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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Elena Loewenthal Conta le stelle, se puoi 02/02/2009

Conta le stelle, se puoi           Elena Loewenthal

Einaudi                                          Euro 17,50

Come si fa a raccontare la storia di quattro generazioni d’ebrei torinesi, le loro alterne vicende e la dispersione per il mondo, senza scrivere un romanzo fiume di mille pagine? Procedendo avanti e indietro nel tempo, elidendo, fissando solo alcuni momenti e non altri, cercando di caratterizzare i singoli personaggi in rapporto a se stessi, e avendo soprattutto ben presente che è l’esito finale del racconto, e non il singolo episodio, a conferire valore al tutto. Elena Loewenthal è riuscita in quest’impresa componendo un libro che si legge con piacere, attenzione e soprattutto crescente emozione. “Conta le stelle, se puoi” è un romanzo che cattura il lettore. Dopo un inizio lento, dopo aver fissato il personaggio che dà il via a tutto, Moise Levi, a tratti scontato stereotipo dell’ebreo torinese commerciante in tessuti, il romanzo prende quota. Gli giova anche la costruzione a incastri, e il pendolo temporale. Rispetto allo stanziale Moise i suoi avventurosi nipoti possiedono qualcosa in più. Coinvolgenti appaiono la seconda moglie di Moise, Cesira, la figlia di primo letto di lui, Ida, ma anche Perla e Luigi Zalman, e tutti gli altri eccentrici della storia.

Commuovente il rapporto tra Ida e Cesira, la sua matrigna, e il trasferimento in Israele della prima. Il continuo allontanarsi dal centro – Torino e la comunità ebraica – di tutti i personaggi diventa così il vero baricentro del racconto, mentre il ritorno finale dei discendenti di quinto e sesto ramo nella città la sua perfetta conclusione.

Elena Loewenthal ha costruito il suo racconto su una premessa da contro-passato prossimo: la morte per infarto di Benito Mussolini. Le è servito per raccontare la storia senza dover passare sotto le forche caudine dello sterminio. Una buona idea. Ma probabilmente ci sarebbe riuscita ugualmente, poiché i destini di tutti i suoi personaggi dipendono più dalla sua mano di narratrice onnipotente, e insieme delicata, che non dal loro destino storico.

Marco Belpoliti

L’Espresso


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