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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.02.2009 La guerra tra Israele e Hamas vista da due scrittori israeliani
Le opinioni di Amos Oz e Etgar Keret

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 febbraio 2009
Pagina: 29
Autore: Amos Oz - Etgar Keret
Titolo: «La vendetta non serve - Piangendo e guardando la tv»

Dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/02/2009, riportiamo due interventi di scrittori israeliani. Il primo è di Amos Oz, il secondo di Etgar Keret, entrambi convinti sostenitori della necessità per Israele di trattare con i suoi nemici. Ecco i testi:

Amos Oz - " La vendetta non serve "

Penso che una punizione sproporzionata sia in verità una punizione immorale. Penso inoltre che una reazione sproporzionata non serva altro che a rafforzare gli estremisti tra i partiti israeliani in vista delle prossime elezioni del 10 febbraio e faccia il gioco dei gruppi e dei movimenti fanatici a Gaza e nel mondo arabo. E considero che in questo caso qualsiasi operazione militare sproporzionata sia fondamentalmente una vendetta.
E la vendetta in genere non serve altro che a soddisfare i propri istinti primordiali, non va oltre la componente primitiva dell'animo umano. Considero i militanti di Hamas come un manipolo di criminali che ormai da molto tempo si sono concentrati nel colpire i civili israeliani.
Non meno di diecimila tra missili e proiettili di vario tipo sono stati sparati da Hamas contro i villaggi e le città israeliani negli anni più recenti.
Penso inoltre che gli attivisti di Hamas siano un manipolo di criminali a causa del loro utilizzo dei civili palestinesi come sacchetti di sabbia umani e poiché anche durante gli ultimi eventi bellici nella striscia di Gaza si sono cinicamente fatti scudo con donne e bambini.
Ma l'uccisione di un numero ancora maggiore di civili palestinesi non condurrà Israele da alcuna parte. Non servirà incrementare il numero delle vittime con nuovi raid. E ciò poiché Hamas non è affatto interessata a queste perdite, non se ne cura.
Lo provano tra l'altro le recenti dichiarazioni del loro leader politico, Khaled Mashal, da Damasco: «L'attuale generazione tra la popolazione palestinese potrebbe venire sacrificata per il raggiungimento della nostra causa».
Le uniche risposte militari israeliane capaci di ottenere un qualche effetto degno di nota sono una serie di attacchi misurati e proporzionati contro i criminali di Hamas e allo stesso tempo calibrati per evitare spargimenti di sangue tra la popolazione palestinese.
Inoltre il governo egiziano sta tentando di mediare un cessate il fuoco. Penso che Israele debba dargli spazio per una possibilità di successo.
E, infine, non dimentichiamo che il vero colpo mortale contro Hamas sarà la firma dell'accordo di pace tra Israele e le componenti moderate dall'attuale Autorità Palestinese.
Questo accordo è oggi possibile e forse persino imminente.

Etgar Keret : " Piangendo e guardando la tv "

La terapista continua a ripetermi che devo darmi una mossa. Sono stato da lei soltanto tre volte, ma mi maltratta già come se mi conoscesse da una vita. Verso la fine della seduta, mi chiede come trascorro solitamente le serate. Ottima domanda, mi dico, e mi concentro.
«Dopo che il bambino è andato a letto, mia moglie ed io guardiamo la televisione. Da quando è iniziato l'attacco a Gaza, quasi tutti i programmi riguardano l'attualità.
Passo da un canale all'altro e dopo mezz'ora mia moglie non ce la fa più e preferisce leggere un libro. Io invece resto incollato alla tv e seguo gli aggiornamenti e a un certo punto o mi addormento davanti allo schermo, oppure scoppio in lacrime. Dipende da quanti morti ci sono stati». «Non ha altre opportunità ricreative, oltre ad appisolarsi davanti alla televisione o a piangere?», mi chiede la terapista.
«Gioco con mio figlio che ha tre anni — rispondo senza esitare — mi piace tantissimo». «Descriva il tipo di giochi che fa con suo figlio», vuol sapere. «Mi stendo sul tappeto nella sua stanza. Lui sale in piedi sul letto e mi lancia addosso vari oggetti. Per lo più cose morbide, cuscini e giocattoli, ma a volte mi prende di sorpresa con un trenino o una torcia elettrica e allora il gioco finisce e io lo rimprovero. Un trenino in testa fa molto male». La dottoressa non risponde, si limita ad annuire. Ho la sensazione che non sia molto contenta di me.
Il mio agente letterario mi ripete che devo scrivere un altro libro, preferibilmente un romanzo. Se possibile, una bella storia d'amore con un pizzico di fondamentalismo islamico. «Sono passati 7 anni dall'ultimo libro — mi dice— Abbiamo un sacco di scrittori che ne sfornano uno ogni due anni. Quelli pigri poi, uno ogni tre. Ma sette anni?
Che diavolo fai dalla mattina alla sera?». «Guardo i telegiornali — cerco di difendermi — e gioco con il mio bambino». «Non è una scusa — mi dice l'agente — Lascia perdere la televisione, chiama una babysitter. E mettiti a scrivere, scrivere, scrivere».
«Non posso mollare la tv — ribatto — c'è una guerra in corso là fuori, devo tenermi aggiornato. E la babysitter non risolverebbe niente. A mio figlio piace lanciare oggetti, e alle babysitter la cosa non va molto a genio…». «Ne ho abbastanza delle tue scuse patetiche— taglia corto lui — esci dal tuo bunker.
Voglio che ti rimetta a scrivere, scrivere, scrivere. Faccio l'agente per gli scrittori, non per i lavativi».
La ragazza del telemarketing mi comunica che devo assolutamente abbonarmi all'«Ego Channel», un canale dedicato esclusivamente agli uomini. Mi chiama proprio mentre sto per uscire per andare a riprendere mio figlio. «No grazie», le dico, mentre apro il cancello della scuola materna.
La ragazza ha una voce dolce e arrendevole. Mi dispiace rifiutare la sua offerta. «Ma non le ho ancora detto quali sono i fantastici programmi che le offre questo canale — insiste — le gare di Formula Uno…». «No, mi dispiace», cerco di terminare la conversazione. «Gli incontri di pugilato thailandese», lei non demorde. «Vede, ho un appuntamento proprio in questo istante — sono costretto a mentire— devo riattaccare». «Film porno in tarda serata?», insiste la ragazza, in tono supplichevole. Mi sembra di aver deluso anche lei.
Mio figlio mi dice che dovrei avere un altro bambino. «Papà, ti dico un segreto — mi sussurra mentre torniamo a casa — Nel pancione della mamma c'è un fratellino». «No, Lev — lo correggo — nel pancione della mamma c'è una pizza, il sushi e il gelato, ma non c'è un fratellino». Lui scoppia a piangere. «Papà, io voglio un fratellino. Anche Ethan ha un fratellino. Lo voglio, lo voglio, lo voglio». «Ma a che ti serve un fratellino? I bebè frignano in continuazione e fanno cacche puzzolenti nel pannolino». «Mi piace se frigna — dice lui — mi piace la cacca». «Senti — gli propongo — che ne dici se adesso andiamo a casa e papà si mette sul tappeto e giochiamo che tu mi tiri addosso le cose?».
La sera, alla tv mostrano un dottore di Gaza che ha perso tre figlie. Piango di nuovo. Mia moglie, in un'altra stanza, legge un libro di yoga Iyengar.
Lei fa yoga per trovare equilibrio e scioltezza. Io invece ascolto i notiziari che mi rilassano come se bevessi kerosene. Se avessi ascoltato il mio agente, starei a scrivere un libro, preferibilmente un romanzo. Se avessi dato retta alla ragazza del telemarketing, guarderei un incontro di pugilato thai. Se avessi ascoltato mio figlio, sarei a letto, a cercare di dargli un fratellino, ma nulla di tutto questo.
Due partiti arabi sono stati dichiarati non democratici ed esclusi dalle prossime elezioni politiche; un uomo ha preso a martellate la moglie e poi si è buttato giù dal quarto piano; malgrado il cessate il fuoco, si sono registrati diversi scontri a fuoco. Sento che già mi si chiudono gli occhi.

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