone riuscì a sconfiggere la Russia nel 1905 solo quando un banchiere ebreo di New York, tale Jacob Schiff, aiutò i giapponesi con l'emissione di obbligazioni. Pertanto I protocolli dei savi anziani di Sion confermarono quanto i giapponesi già sospettavano, e cioè che le leve della finanza globale erano manovrate in realtà dagli ebrei. Ma invece di attaccarli, i giapponesi, assai pragmatici, pensarono che fosse meglio coltivare i rapporti con questi amici tanto astuti e potenti.
Fu così che durante la Seconda guerra mondiale, mentre i tedeschi chiedevano ai loro alleati di rastrellare e consegnar loro gli ebrei, nella Manciuria occupata dai giapponesi si davano cene ufficiali per sancire l'amicizia con gli ebrei. E i rifugiati ebrei a Shanghai, pur circondati dai pericoli, ebbero salva la vita grazie alla protezione dei giapponesi. Tuttavia, quelle stesse idee, che aiutarono gli ebrei di Shanghai a sopravvivere allora, oggi rischiano di stravolgere il giudizio di un popolo che dovrebbe ormai sapere come stanno veramente le cose.

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